“Non sei sola”: interessante quello spot, anche per le donne con disabilità

di Simona Lancioni*
Dura appena 37 secondi lo spot “Non sei sola” realizzato nell’àmbito della “Campagna contro la violenza sulle donne 2023” promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, e tuttavia esso si presenta innovativo e interessante anche per chi si occupa di violenza nei confronti delle donne con disabilità, a partire dal fatto che per la prima volta una donna con disabilità viene coinvolta in una campagna contro la violenza di genere promossa dalle Istituzioni e rivolta a tutte le donne
Bebe Vio nello spot "Non sei sola"
Bebe Vio nello spot “Non sei sola”

Dura appena 37 secondi lo spot Non sei sola, realizzato nell’àmbito della Campagna contro la violenza sulle donne 2023, promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, in collaborazione con il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria e il Dipartimento per lo Sport, anch’essi della Presidenza del Consiglio. Il filmato è stato messo online sul canale YouTube istituzionale lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione delle violenze sulle donne, ed è visibile a questo link.
L’iniziativa è volta a promuovere il numero 1522, il servizio antiviolenza e stalking promosso dallo stesso Dipartimento per le Pari Opportunità e i testimonial individuati per promuovere il servizio sono figure di spicco dello sport.

La “squadra” contro la violenza di genere risulta così comporta: Bebe Vio, campionessa paralimpica di scherma, Luciano Spalletti, commissario tecnico della nazionale di calcio italiana, Irma Testa, campionessa olimpica e mondiale del pugilato, Filippo Tortu, campione olimpico di velocità, Massimiliano Rosolino, campione olimpico di nuoto e Sara Gama, calciatrice della nazionale italiana. Ognuno e ognuna di loro veicola una parte del messaggio: «Subisci un maltrattamento fisico o psicologico? Sei vittima di violenza e stalking? Non sei sola, non sei sola, non sei sola, non sei sola, non sei sola. Chiama o contatta il 1522».
Accanto a loro anche le operatrici del servizio 1522 che confermano: «Risponderemo noi, operatrici specializzate. Ti daremo aiuto e sostegno, anche indirizzandoti ai Centri Antiviolenza più vicini. Siamo disponibili anche via app 24 ore su 24».
Quindi tornano le atlete e gli atleti, per ripetere, ancora una volta: «Non sei sola, non sei sola!»
Lo spot si chiude con la scritta «Non sei sola. Chiama il 1522 numero antiviolenza e stalking».

Il filmato si presenta innovativo e interessante sotto diversi profili anche per chi si occupa di violenza nei confronti delle donne con disabilità.
In primo luogo ci risulta che sia la prima volta che una donna con disabilità venga coinvolta in una campagna contro la violenza di genere promossa dalle Istituzioni e rivolta a tutte le donne. Inoltre questa donna non è presentata in un ruolo passivo (ad esempio, come vittima di violenza), ma come eccellenza dello sport.
Un altro dato interessante è costituito dal fatto che il filmato è sottotitolato, dunque risulta accessibile anche alle persone con disabilità uditive. Purtroppo però non è audiodescritto, dunque alcuni elementi non sono fruibili in modo autonomo dalle persone cieche e ipovedenti. Ad esempio, sono inaccessibili elementi come il nome delle atlete e degli atleti che è affidato alle scritte sullo schermo, dunque chi ascolta dovrebbe riconoscere chi parla dalla sola voce; inoltre, non sono descritti i diversi contesti in cui sono ripresi i/le atleti/e. E tuttavia le informazioni principali sul servizio sono veicolate direttamente dai protagonisti e dalle protagoniste del video.
Un altro aspetto importante riguarda il fatto che, sebbene sulle magliette di due atleti e nella schermata finale la scritta «chiama il 1522» privilegi il canale telefonico, per ben due volte è segnalato che il servizio è raggiungibile anche chattando e via app, una modalità di comunicazione imprescindibile per alcune donne con disabilità sensoriali o con problemi di linguaggio verbale, ma talvolta più comoda e discreta anche per le donne in generale.

Allargando lo sguardo oltre agli elementi rilevanti per chi ha una disabilità, un ulteriore aspetto degno di nota è che la “squadra” contro la violenza, essendo composta da tre donne e tra uomini, risulta bilanciata sotto il profilo del genere. La qual cosa veicola il messaggio implicito importantissimo e tutt’altro che scontato che anche gli uomini devono avere un ruolo nel contrasto alla violenza di genere. Un ruolo che non è quello di offrire protezione alle donne, ma quello di lavorare per far sì che il diritto alla libertà e all’autodeterminazione delle donne venga sempre rispettato.

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo di riflessione è già apparso. Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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