“Tertium non datur”… anzi no, se si parla di insegnamento

“Tertium non datur” (“Una terza cosa non è data”), recita un noto motto latino, «ma ci sono casi – scrive Orlando Quaglierini -in cui “tertium è dato”: ci sono infatti attività che richiedono vocazione, mentre altre richiedono professionalità, intesa come patrimonio di conoscenza. E poi ci sono anche attività che richiedono sia professionalità che convincimento. L’insegnamento è una di queste»

Auguste Rodin, "Le Penseur"

Auguste Rodin, “Le Penseur”

Ricordo come se fosse oggi, i dibattiti di allora. Si diceva, ed io ero fra quelli, che considerare certi lavori una “vocazione”, era una mistificazione che faceva da alibi alle Istituzioni per non riconoscere interamente i diritti di certi lavoratori.
A quella che giudicavamo una retorica, contrapponevamo quella che oggi, col senno di poi, considero un’“anti-retorica” secondo la quale tutti i lavori hanno pari dignità e tutti i lavori vanno fatti ugualmente bene. Ben inteso, in linea di principio è un’affermazione ineccepibile, ma allora non tenevo conto – ora lo so – che alcuni lavori, per farli bene, richiedono un quid che ad altri non è richiesto.
Non so dire se questo quid si chiami predisposizione, inclinazione, attitudine… certo non si chiama vocazione perché essa rimanda a qualcosa di mistico, al sacrificio di chi è votato  al martirio, e quello a cui io alludo non ha niente a che fare con tutto ciò.
Penso a Basaglia e ai suoi collaboratori. Se quei medici psichiatri hanno dato una svolta epocale alla psichiatria, non era perché fossero dei monaci asceti. Sono stati capaci di farlo perché erano laicamente convinti che la vecchia psichiatria andasse superata, dotandola di nuovi paradigmi professionali. La parola giusta è convinzione? Forse.

Sarà capitato a tutti almeno una volta di andare da un medico, magari privatamente, e per giunta di averlo pagato profumatamente, e poi, una volta usciti dal suo studio, di non tener conto dei suoi consigli. Perché? In cosa si è tradito quel medico? L’alzata di un sopracciglio, un tono di voce di troppo, una parola fuori posto? Forse una di queste cose, forse tutte insieme, o altre ancora, ma il risultato è che non ci siamo sentiti in buone mani, perché non è stato convincente.
L’empowerment, una delle ultime frontiere della medicina, ossia l’autoconsapevolezza, semplicemente non funziona se il medico manca di convincimento perché non crede in quello che fa.
Ecco perché, in questo caso, tertium è dato: ci sono attività che richiedono vocazione, ci sono attività che richiedono professionalità intesa come patrimonio di conoscenza (know-how), ci sono attività che richiedono professionalità e convincimento.
L’insegnamento è una di queste.

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