Continuano le prese di posizione rispetto a quanto recentemente scritto da Ernesto Galli della Loggia sul «Corriere della Sera», in tema di inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità, ciò di cui abbiamo già avuto modo di occuparci in altre parti del nostro giornale (si vedano a fianco gli Articoli correlati).
Oggi diamo spazio alle riflessioni di Marco Rasconi, presidente nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), del Comitato Disabilità Municipio X di Roma e di Federico Girelli e Giulio Iraci, presidente e segretario generale del Comitato Siblings – Sorelle e fratelli di persone con disabilità.
Sono basito di avere letto su un giornale come il «Corriere della Sera» le parole di Ernesto Galli della Loggia sull’inclusione scolastica di ragazzi e ragazze con disabilità. Primo perché non me lo aspettavo dal professionista – giornalista e storico -, secondo perché vivevo nella convinzione che ci fossero dei filtri e delle riflessioni da fare prima di pubblicare, specialmente su una testata prestigiosa di carattere nazionale.
In modo nemmeno tanto implicito, Galli della Loggia fa capire che il più fragile deve essere messo da parte, per lasciare andare avanti il più forte, senza considerare due aspetti. Il primo: ci sarà sempre qualcuno di più fragile e quindi accantonare gli ultimi porta solo a rimanere soli e a impoverire la comunità dove viviamo. Il secondo aspetto ignorato è quello di capire chi e cosa è fragile. Si tratta sempre di una scelta soggettiva: chi si arroga il diritto di fare delle liste? Chi stabilisce quale categoria viene prima e quale viene dopo?
Eliminiamo le persone con disabilità. Poi gli immigrati, poi le donne, poi gli uomini con gli occhi scuri… questi discorsi li abbiamo già sentiti e affrontati in passato, sappiamo molto bene verso quale direzione portano.
In economia ci sono studi che hanno analizzato l’impatto di un membro fragile all’interno di un gruppo: dove c’è una diversità, aumenta l’efficienza e quindi la produttività.
L’essere umano sa cogliere la fragilità come uno stimolo per fare gruppo. Saper comprendere che l’inclusione crea valore è una vera e propria forma di ricchezza. Mi sembra incredibile ricordarlo a un professionista come Galli della Loggia. Questo concetto lo racconto ai bambini delle elementari quando organizzo incontri nelle scuole!
Chiudo la mia riflessione ricollegandomi ad alcune bellissime parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tratte dal discorso di auguri di fine anno: «La nostra libertà si completa con la libertà degli altri». Dunque, aggiungo io, non può esistere una libertà del più forte che vince su quella del più debole».
Marco Rasconi – Presidente nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) (uildmcomunicazione@uildm.it)
Per noi che siamo un’Associazione di famiglie con persone con disabilità di qualunque tipo, l’inclusione è un valore a cui la società civile dovrebbe aspirare in ogni ambito. Pertanto, leggere l’editoriale del 13 gennaio di Ernesto Galli della Loggia ha suscitato indignazione, non solo per il contenuto, ma anche per la superbia (per niente celata), con cui il suo autore si è approcciato alla tematica dell’inclusione scolastica.
Essendo Galli della Loggia “professore emerito” presso una prestigiosa università italiana, ci si aspetta che senta su di sé non l’onere, bensì il dovere di informarsi e documentarsi adeguatamente, quando decide di esprimere pubblicamente il proprio pensiero su determinate questioni, ciò nel rispetto di chi lo ascolta o lo legge. È evidente che per alcune persone la superbia insita nella loro natura fa ritenere superfluo qualsiasi approfondimento, certe di saperne già abbastanza sul tema.
Leggere nel 2024 su un quotidiano nazionale un editoriale in cui l’inclusione scolastica è definita “mito” al pari di una qualsiasi effimera chimera, è sconcertante. Lascia basiti poi, l’assoluto distacco e disinteresse verso il tema trattato, che si palesa dalla moltitudine di affermazioni errate e inesatte di cui è permeato lo scritto. Sarebbe bastata una rapida ricerca su Google per evitare l’errata affermazione che l’Italia sarebbe «l’unico caso al mondo in cui nelle classi regolarmente convivono accanto ai cosiddetti allievi normali, anche ragazzi disabili gravi…». Non siamo soli, in Europa siamo in compagnia di Spagna, Grecia, Portogallo, Svezia, Irlanda, Norvegia e Cipro.
