Si svolgerà ad Empoli (Firenze), mercoledì 14 febbraio, il corso di formazione denominato La comunicazione aumentativa alternativa nella disabilità, realizzato nell’àmbito delle azioni di miglioramento programmate dalla Commissione UVMD (Unità di Valutazione Multidimensionale Disabilità) della Zona Empolese Valdelsa (Società della Salute Empolese, Valdarno e Valdelsa e Azienda USL Toscana Centro).
Scopo dell’iniziativa è quello di familiarizzare sull’insieme di strategie, strumenti e tecniche messe in atto per garantire il diritto alla comunicazione delle persone con disabilità. Il tutto si svilupperà nell’intera giornata (8.30-16.30), presso il Dipartimento Formazione di Empoli (Aula Magna Polo Sovigliana Vinci), rivolgendosi a medici/che, infermieri/e, psicologi/ghe, assistenti sociali, educatori/trici e tecnici/che della riabilitazione, amministrativi/e, famiglie, Associazioni, Enti di Terzo Settore, Enti pubblici (solo come uditori), sino ad un massimo di 75 partecipanti.
La comunicazione aumentativa alternativa (CAA) è un approccio e una pratica finalizzata a dare alle persone con bisogni comunicativi complessi la possibilità di comunicare tramite canali che si affiancano alla comunicazione verbale.
L’«UVMD considera questa metodologia una delle leve strategiche per il raggiungimento di obiettivi di empowerment [emancipazione attraverso la consapevolezza, N.d.R.] dei cittadini con disabilità – argomentano dall’organizzazione –, e attribuisce alla comunicazione una profonda valenza relazionale che migliora la presa in cura e i livelli delle autonomie di questi utenti».
L’evento intende riprendere e condividere quanto previsto da Delibere Regionali, Carta Verde Europea e linee di indirizzo sulla tematica della “comunicazione aumentativa”. Si tratta di mettere dei contenuti tecnico-professionali specifici a disposizione di un target ampio di partecipanti che tiene insieme tutte le parti coinvolte nella definizione dei progetti di vita a favore delle persone con disabilità. La formazione così strutturata intende promuovere dunque le competenze e può rivelarsi essenziale per il raccordo all’interno della rete del territorio e tra le comunità professionali e di supporto con la finalità ultima di garantire una presa in carico globale del cittadino e della cittadina con disabilità attraverso un sistema condiviso di strumenti “formali e informali”. (Simona Lancioni)
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa), e viene qui ripreso – con minime modifiche dovute al diverso contenitore – per gentile concessione.
Articoli Correlati
- Progetto di Vita: anatomia di un Decreto Il recente Decreto Legislativo 62/24, applicativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, è stato giudicato da più parti come una vera e propria riforma radicale sul concetto stesso…
- Donne e minori con disabilità: cosa dovrebbe esserci nel Terzo Programma d'Azione Nell’ampio e importante approfondimento che presentiamo oggi, Giampiero Griffo dettaglia una serie di specifiche linee di azioni che dovrebbero essere inserite nel nuovo Programma d’Azione dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle…
- Perché servono servizi territoriali integrati e creativi «Il primo passo da fare - scrive Fausto Giancaterina -, quale fondamentale cambiamento per i servizi rivolti alle persone con disabilità, è l’ormai irrinunciabile integrazione tra il settore sanitario e…