«In ossequio al mito dell’inclusione, nelle aule italiane – caso unico al mondo – convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano. Il risultato lo conosciamo»: così scrive lo storico Ernesto Galli della Loggia sulle pagine di una delle più autorevoli testate italiane.
Già il linguaggio utilizzato («allievi cosiddetti normali», «ragazzi disabili anche gravi», «ragazzi con i Bes» – e i Bes non sono dislessici o disgrafici, né «crescono a vista d’occhio per insistenza delle famiglie»…) fa capire che l’illustre intellettuale assai poco conosce del mondo della disabilità e di come esso si sia evoluto in questi ultimi decenni. Ma andiamo oltre e soffermiamoci su alcuni elementi di contenuto.
«Il risultato lo conosciamo», scrive ammiccante Galli della Loggia, sottintendendo che i mali della scuola italiana siano dovuti a questa “inaudita mescolanza” di chi più sa e di chi meno sa.
Troppo facile, a questo punto, sarebbe rifarsi a una nota Sentenza della Corte Costituzionale del 1987, ove si scriveva semplicemente che «assumere che il riferimento ai “capaci e meritevoli” contenuto nel terzo comma dell’articolo 34 [della Costituzione] comporti l’esclusione dall’istruzione superiore degli handicappati in quanto “incapaci” equivarrebbe a postulare come dato insormontabile una disuguaglianza di fatto rispetto alla quale è invece doveroso apprestare gli strumenti idonei a rimuoverla, tra i quali è appunto fondamentale […] l’effettivo inserimento di tali soggetti nella scuola».
Ma andiamo oltre anche alla Consulta e proviamo a chiederci il perché si punti ad attirare l’attenzione sulla presenza delle persone con disabilità nella “scuola di tutti con tutti”, quale ragione dei mali della scuola stessa, “dimenticando”, come è stato scritto anche su queste pagine, che «i problemi della scuola italiana non hanno a che fare con il mito dell’inclusione, ma con la carenza di risorse economiche, con lo scarso impegno sulla formazione degli insegnanti, con la mancanza di materiale e la deplorevole condizione di molti edifici scolastici, oltreché con un eccesso di burocratizzazione del mestiere di dirigente e di insegnante a scapito della dimensione educativa».
E “dimenticando” anche – non possiamo pensare che un intellettuale come Galli della Loggia lo ignori – che il modello inclusivo avviato nella scuola italiana ormai dalla seconda metà degli Anni Settanta venga preso a modello e studiato anche in altri Paesi, rendendoci orgogliosi, almeno in questo settore, di essere quelli che hanno “aperto la strada”.
A questo punto, dunque, non possiamo fare altro che prenderne atto: le parole dello storico Galli della Loggia, al di là delle motivazioni sottintese, sono inaccettabili per la quantità di stigmi e di pregiudizi che esse esprimono, pari a quanto potrebbe fare un qualsiasi commento proveniente da “odiatori dei social”. Spaventa inoltre pensare che nel 2024 ci siano ancora autorevoli editorialisti che parlano in tal modo della disabilità, perché fa capire quanto sia ancora lungo il cammino culturale che dovremo percorrere, continuando, purtroppo, a “giocare in difesa”.
Tra parentesi: sa Ernesto Galli della Loggia che numericamente la popolazione con disabilità è la “terza nazione del mondo”, come ha sottolineato con ben altra consapevolezza chi, da storico, il nostro mondo lo conosce bene?
Ma forse è sufficiente ricordare quanto ripeteva spesso il compianto Andrea Canevaro, uno dei “padri” dell’inclusione scolastica nel nostro Paese, ovvero che «l’inclusione viaggia sempre. È impossibile tenerla ferma». Lo tengano bene in mente tutti e tutte.
Presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap); componente del Consiglio di Presidenza del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).
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