Certamente quando a scrivere è un professore emerito, è legittimo aspettarsi l’uso di un lessico corretto e appropriato: sarebbe stata utile la lettura di uno scritto di Daniela Orlandi (facilmente reperibile anch’esso su Google), Il peso delle parole, l’evoluzione della “disabilità” nella terminologia corrente, per non scrivere «ragazzi disabili», bensì «ragazzi con disabilità». Quando si affronta la questione dell’inclusione delle persone con disabilità, non si può prescindere da quanto sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006: ritenere l’inclusione scolastica di alunni e studenti con disabilità un “mito”, significa sminuirne del tutto la portata decretandone, al contempo, l’assoluto fallimento.
Ritenere irrealizzata e irrealizzabile anche l’inclusione scolastica di alunni e studenti con BES (Bisogni Educativi Speciali) e stranieri è poi la punta dell’iceberg del pensiero espresso, ancora una volta con un lessico poco appropriato.
Quanto al ruolo dell’insegnante di sostegno, così offensivamente sminuito, vale la pena evidenziare quanto si stia facendo in questi ultimi anni per conferire una connotazione che caratterizzi questa figura come un docente della classe (come già sancito dalla Legge 104/92) con competenze e formazione specifiche sulla disabilità e i BES, ruolo, questo, che oggi può essere ricoperto soltanto da docenti con TFA (Tirocini di Formazione Attiva) di specializzazione sul sostegno.
Certamente la strada dell’inclusione scolastica, iniziata con la legge 517/77, è stata e continua ad essere una strada tortuosa, non priva di ostacoli e lo sappiamo noi che l’abbiamo percorsa al fianco dei nostri figli quotidianamente, con fatica e talvolta frustrazione, ma senza mollare, anzi facendo sentire la nostra voce affinché quanto riconosciuto dal Legislatore nelle norme vigenti del nostro ordinamento non rimanga lettera morta, bensì trovi concreta attuazione.
Sicuramente prima di poter dire che l’inclusione scolastica sia pienamente attuata ci vorrà ancora tempo e ancora ostacoli da superare lungo il percorso, ma è un valore irrinunciabile da perseguire con tenace determinazione e certamente facendo sentire la nostra voce a chi vorrebbe relegarla ad un mito irrealizzabile, una mera utopia, cancellando oltre cinquant’anni di progresso civile.
Comitato Disabilità Municipio X di Roma (comitatodisabilitam10@gmail.com)
Il Comitato Siblings resta sconcertato dalle parole usate dal professor Galli della Loggia, parole che denotano quanto meno scarsa conoscenza e scarso rispetto per l’argomento trattato. È inoltre francamente sconcertante che il principale quotidiano italiano dia conto di tali posizioni non come notizia, ma ospitandole in un editoriale, di fatto condividendone le tesi.
Dal 1977, pur tra tante difficoltà di applicazione, la scuola italiana si è dotata di una normativa che, includendo le alunne e gli alunni con disabilità nelle scuole italiane, non fa altro che attuare l’articolo 3 della Costituzione, che riconosce «pari dignità» a tutti i cittadini e assegna alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che «impediscono il pieno sviluppo della persona umana».
Da oltre cinquant’anni i nostri fratelli e le nostre sorelle con disabilità, nonostante il permanere di molti ostacoli, hanno potuto e possono stare a scuola, apprendere ciò che sono in grado di apprendere e relazionarsi con i loro coetanei.
Da oltre cinquant’anni i loro coetanei hanno potuto e possono beneficiare dell’arricchimento correlato alla presenza a scuola dei nostri fratelli e delle nostre sorelle con disabilità, in virtù di attenzioni e rinunce che noi familiari conosciamo bene.
L’inclusione non è un “mito”, professor Galli della Loggia, ma un compito che la nostra Costituzione ci chiede di svolgere e di trattare con parole più informate e più rispettose delle persone e della stessa Costituzione, la cui forza prescrittiva sul punto si esprime con nitidezza tale da non lasciare spazio a equivoci: «La scuola è aperta a tutti» (articolo 34 della Costituzione).
Federico Girelli e Giulio Iraci, presidente e segretario generale del Comitato Siblings – Sorelle e fratelli di persone con disabilità (info@siblings.it).
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