Per costruire insieme il nostro futuro lavorativo

di Marino Bottà*
«Le persone con disabilità - scrive Marino Bottà - continuano ad essere un gruppo sociale particolarmente vulnerabile ed esposto a elevati livelli di marginalizzazione nel mondo del lavoro. Mettendo dunque insieme tutti i possibili interlocutori, bisogna costruire un servizio coerente con i bisogni del territorio di ciascuno, facendo uscire le persone dall’esclusione sociale attraverso azioni proattive. Ma spetta a tutti noi subire un ritorno al passato oppure costruirci il nostro futuro, difendendo i nostri diritti, esigendo rispetto e conquistando la nostra dignità di uomini»

Giovane in carrozzina fotograftao di spalle in un ufficioÈ fondamentale garantire l’inclusione lavorativa e l’autonomia a tutti coloro che possono aspirare ad un “lavoro degno”, concetto ritenuto tale dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel momento in cui sono presenti l’opportunità, la libera scelta, un salario adeguato, la sicurezza del posto, un trattamento rispettoso e nessuna discriminazione. Purtroppo questo è da sempre un desiderio inappagato per le persone socialmente più deboli.
Le persone con disabilità costituiscono un gruppo sociale particolarmente vulnerabile ed esposto a elevati livelli di marginalizzazione e purtroppo non ci sono politiche adeguate in grado di favorire l’inclusione socio lavorativa di oltre un milione di iscritti negli elenchi del “collocamento disabili”.
Un indicatore fondamentale è rappresentato dal livello di occupazione che continua ad essere tutt’altro che positivo. Infatti, mentre il numero degli iscritti negli elenchi del collocamento è in costante crescita, il contrario avviene per gli inserimenti.
Tale situazione, purtroppo, è destinata a restare inalterata per tutto il 2024 e successivamente potrà cambiare solo se verrà riformata radicalmente la Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) e il sistema di collocamento pubblico. È tuttavia difficile essere ottimisti, visto che il dibattito fra gli addetti ai lavori e le parti sociali interessate è incentrato su altri temi che riguardano la disabilità. Questo è dovuto a scarsa conoscenza della realtà, ma anche perché sono sempre meno diffuse la competenza, la creatività e la capacità innovativa, mentre la classe politica, al di là delle dichiarazioni di intenti, non appare assolutamente in grado di affrontare il problema.

A mio avviso, però, è frustrante e fallimentare stare in passiva attesa. Pertanto, come ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) abbiamo deciso di sollecitare le Regioni affinché introducano sui loro territori almeno l’uso di buone pratiche, mentre ai Ministeri interessati abbiamo presentato un nostro testo di riforma della Legge 68/99. E al di là delle sollecitazioni istituzionali, abbiamo deciso anche di attivare dei servizi per l’inclusione lavorativa sui vari territori provinciali, attraverso un franchising sociale.
ANDEL mette in sostanza a disposizione la propria esperienza, offrendo un supporto organizzativo, la formazione del personale dedicato e un continuo rapporto di affiancamento consulenziale, fino al raggiungimento della piena autonomia. Invitiamo pertanto gli Enti Locali, le Associazioni, le Fondazioni, le Cooperative Sociali ecc. che siano interessate a contattarci. Assieme potremo costruire il futuro lavorativo dei cittadini “deboli fra i deboli”.
Abbiamo iniziato con la Cooperativa Axisto di Verona, la Cooperativa Viva di Perugia, la Fondazione di Arezzo e l’ANMIC di Ferrara (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili). L’intento è quello di creare dei servizi in grado di colmare i vuoti lasciati dal sistema pubblico e, dove possibile, lavorare in sinergia e collaborazione con lo stesso Collocamento Disabili Provinciale.
In questo modo vogliamo creare servizi che utilizzino un nuovo modello di accompagnamento al lavoro, attraverso l’inversione del paradigma, non “dalla persona all’azienda”, ma “dall’azienda alla persona”. Per esperienza posso dire che questo approccio facilita la sensibilizzazione dell’azienda ed è efficace nell’incontro domanda/offerta. Questa modalità operativa mi ha consentito infatti di inserire migliaia e migliaia di persone senza alcuna discriminazione fra le categorie di disabilità.
Avremo così servizi in grado di:
° promuovere l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità disoccupate o in cerca di un nuovo lavoro;
° facilitare l’inclusione lavorative delle fasce più deboli, attraverso percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro;
° personalizzare le modalità di assolvimento degli obblighi di legge previsti per le aziende con oltre 15 dipendenti;
° costruire un efficace sistema/rete territoriale in grado di favorire la collaborazione e partecipazione di tutti i soggetti interessati (scuola, università, imprese, categorie economiche, amministrazioni locali, servizi sociali, sanitari, formativi ecc.);
° diffondere le “buone pratiche” e promuovere sperimentazioni, volte a superare ogni forma di emarginazione e assistenzialismo.

Chi fosse interessato ad intraprendere questa iniziativa può contattare direttamente chi scrive. Assieme costruiremo un servizio coerente con i bisogni del vostro territorio, uscendo così dall’esclusione e dall’emarginazione sociale attraverso azioni proattive.
Giorgio Gaber diceva che la libertà è partecipazione. La libertà e la partecipazione, però, non ci sono mai regalate, dobbiamo conquistarle. Spetta dunque a noi subire un ritorno al passato oppure costruirci il nostro futuro. Non dimentichiamo come difendere i nostri diritti, come esigere rispetto, e come conquistare la nostra dignità di uomini.

Già responsabile del Collocamento Disabili e Fasce Deboli della Provincia di Lecco, oggi direttore generale dell’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) (marino.botta@andelagenzia.it).

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