Come abbiamo segnalato nelle scorse settimane, con la prima formazione in presenza è partito a Tunisi il progetto DICoo1, ossia Disabilità, Inclusione, Cooperazione: prima scuola di formazione professionale mediterranea per la cooperazione inclusiva con persone con e senza disabilità, iniziativa gestita dalla RIDS* (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), coinvolgendo due Paesi mediterranei (Italia e Croazia) e due Paesi extraeuropei dell’area mediterranea (Marocco e Tunisia), con l’obiettivo di formare ventiquattro persone con disabilità come esperti junior nel campo della cooperazione internazionale e dell’emergenza.
Diamo spazio qui di seguito al racconto dell’esperienza vissuta da uno dei partecipanti, Junior Silvestro Pomenti, vicepresidente dell’AIFO di Latina (l’AIFO è l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau).
Dal 9 al 17 ottobre, presso l’International Center for Advancement of Person with Disabilities (“Centro internazionale per il progresso delle persone con disabilità”) di Tunisi, si è svolta la prima formazione in presenza del progetto Dicoo1, finanziato dal programma Erasmus plus, dell’Unione Europea.
L’iniziativa è stata promossa dalla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo) in partenariato con SOIH Croatia, l’Associazione Casa Lahnina Marocco e l’AIFO Tunisia e ha come obiettivo quello di formare ventriaquattro persone con disabilità o impegnate in Associazioni di persone con disabilità come esperte junior nel campo della cooperazione internazionale e dell’emergenza.
Nella struttura in cui abbiamo svolto la nostra formazione, vi è di solito spazio anche per svariate attività con persone con disabilità; ci sono laboratori di informatica, di cucito e di falegnameria e c’è anche una piscina con elevatore per scendere in acqua con la carrozzina (che per questioni di tempo non ho potuto provare), oltre a una palestra.
La struttura era completamente accessibile e, per quelle poche volte che siamo andati a fare qualche passeggiata, abbiamo avuto a disposizione due pulmini con elevatore per trasportare carrozzine. In caso di bisogno, chi voleva poteva usufruire di una delle tante carrozzine elettriche che il Centro metteva a disposizione.
A parte la delegazione croata, arrivata un giorno prima, io e Massimiliano Mansutti (mio amico nonché assistente personale) siamo stati i primi ad arrivare e Valentina Pescetti [formatrice, antropologa e referente per la base associativa dell’AIFO, N.d.R.] ci ha dato il benvenuto con un “rituale magico” che consisteva nel mettersi in cerchio con gli occhi chiusi, respirando profondamente; al centro del cerchio c’erano piccole spugne con lavanda e rosmarino che, una volta riaperti gli occhi, potevamo prendere. Sono stati cinque minuti intensi, utili a rilassarmi dopo la stanchezza del viaggio e a mettermi nell’ottica giusta per affrontare una nuova esperienza; poi, ovviamente, lo stesso rituale è stato riproposto all’arrivo delle altre persone.
La formazione era basata sulla metodologia del cosiddetto Cooperative Learning in cui, oltre ad apprendere dagli esperti, dovevamo condividere le nostre esperienze e le nostre idee. Per questo nella prima giornata, grazie ai giochi proposti, ci siamo conosciuti meglio, “rompendo il ghiaccio” e cominciando a sentirci parte integrante di un gruppo.
Prima di partire per questa indimenticabile esperienza, Valentina Pescetti ci aveva scritto chiedendoci di portare un po’ di terra di casa nostra che ho poi scoperto solo lì che serviva per uno dei tanti giochi proposti: con quella terra abbiamo “disegnato” il volto di un nostro compagno e, alla fine del gioco, tutta la terra è stata raccolta e messa all’interno di un cerchio su un grande foglio bianco; forse a simboleggiare il fatto che in quel momento eravamo diventati un tutt’uno e si era formato un gruppo.
La formazione, a cui fin da subito hanno partecipato attivamente anche gli assistenti personali delle persone con disabilità, per arricchire il proprio bagaglio personale e professionale, veniva erogata in inglese e tradotta simultaneamente in italiano, francese e arabo; ciò ha permesso alle delegazioni italiana, croata, marocchina e tunisina di seguire le lezioni, fare domande, condividere le proprie esperienze e, perché no, anche di esprimere le proprie emozioni senza problemi; emozioni che era difficile non tirare fuori quando, alla fine di ogni lezione e discussione, venivano proposti giochi basati sulla metodologia della ludopedagogia per rafforzare i concetti che Giampiero Griffo [presidente della RIDS, N.d.R.] e Francesca Ortali [coordinatrice dell’Ufficio Progetti Esteri dell’AIFO, N.d.R.] avevano appena finito di esporre con i loro interventi.
