«La scuola italiana è il regno della menzogna e finché resterà tale non potrà che peggiorare. Sulla carta tutto è previsto, tutto funziona, e alla fine tutti sono Promossi. Ma […] la realtà è ben diversa. A cominciare ad esempio da quella che si cela dietro il mito dell’inclusione. In ossequio al quale nelle aule italiane – caso unico al mondo – convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano. Il risultato lo conosciamo». Queste le ormai bene note parole utilizzate da Ernesto Galli della Loggia sul «Corriere della Sera» del 13 gennaio scorso, in riferimento al volume Una scuola esigente di Giorgio Ragazzini [delle parole di Galli della Loggia si vedano qui a fianco, agli “Articoli correlati”, i contributi già da noi pubblicati nei giorni scorsi N.d.R.].
Nonostante il non detto, sembra chiaro il posizionamento dell’editorialista sull’inclusione degli alunni con disabilità nel contesto scolastico: ampio ed acceso è stato dunque il dibattito che in questi giorni ne è scaturito e che ha visto esponenti e operatori del mondo della scuola e dell’associazionismo prendere una forte e netta posizione su un tema tanto delicato quanto complesso e controverso.
A nostro avviso sarebbe prima di tutto opportuno che l’autore di tale articolo provvedesse a chiarire la sua posizione rispetto a quanto oggetto dell’articolo dallo stesso redatto e pubblicato sulle pagine del «Corriere della Sera». Ma al netto del pensiero espresso dall’autore di tale articolo, riteniamo che non sia utile limitarsi semplicemente a stigmatizzare le posizioni che, come in questo caso, sembrano mettere in dubbio e in discussione il modello inclusivo della scuola italiana, in quanto tale posizione potrebbe rappresentare solo la punta di un iceberg. Molto più diffuso di quanto si possa solo immaginare potrebbe essere, infatti, quanto paventato dallo stesso Galli della Loggia, non solo al di fuori del mondo del sistema scolastico italiano, motivo per cui riteniamo utile entrare nel merito di ciò che questo articolo ha prodotto, cercando di meglio comprendere da dove tragga origine una simile rappresentazione del sistema scolastico inclusivo e quali nefaste conseguenze ne possano scaturire al di là della stessa volontà dell’autore.
Per compiere tale analisi possiamo senz’altro partire dal dettagliato resoconto contenuto nell’articolo pubblicato dal settimanale «Vita», a firma di Sara De Carli, articolo che tra l’altro ha riportato alcuni dei posizionamenti emersi sul tema, tra cui anche quello di Roberto Speziale, nostro presidente nazionale, il quale, sulla stessa linea di pensiero della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ha così affermato: «L’inclusione scolastica rappresenta una conquista per il nostro Paese (così non è in molti altri Paesi di Europa e del mondo) e va difesa, pur non negando che tante sono le cose che non vanno».
Come ANFFAS, siamo stati infatti tra i soggetti fautori dello smantellamento delle scuole speciali e delle classi differenziali che ha visto consacrato nel documento a firma dell’allora ministro Falcucci del 1975, e nelle Leggi 517/77 e 104/92 ad esso ispirate, lo storico impegno delle famiglie ANFFAS sul tema. Il docufilm La classe degli asini, prodotto da Raiuno, che ha visto tra i protagonisti Flavio Insinna e Vanessa Incontrada, racconta con grazia e dovizia di particolari e in modo assolutamente efficace il percorso che ha portato ad adottare questa epocale legge. Vanessa Incontrada vi interpreta Mirella Antonione Casale (mamma ANFFAS) che da dirigente scolastica in una scuola del Torinese si batte, appunto, per affermare il diritto dei bambini con disabilità a poter frequentare le scuole ordinarie, riuscendoci non dopo tante e complicate battaglie [si legga sulle nostre pagine un’ampia intervista con la stessa Mirella Antonione Casale, N.d.R.].
Pertanto, per ANFFAS, il diritto all’inclusione scolastica non può e non deve essere minimamente messo, da alcuno, in discussione.
Piuttosto occorre tutti operare e cooperare per superare le tante, troppe criticità che sono ancora presenti nel sistema, tenendo bene a mente che il diritto all’inclusione scolastica non può essere messo in discussione essendo, tra l’altro, espressamente riaffermato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che all’articolo 24 prescrive l’obbligo per gli Stati di riconoscere il diritto all’istruzione delle persone con disabilità senza discriminazioni e su base di pari opportunità con gli altri, assicurando che esse non siano escluse dal sistema di istruzione generale godendo, al contempo, di tutto il sostegno necessario.
Paventare, come sembra suggerire l’articolo di Galli della Loggia, che la presenza di persone con disabilità (e straniere) possa minare il rendimento della classe e, in particolare, degli studenti senza disabilità o, come detto da molti, “normali”, rappresenta un modo superficiale di guardare a questo tema. Significa, altresì, non rendersi conto di quanto l’inclusione scolastica influisca positivamente sugli alunni senza disabilità e su tutto il contesto scuola, come spiega bene il professor Dario Ianes, ordinario di Pedagogia dell’Inclusione alla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano-Bozen e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, che sulle pagine di «Vanity Fair» ha così affermato: «Una scuola che fa inclusività lavora meglio per tutti. Anche per i più bravi, che non solo non vengono “frenati”, ma che possono acquisire nuove competenze proprio grazie all’interazione con i compagni, anche quelli con gravi deficit. E non migliorano solo dal punto di vista umano – attraverso lo sviluppo di empatia, solidarietà e sensibilità, competenze peraltro fondamentali -, ma anche dal punto di vista cognitivo. […] I dati internazionali ci dicono che un’interazione ben costruita, con una gestione intelligente da parte dei professori, al di là delle questioni ideologiche, è vantaggiosa per tutti».
Dai commenti pubblicati sul portale di «Vita», dello stesso avviso sono anche Marco Rasconi, presidente della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), ricordando come «l’essere umano sa cogliere la fragilità come uno stimolo per fare gruppo. Saper comprendere che l’inclusione crea valore è una vera e propria forma di ricchezza» [la posizione di Marco Rasconi è presente anche sulle nostre pagine, N.d.R.] e il professor Cristiano Corsini, ordinario di Pedagogia Sperimentale all’Università Roma Tre, che ha ribadito come «l’inclusione, come la democrazia, costa investimenti e sforzi. Il fatto che una reale inclusione nelle nostre aule spesso sia negata non è un buon motivo per negare il diritto all’inclusione».
Inoltre, come scritto sulle pagine del «Fatto Quotidiano» da Alex Corlazzoli, docente e giornalista, «chi ogni giorno con professionalità o meno entra in classe e siede per ore accanto a un ragazzo disabile si è risentito; chi ha un figlio disabile e prova ogni istante a costruire inclusione, ha percepito le parole di Galli della Loggia come un pugno nello stomaco». Parimenti, anche Rosolino Cicero, presidente dell’ANCODIS (Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici), ha commentato l’editoriale definendolo «una gratuita offesa e volgare umiliazione per chi non ha alcuna colpa per il destino che lo accompagna».
Quanto mai opportuna e centrata anche la risposta di Vincenzo Falabella, presidente della FISH – Federazione cui l’ANFFAS aderisce – che ha così ribadito la propria posizione: «Le parole dello storico Galli della Loggia, al di là delle motivazioni sottintese, sono inaccettabili per la quantità di stigmi e di pregiudizi che esprimono, pari a quanto potrebbe fare un qualsiasi commento proveniente da “odiatori dei social”».
Tuttavia, il pensiero di Galli Della Loggia sembra, come sopra detto, rappresentare purtroppo solo la punta dell’iceberg: a dimostrazione che l’inclusione scolastica è messa fortemente in dubbio, vi è anche il lancio di un recente sondaggio online finalizzato a capire l’opinione pubblica e quanti si trovano d’accordo a ripristinare la scuola delle classi speciali.
Sebbene i risultati di questa indagine non siano ancora disponibili, dai primi commenti preoccupante è il fatto che tale pensiero sembra ancora troppo diffuso, persino tra parte del corpo docente. Ed è questo forse uno dei principali demeriti che l’editoriale di Galli della Loggia ha. Infatti, appare chiaro come lo stesso, al netto delle sue intenzioni, abbia contribuito a rinvigorire il fronte dei più gretti detrattori del sistema inclusivo. Soggetti ai quali evidentemente Galli della Loggia ha solo fornito un pretesto per esprimere la loro odiosa, retrograda e preconcetta visione della disabilità.
È chiaro, dunque, che – riprendendo ancora le parole del presidente della FISH Falabella, «il sistema scolastico italiano va sicuramente rivisto. Siamo convinti che siano cambiate molte condizioni da quando sono state abolite le classi differenziali e che fare il maestro o il professore di sostegno non debba essere un volano per arrivare al posto comune». Come è evidente che non sia più rinviabile completare, al più presto, quanto previsto dalla riforma del sistema scolastico inclusivo che vede registrare troppi e ingiustificati ritardi, così come è necessario – richiamando la Proposta di Legge AC 2444 (Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali) presentata da FISH e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), e sostenuta dalla nostra Associazione – introdurre delle norme chiare sulla continuità didattica e sull’istituzione di un’apposita classe di concorso per il sostegno.
Infatti, l’ANFFAS sostiene da sempre che la buona inclusione scolastica passa non solo da elementi quantitativi, ma deve essere accompagnata da un grande investimento motivazionale, formativo organizzativo che coinvolga l’intero contesto scolastico, a partire dai docenti curricolari, per far sì che, attraverso un nuovo e rinnovato patto di corresponsabilità tra tutti i soggetti che, a vario titolo, interagiscono nel sistema scuola, il diritto alla piena inclusione scolastica sia concreto, attuato e reso realmente esigibile. Questo tanto più quando si tratta di alunni e studenti con disabilità complesse i quali, in assenza di giusti sostegni, garantiti da idonee figure professionali adeguatamente preparate e formate, spesso vedono trascorrere la maggior parte del loro tempo scuola al di fuori del contesto classe, nonostante ciò sia espressamente vietato.
Si tratta senza dubbio di un panorama complesso ed eterogeneo, le cui criticità poniamo quotidianamente e ai vari livelli (locale, regionale e nazionale), all’attenzione delle Istituzioni interessate, attraverso la redazione di dossier, documenti di commento e approfondimenti: significativa, in tal senso, la recente analisi elaborata dalla nostra Consulta su Inclusione Scolastica sull’avvio dell’anno scolastico 2023-2024, un documento che è senza dubbio emblematico di quanto sopra rappresentato e che se da un lato ha registrato un importante avanzamento della normativa in materia di inclusione scolastica, dall’altro attesta il perdurare di situazioni in cui, nel sistema scolastico, i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie vengono, di fatto, negati e/o limitati.
Indicative, pertanto, le dichiarazioni a «La Stampa» del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che, seppur focalizzandosi principalmente per quanto riguarda gli studenti stranieri, ci fanno ben sperare sulla presa di coscienza da parte del Governo di non arretrare, ma di migliorare e continuare la strada dell’inclusione. Inclusione che, proprio secondo il ministro Valditara, rappresenta «un valore importante della scuola costituzionale, la nostra scuola. Perché sia effettiva, però, e non solo declamata, è necessario che si creino le condizioni per una didattica più efficace che consenta di contemperare le esigenze di tutti gli studenti. Per gli alunni con disabilità, per esempio, prevediamo docenti adeguatamente specializzati e un sistema che consenta la continuità didattica».
Consapevoli del fatto che, come ribadisce il pro0fessor Ianes, «l’inclusività non è un mito, è un grande valore, ma la sua realizzazione concreta non è banale», il nostro auspicio è che le convinzioni di quanti ancora scettici, come Galli della Loggia, e dei molti che stanno rispondendo al succitato sondaggio, non inficino quelle esperienze e buone prassi che, seppure a fatica, testimoniano la fattibilità dell’approccio inclusivo nel contesto scolastico. Siano, anzi, spinta propulsiva a generare, se opportunamente condivise e valorizzate, uno scambio e dibattito positivo, finalizzato a comprendere e valutare come migliorare il sistema scuola in Italia affinché a tutti gli alunni, con e senza disabilità, cittadini italiani o meno, sia garantito il diritto allo studio e, conseguentemente, alla partecipazione alla vita di classe su base di uguaglianza e pari opportunità.
Ed è anche per questo motivo che come ANFFAS auspichiamo che il ministro Valditara, su istanza presentata dalla FISH, convochi, con estrema urgenza, l’Osservatorio Ministeriale Permanente per l’Inclusione Scolastica, di cui anche la nostra organizzazione è componente, per affrontare e avviare a soluzione tutte quelle problematiche, a tutti ben note, che appunto impediscono o limitano il diritto all’inclusione scolastica di bambine/bambini, alunne/alunni, studenti/studentesse con disabilità e loro familiari.