L’11 dicembre scorso è stato presentato a Roma il rapporto Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne, elaborato dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, un ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Per la stesura di esso sono state utilizzate le informazioni contenute nella Banca dati delle Forze di Polizia. Il rapporto è liberamente consultabile e scaricabile a questo link e contiene i dati relativi ai crimini commessi ai danni delle donne, nonché un approfondimento sui cosiddetti “reati spia”, vale a dire i delitti considerati indicatori di violenza di genere (i maltrattamenti in famiglia, gli atti persecutori/stalking e la violenza sessuale declinata in tutte le sue forme).
Vediamo qualche dato. Dal rapporto risulta che, dal 1° gennaio al 3 dicembre 2023, le donne uccise sono state 109, che 90 di esse sono state assassinate in àmbito familiare/affettivo, mentre 58 sono morte per mano di un partner/ex partner.
L’approfondimento dei “reati spia” della violenza di genere ha riguardato i primi nove mesi del 2023 e ha evidenziato come, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, siano diminuite tutte le fattispecie di reato.
Rimandiamo per i dettagli al rapporto stesso, dedicando in questo spazio la nostra attenzione al capitolo La violenza nei confronti delle donne con disabilità (pagine 55-67), realizzato a cura dell’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori).
Prima di entrare nel merito, segnaliamo che già in altre occasioni l’OSCAD aveva prestato particolare attenzione a questo specifico tema. Ad esempio la brochure La violenza contro le donne con disabilità, pubblicata il 3 dicembre 2022, era interamente dedicata ad esso (si legga anche questo nostro approfondimento). Inoltre era a cura dell’OSCAD il paragrafo in tema di violenza nei confronti delle donne con disabilità contenuto nel rapporto di ricerca Donne vittime di violenza, pubblicato l’8 marzo di quest’anno dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, nel quale l’Osservatorio chiariva, tra le altre cose, come tali dati fossero stati estrapolati dalla Banca Dati SDI (sistema di indagine) attraverso chiavi di ricerca multiple, perché in essa non esisteva uno specifico campo di ricerca dedicato alla rilevazione della disabilità della vittima. In quell’occasione l’OSCAD anticipava come fosse in fase di studio l’inserimento nello SDI di un dettaglio relativo alla categoria “vittima di reato” che contemplasse la disabilità, unitamente al dato già presente sul genere (se ne legga su queste stesse pagine). Ebbene, la buona notizia è che finalmente il dettaglio della “disabilità” della categoria “vittima di reato” è stato aggiunto, e il nuovo rapporto contiene già dati disaggregati sui reati commessi a danno di donne con disabilità molto più precisi e specifici rispetto a quelli delle precedenti rilevazioni, perché raccolti tenendo in considerazione la variabile della disabilità già in fase di inserimento dei dati stessi.
Forse a chi non si occupa di questi temi questa modifica potrà sembrare un elemento di poco conto, un banale aspetto tecnico, ma possiamo invece assicurare che essa è importantissima ai fini dell’emersione, della misurazione e della descrizione del fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità. Infatti, senza dati disaggregati per la disabilità, non è possibile predisporre politiche e programmi di prevenzione, contrasto e accoglienza mirati per le vittime di violenza con disabilità.
Veniamo ora ai contenuti del citato capitolo La violenza nei confronti delle donne con disabilità dell’ultimo rapporto del Servizio Analisi Criminale.
L’OSCAD chiarisce che la sua finalità specifica consiste nella prevenzione e nel contrasto dei crimini d’odio (Hate Crimes) che si caratterizzano perché mirano a colpire un aspetto identitario che contraddistingue la persona offesa e la accomuna al gruppo di appartenenza. Nello specifico i crimini d’odio basati sul genere si configurano «come una conseguenza della disparità che colpisce in maniera predominante le donne e chiunque venga percepito come non conforme alle norme di genere dominanti» (pagina 55, grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni testuali).
Quando il crimine d’odio colpisce persone appartenenti a categorie vulnerabili (donne con disabilità o appartenenti a diverse etnie o nazionalità, a diverse religioni ecc.), si generano «forme di discriminazione multipla con effetti negativi, complessi e amplificati nei confronti della vittima» (pagina 55). Nel caso delle donne con disabilità, oltre alle consuete forme di violenza di genere, si riscontrano ulteriori forme di violenza legate alla condizione di disabilità, tra le quali figurano, ad esempio, l’abuso farmacologico o il diniego di cure essenziali: «Le donne con disabilità sono spesso esposte alla coercizione per periodi prolungati, a causa della loro vulnerabilità, del loro isolamento e della loro limitata capacità di chiedere aiuto e di essere credute. Gli abusi risultano poco raccontati e ancora meno denunciati alle forze di polizia, alimentando una notevole cifra di sommerso», è scritto nel rapporto (pagina 55).
Come accennato, proprio per monitorare in modo più accurato il fenomeno della violenza nei confronti di vittime con disabilità, dal 1° ottobre 2022 il Servizio per i Sistemi Informativi Interforze della Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha introdotto nello SDI un campo specifico denominato Disabile/invalido/portatore di handicap per la categoria Persona offesa. Tale modifica ha portato alla rilevazione di un maggior numero di “reati spia” rispetto alle rilevazioni precedenti. Un maggior numero verosimilmente non imputabile ad un reale incremento dei reati, ma proprio alla maggiore precisione dello strumento di rilevazione.
