Sterilizzazione forzata: per l’Unione Europea quella pratica barbarica non è reato

«La sterilizzazione forzata è una pratica barbarica, una violazione dei diritti umani che lascia le sopravvissute segnate per tutta la vita. Questa Direttiva offriva un’opportunità che è stata sprecata, in particolare a causa della riluttanza dimostrata da diversi Stati Membri»: è duro il commento del Forum Europeo sulla Disabilità, dopo l’accordo politico raggiunto tra Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea sulla Proposta di Direttiva riguardante la lotta alla violenza e alla violenza domestica nei confronti delle donne, senza inserire nel testo il reato di sterilizzazione forzata

Donna disperata con le mani sul volto«Rinnoviamo il nostro appello agli Stati Membri dell’Unione Europea affinché pongano fine alla violenza contro le donne e le ragazze con disabilità in tutti gli aspetti di essa, e in particolare pongano fine alla sterilizzazione forzata»: si era espresso così l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, poco meno di un mese fa, di fronte al rifiuto, da parte dei Paesi dell’Unione Europea, a livello di Consiglio, di includere il reato di sterilizzazione forzata durante i negoziati riguardanti la Proposta di Direttiva sulla lotta alla violenza e alla violenza domestica nei confronti delle donne.
Purtroppo quell’appello è rimasto inascoltato, se è vero che il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea hanno il 6 febbraio raggiunto l’accordo politico su quella Proposta di Direttiva, senza inserire quel reato nel testo.

Oggi l’EDF esprime in una nota la propria «profonda delusione per la decisione delle Istituzioni Europee di non criminalizzare la sterilizzazione forzata nell’ambito dell’accordo raggiunto», ricordando ancora una volta che tale pratica è «una violazione pervasiva dei diritti umani che lascia le sopravvissute traumatizzate e segnate per tutta la vita. Da tempo, infatti, chiediamo di vietarla e questa Direttiva offriva un’opportunità unica per farlo a livello di Unione Europea, ma questa opportunità è stata sprecata, in particolare a causa della riluttanza dimostrata da diversi Stati Membri».
A tal proposito, nel «ringraziare i negoziatori del Parlamento Europeo, i nostri membri e i numerosi media che hanno sollevato la questione, oltre ai Paesi che hanno dimostrato di volersi impegnare con noi, prendendo provvedimenti per vietare la sterilizzazione forzata delle persone con disabilità (Belgio, Malta, Spagna e Svezia), chiediamo ora di modificare le proprie leggi ai seguenti Paesi: Portogallo, Repubblica Ceca e Ungheria (tre Stati che consentono anche la sterilizzazione forzata di minori con disabili), Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania e Slovacchia».
«Avrebbe dovuto essere un passo ovvio vietare questa pratica barbarica – sottolinea Pirkko Mahlamäki, presidente del Comitato Donne dell’EDF -, per impedire che le donne vengano sterilizzate contro la loro volontà e senza che ne siano a conoscenza o che abbiano dato il loro consenso. Gli Stati devono agire in base alle richieste delle donne con disabilità e garantire i loro diritti, piuttosto che prendere decisioni per loro conto!».

Il Forum, per altro, non manca di segnalare gli effettivi miglioramenti che la Direttiva dovrebbe portare per i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità, dall’introduzione di circostanze aggravanti quando il reato è commesso contro di loro, alla produzione di linee guida per le autorità che agiscono nei procedimenti penali, anche su come trattare le vittime in modo sensibile rispetto alla disabilità, fino all’accessibilità dei servizi e del supporto alle vittime con disabilità, compresa l’assistenza personale, nonché misure preventive mirate e informazioni presentate in formati accessibili alle persone con disabilità. «Ciò che potremo confermare – concludono dall’EDF – quando avremo accesso al testo definitivo».
E tuttavia,  nonostante tali oggettivi miglioramenti, l’impressione che resta è quella di una grande occasione perduta, per compiere un ulteriore passo di civiltà. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Marine Uldry (responsabile dell’Ufficio per i Diritti Umani dell’EDF), marine.uldry@edf-feph.org; André Felix (responsabile della Comunicazione dell’EDF), andre.felix@edf-feph.org.

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