Di «moto ondivago» sulla resa accessibile dei film presentati, parla Daniela Trunfio, presidente dell’Associazione +Cultura Accessibile, a proposito del Torino Film Festival, del quale sta per prendere il via nel capoluogo piemontese la 41^ edizione. Più che di “moto ondivago”, però, è forse il caso di parlare di pervicacia, da parte di tale manifestazione, nel non volersi occupare in modo adeguato di tale questione. Lo si capisce bene dai commenti della stessa Daniela Trunfio, che qui di seguito pubblichiamo, insieme a quello dal taglio decisamente ironico di Paolo De Luca, presidente dell’APIC (Associazione Portatori Impianti Cocleari).
Il Torino Film Festival e l’accessibilità: l’amaro in bocca che non se ne va
È al via il 41° Torino Film Festival. Solo alcuni giorni fa è stata consegnata dalla direzione del Festival la lista dei tre titoli che verranno resi accessibili durante questa edizione.
Da dieci anni (la prima proiezione accessibile al Festival fu quella della Mossa del pinguino, esordio alla regia di Claudio Amendola nel 2013) si sono susseguite edizioni dove l’accessibilità ha subito un moto ondivago passando da tre a una o a nessuna proiezione accessibile.
L’impegno no cost della nostra Associazione [+Cultura Accessibile, N.d.R.] ha perseguito il raggiungimento di un modus operandi corretto per organizzazione (leggi: la direzione del Festival) e fruizione (leggi: le Associazioni di riferimento). Il codice che ne è sorto prevede: selezione dei film condivisa, ma per lo meno decisa con un certo anticipo. Ebbene: la lista dei tre titoli, come detto, è stata resa nota solo alcuni giorni fa, facendo sì che la comunicazione sia forzatamente partita con notevole ritardo.
Per quanto poi riguarda la scelta dei film in resa accessibile, gli orari di programmazione scelti, tranne che per un titolo, non è certo confacente agli usi delle persone con disabilità. Il film Il punto di rugiada di Marco Risi è in programma infatti alle 22.30 (!) e un altro alle 11.
Siamo di fronte a una sorta di “schizofrenia” sofferta in tutti questi dieci anni dal Torino Film Festival, tra festival cinefilo e accessibile solo perché “politically correct”, ma così non può funzionare!
Magari le persone con disabilità sono solo in minima parte dei cinefili, ma in generale la partecipazione al Festival dovrebbe segnare anche un momento di acculturazione.
I film di quest’anno sono tutti italiani, e quindi grazie alla Legge 220/16, la cosiddetta “Legge Franceschini”, devono essere obbligatoriamente resi accessibili. Di questo siamo grati che comincino a vedersi (non nelle sale) i nostri sforzi presso il Ministero della Cultura e la Direzione Cinema di esso e la vigilata partecipazione alla stesura definitiva della Legge (ancora doverosamente perfettibile e ci lavoreremo).
Tra l’altro le proiezioni accessibili, da sempre al Cinema Massimo di Torino, saranno al Cinema Romano di cui stiamo verificando solo ora l’accessibilità alle persone con disabilità motoria, sia rispetto all’accesso alla sala che ai servizi.
Insomma tutto questo lascia l’amaro in bocca!
Daniela Trunfio – presidente dell’Associazione +Cultura Accessibile.
Ve cchi e nuovi “sentieri selvaggi”, ovvero la mancata cultura dell’accessibilità
Parafrasando Jean-Luc Godard, «come possiamo odiare John Wayne e poi amarlo teneramente quando prende il braccio l’organizzazione del 41° Torino Film Festival che fa proiettare addirittura tre film recenti (cosa eccezionale!) con resa accessibile»?
Sì, è vero, la sottotitolazione e l’audiodescrizione verranno fruiti direttamente sulla app Moviereading…
Sì, è vero, è necessario prenotare i biglietti per tutte le proiezioni entro e non oltre venerdì 24 novembre a mezzogiorno (avviso pubblicato il 20 novembre)…
Ma l’ebbrezza del leggere che «l’organizzazione del Torino Film Festival ha selezionato tre film che saranno resi accessibili, Indagine su una storia d’amore di Gianluca Maria Tavarelli, Il punto di rugiada di Marco Risi e Holy Shoes di Luigi Di Capua» ti porta senza fatica nei “sentieri selvaggi” e come impazziti non vorremmo scendere dalle braccia di John Wayne, che da falco navigato e cresciuto con mitica locandina rivisitata da Nespolo [il manifesto del Torino Film Festival, realizzato da Ugo Nespolo e qui a fianco pubblicato N.d.R.], non sembra curarsi di nessuno e neanche ricorda le “nespole appese sotto i portici”, come scrissi commentando il manifesto realizzato lo scorso anno [se ne legga a questo link sulle nostre pagine, N.d.R.]. E restando “tra le sue braccia” si riavvolge qualche pizza con celluloide e sullo schermo appaiono scene di teste battute di qua e di là, per rendere accessibile il Torino Film Festival, scorrono gli incontri e i confronti, si rivedono le edizioni che solo per la testardaggine e la generosità di + Cultura Accessibile hanno avuto la presenza di un film con resa accessibile, ma evidentemente cambia la gestione e si perdono le promesse e le intenzioni buone: ovvero cambiare cartellone per non cambiare nulla!
Anche per questa edizione, del resto, si è tentato di avere interlocuzioni, ma non ci sono stati riscontri e quindi si prende atto con diplomazia (anche se ci vorrebbe una reazione diversa) verso l’organizzazione e anche verso quello che gira attorno al mondo della cultura audiovisiva, che sulla resa accessibile dei film sono in pochi – tenendo conto anche degli spettacoli teatrali e di quelli televisivi – a distinguersi per reattività, politici e amministratori compresi, sempre pronti, però, a inaugurare e a dare patrocini.
Produttori, registi, amministratori e altri: quel che manca è una seria consapevolezza che il diritto alla cultura, per diventare normalità, deve avere una visione a trecentosessanta gradi, ossia l’eliminazione delle barriere architettoniche nel senso più largo possibile, intellettivo, sensoriale, neurodivergente e non solo del gradino!
Con la nuova modalità, tra l’altro, di avere sottotitoli e audiodescrizione sulla stessa app, qualche ulteriore problema ci potrebbe essere, se è vero che non tutti riescono a essere agili e si stancano a spostare gli occhi fra smartphone e schermo?…
Steve Della Casa, direttore artistico nel 2022 del 40° Torino Film Festival: «40 e sempre con magnifiche ossessioni».
Steve Della Casa, direttore artistico nel 2023 del 41° Torino Film Festival: «Ma soprattutto il Festival vuole essere un punto di incontro tra il cinema come cultura e il cinema come spettacolo».
Ma la cultura dell’accessibilità non c’è: insomma, vecchi e nuovi “sentieri selvaggi”!
Paolo De Luca, presidente dell’APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare)
A questo link è disponibile l’elenco dei film resi accessibili al 41° Torino Film Festival con le modalità di accesso.
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