Inclusione è una parola molto usata, forse troppo, a proposito e a sproposito, in certi àmbiti e situazioni. A tal riguardo si colloca l’episodio seguente.
Quattro amici con ridotta mobilità, in carrozzina, decidono di andare a una Sagra della Birra, per passare qualche ora in allegria e divertirsi. Prima cosa da fare è trovare chi li accompagni, ricerca non facile, né sempre fruttuosa. Alla fine, comunque, riescono a trovare quattro volonterosi, ma quasi tutti senza autovettura propria. Scatta allora la ricerca di un mezzo per raggiungere il luogo della manifestazione, piuttosto distante.
Si comincia a chiedere al Mobility Bus del Comune di Genova, il pulmino attrezzato dell’AMT (Azienda di Mobilità e Trasporti), che fa servizio tutti i giorni, tranne però che di sera. Si tenta quindi con alcune Associazioni dotate di vetture con sollevatore, ma invano. Una è disponibile solo all’andata, altre sono sprovviste di autisti volontari o non fanno trasporti serali. Rimane l’opzione taxi, ma anche quella deludente: ce n’è solo uno idoneo, in tutta Genova, però bisogna prenotarlo con molto anticipo e inoltre non effettua corse nei fine settimana. Di prendere il bus non se ne parla nemmeno: quattro persone in carrozzina sono ingombranti su un autobus, senza contare l’incognita della pedana, non sempre funzionante.
E così, ai quattro “sfortunati” non resta che rinunciare. Ma più che di sfortuna si tratta di mancanza e disattese. Manca, infatti, una reale e concreta politica inclusiva, di sostegno al Sociale, una maggiore attenzione verso questi problemi.
In effetti, non ci vorrebbe molto per migliorare almeno il sistema dei trasporti: incremento dei trasporti pubblici attrezzati, più taxi con sollevatore e più flessibilità negli orari, con disponibilità tutti i giorni, compresi i fine settimana.
Lo svago e il divertimento devono fare parte di tutti e l’inclusione ne è il fondamento portante.