Nel periodo 1° ottobre 2022-30 settembre 2023, dunque, sono stati rilevati complessivamente 324 reati commessi nei confronti di donne con disabilità. E in particolare 238 casi (di cui 12 nei confronti di minori) di maltrattamenti contro familiari o conviventi (pari al 73% dei “reati spia”), avvenuti generalmente nell’àmbito del nucleo familiare, ma anche all’interno di strutture destinate alla cura e alla protezione di persone con disabilità. Nel periodo corrispondente della rilevazione precedente (effettuata nell’intervallo ottobre 2021-settembre 2022) erano stati rilevati 105 casi di maltrattamenti (di cui 29 sui minori).
Per quanto riguarda il reato di violenza sessuale, nell’ultima rilevazione sono stati riscontrati 54 episodi (di cui 8 nei confronti di minori), pari al 17% dei “reati spia”, spesso commessi approfittando dello stato di particolare vulnerabilità della vittima con disabilità sia fisica che psichica. Nella rilevazione precedente i casi di violenza sessuale erano stati 24 (di cui 5 su minori).
Sono infine 32 gli episodi (di cui 4 nei confronti di minori) relativi agli atti persecutori/stalking (pari al 10% dei “reati spia”) commessi nel periodo ottobre 2022-settembre 2023. Mentre nella rilevazione precedente (relativa al periodo ottobre 2021-settembre 2022) erano appena 6 (di cui uno sui minori).
Va tuttavia tenuto presente che questi dati si riferiscono solo ai casi di reati che hanno «raggiunto le Forze dell’Ordine», ossia una minoranza davvero esigua rispetto a quelli non denunciati e spesso neanche raccontati.
Oltre a fornire i dati delle rilevazioni dei reati, l’OSCAD ha pubblicato un riquadro in cui descrive molte delle forme peculiari di violenza legate alla condizione di disabilità. Ne citiamo solo alcune a titolo esemplificativo: «La violenza fisica può includere anche l’essere trattata in maniera brusca durante gli spostamenti, essere messa a riposo per un periodo prolungato o essere sottoposta a costrizioni fisiche»; «La violenza sessuale può anche consistere in richieste sessuali in cambio di aiuto o sostegno. Inoltre le donne disabili possono essere sottoposte a sterilizzazione forzata e aborto coercitivo che costituiscono una grave violazione dei diritti umani»; «L’impedire o ostacolare l’accesso alle attrezzature di sostegno (spostare le stampelle fuori dalla portata, togliere la batteria ad una sedia a rotelle elettrica, portare via il telefono impedendo la possibilità di chiedere aiuto)» (pagina 60).
L’analisi è arricchita dalla descrizione di due casi reali rilevati nel periodo considerato a Milano e a Napoli. Essi consentono di evidenziare alcuni tratti tipici della violenza nei confronti delle donne con disabilità. Tali descrizioni vengono utilizzate per introdurre uno schema con gli indicatori sia fisici che comportamentali, il cui riscontro può costituire un indizio della presenza di una dinamica abusante o di violenza (lo schema è pubblicato a pagina 62). Rientrano ad esempio tra gli indicatori di tipo fisico: lesioni, dolori o lividi inspiegabili; frequenti ricoveri in ospedale; eccessiva sedazione nell’àmbito delle cure domestiche; scarsa igiene. Rientrano invece tra gli indicatori comportamentali: comportamenti estremi; insolita paura di una particolare persona; rifiuto di ambienti specifici; cambiamenti significativi nel comportamento e negli atteggiamenti sessuali.
Il quadro degli strumenti è completato con la pubblicazione della “ruota del potere e del controllo”, realizzata nell’àmbito del Domestic Violence Interventation Project (Duluth, Minnesota, Stati Uniti), come rielaborata dalla Coalizione contro la violenza domestica del Wisconsin. Tale rielaborazione descrive le diverse forme di violenza nei confronti delle persone con disabilità poste in essere da chi si prende cura di loro: caregiver, ma anche assistenti personali (se ne legga già su queste stesse pagine).
L’ultima parte del capitolo contiene due messaggi di speranza lanciati da altrettanti testimonial con disabilità: l’agente tecnica Monica Boggioni, campionessa del mondo di nuoto paralimpico (Madeira 2022, Manchester 2023), e l’agente tecnico Edoardo Giordan, campione mondiale di scherma paralimpica (Terni 2023, medaglia d’argento).
Nel complesso possiamo affermare che il Servizio Analisi Criminale e l’OSCAD hanno fatto un ottimo lavoro. Tanti i motivi di apprezzamento: l’uso di un linguaggio appropriato, la circostanza che i dati siano stati raccolti attraverso l’introduzione di un campo specifico nel sistema di indagine per rilevare la disabilità della vittima già in sede di inserimento dei dati stessi, l’indicazione di diversi strumenti per riconoscere le forme peculiari di violenza basate sulla disabilità (le liste degli indicatori e la “ruota del potere e del controllo”), un’organizzazione delle informazioni tale da semplificare la comprensione del fenomeno descritto. Per queste ragioni possiamo solo augurarci che il rapporto venga considerato come una valida Linea Guida per le altre Istituzioni, per gli istituti di ricerca statistica e per i diversi soggetti della Rete Antiviolenza.
Ringraziamo Silvia Cutrera per la segnalazione.
Per approfondire ulteriormente, si faccia riferimento, nel sito del Centro Informare un’h, alle Sezioni su La violenza nei confronti delle donne con disabilità e su Donne con disabilità.