Nei dintorni di Monaco di Baviera, in Germania, è stata rinvenuta la protesi di una mano realizzata in metallo che potrebbe avere quasi 600 anni. La notizia è stata recentemente diffusa dal sito della rivista di divulgazione scientifica «Focus» (Luigi Bignami, Scoperta in Germania una “mano artificiale” di 600 anni fa, in «Focus», 26 novembre 2023).
L’importante reperto è stato scoperto durante i lavori di un oleodotto in una tomba vicino alla chiesa parrocchiale di St. Georg a Frisinga. Le tracce sulle ossa rinvenute indicano una possibile amputazione delle dita di una mano. La datazione al radiocarbonio dello scheletro ha rivelato che il portatore della protesi – un uomo tra i 30 e i 50 anni – dev’essere morto tra il 1450 e il 1620. Ciò significa che già allora i medici pensavano a come rendere la vita più facile alle persone amputate (a questo link il rapporto di ricerca, in tedesco).
La protesi aveva la funzione di sostituire quattro dita mancanti della mano sinistra. Nel rapporto di ricerca essa viene descritta come «una sofisticata costruzione in ferro e metalli non ferrosi: una protesi della mano in ferro del Medioevo».
Gli archeologi spiegano che attualmente esistono circa 50 protesi comparabili conosciute in Europa centrale dal tardo Medioevo o dalla prima età moderna. Tra queste rientrano sia le protesi semplici, immobili, sia quelle con componenti meccaniche.
Dopo il recupero e la documentazione nei laboratori di restauro dell’Ufficio Statale Bavarese per la conservazione dei monumenti, il raro reperto di Frisinga è stato grossolanamente pulito, passato ai raggi X, stabilizzato ed esaminato per rilevare residui di pelle e tessuti.
Walter Irlinger, capo del dipartimento di conservazione presso l’Ufficio Statale Bavarese per la conservazione dei monumenti, spiega che «la protesi cava della mano sinistra ha aggiunto quattro dita. L’indice, il medio, l’anulare e il mignolo sono formati individualmente da lamiera e sono immobili. Le repliche delle dita giacciono parallele tra loro, leggermente curve. Probabilmente la protesi era legata al moncone della mano con delle cinghie».
Gli archeologi affermano di avere rinvenuto un osso del pollice all’interno della protesi, ma non sono riusciti a comprendere come l’uomo abbia perso le dita, né come funzionasse la protesi. Apparentemente la struttura era ricoperta di pelle e un restauratore ha trovato del tessuto pieghevole all’interno delle dita, mentre all’interno della mano di ferro è presente un tessuto simile a una garza che probabilmente veniva utilizzato per imbottire il moncone della mano.
Tra il tardo Medioevo e l’inizio del periodo moderno l’Europa centrale fu teatro di molti conflitti militari, e Frisinga ebbe una grande influenza dapprima come sede vescovile e poi come Stato Corporativo libero dall’Impero. Essa fu coinvolta in offensive militari in diverse occasioni, ad esempio durante la Guerra dei Trent’Anni (1618-1648). Ciò probabilmente ha portato ad un aumento delle amputazioni e ad una maggiore domanda di protesi.
Dal 1530 in poi, la più famosa “Mano di ferro” fu indossata dal cavaliere Götz von Berlichingen, che perse la mano destra a causa di un colpo di cannone durante l’assedio di Landshut. A differenza della mano di ferro di Frisinga, la sua protesi era mobile e da un punto di vista tecnico eccezionalmente complessa.
Da una ricerca effettuata presso la National Library of Medicine (disponibile a questo link), Luigi Bignami ha rinvenuto che la protesi più antica sarebbe quella di un singolo dito che venne costruita in Egitto tra i 2.600 e i 3.400 anni fa. Mentre quella nota come “gamba Capua”, una protesi alla gamba trovata in Italia, esattamente in provincia di Caserta, risale al 300 avanti Cristo circa, venne costruita per un nobile romano, utilizzando bronzo e legno scavato ed era sostenuta da cinghie di cuoio. (Simona Lancioni)
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti dovuti al diverso contenitore, per gentile concessione.