«La musica? Si può ascoltare con le orecchie, il corpo, le mani, con un gesto che viene donato in una relazione di contatto. Esiste anche un gesto che diventa suono, lo percepisci, non è necessario sentirlo. È per questo che la musica è uno strumento per comunicare profondamente con tutte le persone»: a parlare così è Lorenzo Orlandi, musicoterapeuta. Dal 2006 lavora alla sede di Lesmo (Monza-Brianza) della Lega del Filo d’Oro: fa musica con chi la musica non la sente, le persone con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale.
«Non è questione di affermare che la musica “tocca le emozioni” – dice -, è qualcosa di più: la musica tocca tutta la persona nella sua pienezza, mette la persona nella condizione di essere pienamente se stessa».
Quando Lorenzo è arrivato alla Lega del Filo d’Oro, aveva esperienza di lavoro con la disabilità, ma non con la sordocecità. «Avevo chiesto un pianoforte e dopo solo una settimana ero già senza parole, tanto le risposte erano clamorose. Vedevo persone sordocieche dalla nascita che, con un tamburello in mano, rispondevano alla mia musica, in un dialogo relazionale. Mi si è aperto un mondo», ricorda.
A Lesmo, Lorenzo ha un pianoforte a mezzacoda. Alcune persone amano sdraiarsi sul piano, con la schiena appoggiata sul coperchio per sentire meglio le vibrazioni e percepire la musica con il loro corpo: «Io suono non seguendo uno spartito musicale, ma interpretando i microcomportamenti della persona: i suoi respiri, i movimenti… È la persona che diventa uno spartito, che io vado a interpretare. A me piace dire che la persona diventa un’opera d’arte».
Stefano invece si siede sullo sgabello accanto a Lorenzo: lui è una persona sordocieca e mentre con la mano sinistra ascolta ciò che Lorenzo suona, con la mano destra suona lui stesso. «Io improvviso facendo delle strutture sotto quello che Stefano suona, dando una struttura a quel progetto espressivo. Negli anni ormai “combaciamo” alla perfezione, è come se davvero stessimo suonando insieme. Per Stefano significa davvero avere la possibilità di esprimersi attraverso la musica», spiega Lorenzo.
Una terza tecnica per fare musica con chi non vede e non sente è quella del Piano Mirroring: la musica in questo caso diventa il racconto che descrive in note la relazione fra due persone, per esempio fra un utente e il suo educatore. «Come arriva la musica alla persona con sordocecità, se lei non sente? La persona tiene una cassa in mano e io esco con la mia musica su questa cassa».
Ci sono situazioni in cui l’obiettivo della musica è la comunicazione. In altri casi invece la musica consente di valorizzare le persone con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale, permettendo alle persone stesse di contattare la propria energia vitale: «Sorridono, cominciano a muoversi, è un’esperienza nuova, che dà qualità di vita. Per Maria Assunta, ad esempio, l’attività musicale è lo strumento per realizzare progetti e percorsi che le permettono di sentirsi appagata di quello che sta facendo», dice Lorenzo.
Come quando Maria Assunta ha cantano in LIS (Lingua dei Segni Italiana) il celebre Il clarinetto, è andata in uno studio di registrazione e l’ha registrata per il grande Renzo Arbore, da decenni testimonial della Lega del Filo d’Oro. È stata così soddisfatta dell’esperienza che sta già preparando un’altra sorpresa: un’altra canzone per un altro vip. Ma al momento tutto è top secret.
Il presente contributo è già apparso in «Vita.it» e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.