Solo bacini sulla guancia per la giovane con disabilità

di Simona Lancioni*
«Tutti i baci immortalati sono appassionati, passionali e sulla bocca, tranne quello tra una ragazza in carrozzina e un ragazzo normodotato che è casto, delicato e sulla guancia. Questo sottintende che in una coppia dove uno dei due o entrambi hanno una disabilità non ci possa essere passione, ma solo un amore morigerato e infantile da bacini sulle guance e, naturalmente, non è così», osserva Patrizia Gariffo, commentando i due spot della campagna “Liguria da baciare”, trasmessi durante il Festival di Sanremo. «E come darle torto?», commenta Simona Lancioni
Campagna "Liguria da baciare", Sanremo 2024
Un’immagine tratta dagli spot della campagna “Liguria da baciare”

Non importa che abbiate seguito il Festival di Sanremo, che quest’anno è giunto alla settantaaquattresima edizione, perché se anche non lo aveste fatto – come chi scrive –, a “inseguirvi” ci penserebbe lui, con una copertura mediatica difficile da dribblare per chiunque voglia mantenersi informato/a, e una coda di polemiche che vanno ancora avanti a diversi giorni dalla sua chiusura.
Non entriamo nel merito della competizione canora, e nemmeno delle polemiche. Il motivo che ci induce a scriverne sono i due spot della campagna Liguria da baciare, realizzati dal regista Fausto Brizzi, e trasmessi alternati in tutte le serate del Festival. Questi spot di 30 secondi l’uno sono visibili sul sito della testata «Genova Today» a questo link.

Come spiegato nella testata, «al centro della scena, oltre alle bellezze del territorio ligure, ci sono i liguri stessi: gli interpreti, infatti, sono stati scelti durante un apposito casting, realizzato a Genova lo scorso 20 gennaio». I protagonisti e le protagoniste dello spot sono quasi tutte coppie che si baciano appassionatamente sulle note di Sapore di mare, il famosissimo brano musicale scritto e cantato da Gino Paoli nel 1963. Coppie etero, coppie di donne, coppie di uomini, coppie giovani e meno giovani, coppie con componenti di diverse etnie. Baci sui pattini, baci da due macchine, baci sulla bici, baci in spiaggia, baci sugli scogli, baci su una terrazza e in ogni dove. Il trionfo della sensualità, con due sole eccezioni. Il casto bacino di un giovane sul pacione della sua partner incinta, e l’altrettanto casto bacio sulla guancia di un giovane a una partner, altrettanto giovane, in sedia a rotelle. Come a dire, se sei incinta o hai una disabilità niente passionalità…

«Tutti i baci immortalati sono appassionati, passionali e sulla bocca, tranne quello tra una ragazza in carrozzina e un ragazzo normodotato che è casto, delicato e sulla guancia. Questo sottintende che in una coppia dove uno dei due o entrambi hanno una disabilità non ci possa essere passione, ma solo un amore morigerato e infantile da bacini sulle guance e, naturalmente, non è così», osserva giustamente Patrizia Gariffo in un bel testo di commento alla vicenda dal titolo Che belli i baci appassionati nello spot di Sanremo, peccato che ai disabili vengano negati, pubblicato sul sito del quotidiano «la Repubblica» (cronaca di Palermo) il 12 febbraio scorso (grassetti nostri in questa e nelle seguenti citazioni).

«Gli spot confermano un’idea sbagliata, ma forse rassicurante per tanti, che riguarda le persone con disabilità, soprattutto le ragazze e le donne, secondo cui sono asessuate o eterne bambine – osserva Gariffo –. Da questa visione errata derivano una serie di criticità, come quella che non si parla mai di violenze e abusi sulle donne con disabilita perché, nell’immaginario collettivo, non sono donne come le altre. A convincersene sono anche tante di loro che, sebbene subiscano il doppio delle violenze fisiche e psicologiche rispetto alle donne normodotate, sono vittime invisibili perché non denunciano».

L’articolo prosegue trattando con competenza e appropriatezza di tono e linguaggio il tema della violenza nei confronti delle donne con disabilità ed evidenziando, tra le altre cose, come esso sia trascurato dal nostro sistema legislativo.
Questa la conclusione della giornalista: «Uno spot avrebbe potuto risolvere tutto questo? Ovviamente no, ma avrebbe aiutato a non far passare messaggi fuorvianti e lontani dalla realtà». E come darle torto?

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo di riflessione è già apparso. Viene qui ripreso per gentile concessione.

Share the Post: