Mi presento: ho sei corde e ventiquattro tasti. Mi piace il rock, in particolare il metal, faccio musica, anzi… Faccio fare musica! Avete già capito chi sono? Una chitarra! Ma attenzione, non una qualunque, adesso potrei essere chiamata “diversamente chitarra”! Perché sono stata creata dall’ingegno di Tony Iommi, un musicista britannico, di origini italiane, piuttosto celebre, ma soprattutto particolare. Vi racconto in breve la sua storia.
Quando Tony aveva diciassette anni lavorava in una fabbrica di lamiere. Un giorno ebbe un incidente e perse le falangi di due dita della mano destra. Per questo il ragazzo, che era già un’artista e voleva “sfondare” nel mondo della musica, cadde in depressione perché tutti i medici gli dissero che avrebbe dovuto rinunciare alla sua più grande passione.
Tuttavia, Iommi non si diede per vinto, costruì delle “protesi” appuntite – fondendo delle bottiglie di plastica, e ricoprendole di cuoio – che poteva applicare alle sue dita.
Ma Tommy, non avendo la sensibilità del tatto in questi due piccoli adattamenti, necessitava di corde più sottili, che purtroppo ancora non erano in commercio.
A quel tempo, negli Anni Settanta, una chitarra elettrica era una chitarra elettrica, dunque, non c’erano né “diversamente chitarre”, né corde “diverse”. Però il chitarrista ebbe l’intuizione di prendere le corde di un altro strumento musicale, il banjo, poiché si adattavano meglio al suo bisogno.
Ho letto di recente che in un’intervista Tony ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «A quell’epoca, però, era difficile fare in modo che la gente accettasse un cambiamento, perché la gente non voleva cambiare mai. Le aziende produttrici di chitarre non volevano cambiare, non volevano credere che le cose avrebbero potuto evolversi, che loro avrebbero potuto creare corde dallo spessore diverso da quelle esistenti. Così come le aziende di chitarre non volevano credere che fosse possibile creare una chitarra con ventiquattro tasti. Così ho comprato personalmente un’azienda di chitarre e ho potuto realizzare uno strumento con ventiquattro tasti. Ho iniziato a suonarlo; alla fine la gente ha colto la novità ed è così che anche le altre aziende hanno iniziato a costruire chitarre con ventiquattro tasti».
Grazie dunque alle modifiche apportate al suo strumento, e dal personale stile di Tony Iommi è nato il tipico sound dell’heavy metal!
E che dire, mi sento proprio una chitarra fortunata! Sono nata da un imprevisto, e sono diventata accessibile e inclusiva per un musicista senza due falangi! E addirittura, sono state create tante altre chitarre come me, anche da fabbriche che prima costruivano solo chitarre “normali”, ma in fondo, cos’è la normalità?
Ho sentito parlare tanto del pedagogista e professor Andrea Canevaro: lui di certo non era chitarrista, ma suonava le sottili corde dell’inclusione, e una volta ha detto: «Da un imprevisto può nascere innovazione». In fondo, può essere bello come concetto… Perché cos’è un imprevisto?
Un esempio di imprevisto per l’umanità credo possa essere la disabilità che ha portato a un pensiero rivoluzionario. In particolare, abbattere le barriere architettoniche è stato un gesto innovativo da cui hanno potuto trarre beneficio tutti, non solo le persone con disabilità. Ma senza un imprevisto non si può cambiare mentalità, prospettiva.
Così Tony Iommi e i suoi Black Sabbath, senza volere, si addentrarono nell’esplorazione di un genere completamente innovativo per quei tempi, l’heavy metal.
Che storia avvincente, non credevo che io chitarra potessi contribuire già negli Anni Settanta alla promozione della cultura dell’inclusione!
E voi, sorelle chitarre, ditemi un po’, su quale sound vi sentite accordate?
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Pensiero Imprudente
Dalla fine del 2022 Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale sta impreziosendo le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.
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