Dopo aver parlato di cooperazione e dei suoi benefìci, ma sempre nel rispetto reciproco della diversità di cultura e di tradizioni dei vari Paesi, si è ampiamente discusso della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Com’è noto, la Convenzione è stata approvata nel 2006 dalle Nazioni Unite, sancendo la pari dignità delle persone con disabilità in ogni contesto della vita sociale e politica; in questo modo, le persone con disabilità non sono più considerate come bisognose di assistenza e di cure sanitarie, bensì sviluppano il loro empowerment [crescita di autoconsapevolezza, N.d.R.], diventando protagoniste della loro vita nel pieno rispetto dello slogan Nulla su di Noi senza di Noi.
Sono rimasto a dir poco scioccato nel venire a conoscenza del fatto che prima dell’approvazione della Convenzione, e in particolare dell’articolo 11 di essa (Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie), in caso di situazioni di emergenza e di crisi umanitarie, le persone con disabilità erano escluse dal triage medico e dalle azioni di protezione, per massimizzare i benefìci dell’intera popolazione.
Ora, l’articolo 11 obbliga gli Stati che hanno ratificato la Convenzione ad adottare «tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie e le catastrofi naturali».
Fra lezioni, discussioni e giochi educativi, sono stati otto giorni di studio intenso e molto interessante e ho imparato molto sia degli esperti che dalle esperienze degli altri.
Per esempio, parlando di lavoro e sentendo le esperienze degli altri, ho scoperto che se si ha una disabilità si fa molta più fatica a farsi assumere in Europa come in Africa. Sono tutte esperienze simili alla mia: appena laureato, molte aziende del mio settore telefonavano a casa giudicando il mio curriculum buono, ma appena sapevano dei miei problemi, sia motori che di linguaggio, non mi facevano fare nemmeno il colloquio.
Abbiamo ora una Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità in base alla quale si possono denunciare eventuali discriminazioni; in questo senso, dopo questo primo periodo di formazione, mi sento più consapevole sui miei diritti. Ho sempre pensato, però, che ci sia un problema culturale a monte, ed è quello che bisogna risolvere: il problema vero è che le persone con disabilità nella maggior parte dei casi non sono ancora viste come parte integrante delle società, come se ci fosse una qualche forma di “paura” ad avere rapporti con loro, perché non si sa come comportarsi. Noi abbiamo l’arduo compito di cambiare questa situazione per una società più inclusiva.
Permettetemi di ringraziare Giampiero Griffo, Valentina Pescetti e Francesca Ortali da cui ho imparato molte cose e Ilaria Bilancetti che ha gestito la logistica, compito che non dev’essere stato affatto semplice; un ringraziamento anche a tutti i componenti delle varie delegazioni che, anche se non capivo bene l’inglese, mi hanno fatto sentire parte di una grande famiglia con cui ho avuto il piacere e l’onore di festeggiare il mio compleanno con una bellissima ed emozionante festa a sorpresa che sarà difficile dimenticare.
Allora che dire? In attesa della seconda formazione in presenza che si terrà in Italia nel mese di ottobre del prossimo anno, in occasione dell’ottava edizione del Festival della Cooperazione Internazionale Inclusiva, i lavori continueranno online.
Nel frattempo, mi piacerebbe, anche con l’aiuto delle Associazioni con cui il gruppo AIFO di Latina, di cui sono vicepresidente, lavorare in rete, fare qualcosa per favorire l’inclusione delle persone con disabilità nella mia città.
*La RIDS è un’alleanza strategica avviata nel 2011 da due organizzazioni non governative, l’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) ed EducAid, insieme a due organizzazioni di persone con disabilità, quali DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), alle quali si è aggiunto successivamente l’OVCI-La Nostra Famiglia (Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale). Il compito di essa è appunto quello di promuovere il protagonismo delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni nei progetti di cooperazione internazionale, come afferma la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Vicepresidente dell’AIFO di Latina.
Articoli Correlati
- A scuola di formazione professionale mediterranea per la cooperazione inclusiva Gestito dalla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), coinvolgendo due Paesi mediterranei (Italia e Croazia) e due Paesi extraeuropei dell’area mediterranea (Marocco e Tunisia), il progetto “DICoo1” (“Disabilità, Inclusione, Cooperazione:…
- Abbiamo "toccato con mano" la Tunisia È stato uno dei più apprezzati eventi cultural-sportivo-turistici fra quelli organizzati in 40 anni dall’ADV (Associazione Disabili Visivi). L’hanno chiamata “Settimana Gialla”, per richiamare il colore delle sabbie del Sahara,…
- Fare del Mediterraneo un mare di inclusione tra terre di cooperazione Abbiamo presentato nei giorni scorsi l’ottava edizione del Festival della Cooperazione Internazionale, centrata sul tema “Nessuno fuori. La cooperazione inclusiva nel Mediterraneo”, di immminente svolgimento a Ostuni (Brindisi). Oggi cediamo…