Non importa che abbiate seguito il Festival di Sanremo, che quest’anno è giunto alla settantaaquattresima edizione, perché se anche non lo aveste fatto – come chi scrive –, a “inseguirvi” ci penserebbe lui, con una copertura mediatica difficile da dribblare per chiunque voglia mantenersi informato/a, e una coda di polemiche che vanno ancora avanti a diversi giorni dalla sua chiusura.
Non entriamo nel merito della competizione canora, e nemmeno delle polemiche. Il motivo che ci induce a scriverne sono i due spot della campagna Liguria da baciare, realizzati dal regista Fausto Brizzi, e trasmessi alternati in tutte le serate del Festival. Questi spot di 30 secondi l’uno sono visibili sul sito della testata «Genova Today» a questo link.
Come spiegato nella testata, «al centro della scena, oltre alle bellezze del territorio ligure, ci sono i liguri stessi: gli interpreti, infatti, sono stati scelti durante un apposito casting, realizzato a Genova lo scorso 20 gennaio». I protagonisti e le protagoniste dello spot sono quasi tutte coppie che si baciano appassionatamente sulle note di Sapore di mare, il famosissimo brano musicale scritto e cantato da Gino Paoli nel 1963. Coppie etero, coppie di donne, coppie di uomini, coppie giovani e meno giovani, coppie con componenti di diverse etnie. Baci sui pattini, baci da due macchine, baci sulla bici, baci in spiaggia, baci sugli scogli, baci su una terrazza e in ogni dove. Il trionfo della sensualità, con due sole eccezioni. Il casto bacino di un giovane sul pacione della sua partner incinta, e l’altrettanto casto bacio sulla guancia di un giovane a una partner, altrettanto giovane, in sedia a rotelle. Come a dire, se sei incinta o hai una disabilità niente passionalità…
«Tutti i baci immortalati sono appassionati, passionali e sulla bocca, tranne quello tra una ragazza in carrozzina e un ragazzo normodotato che è casto, delicato e sulla guancia. Questo sottintende che in una coppia dove uno dei due o entrambi hanno una disabilità non ci possa essere passione, ma solo un amore morigerato e infantile da bacini sulle guance e, naturalmente, non è così», osserva giustamente Patrizia Gariffo in un bel testo di commento alla vicenda dal titolo Che belli i baci appassionati nello spot di Sanremo, peccato che ai disabili vengano negati, pubblicato sul sito del quotidiano «la Repubblica» (cronaca di Palermo) il 12 febbraio scorso (grassetti nostri in questa e nelle seguenti citazioni).
«Gli spot confermano un’idea sbagliata, ma forse rassicurante per tanti, che riguarda le persone con disabilità, soprattutto le ragazze e le donne, secondo cui sono asessuate o eterne bambine – osserva Gariffo –. Da questa visione errata derivano una serie di criticità, come quella che non si parla mai di violenze e abusi sulle donne con disabilita perché, nell’immaginario collettivo, non sono donne come le altre. A convincersene sono anche tante di loro che, sebbene subiscano il doppio delle violenze fisiche e psicologiche rispetto alle donne normodotate, sono vittime invisibili perché non denunciano».
L’articolo prosegue trattando con competenza e appropriatezza di tono e linguaggio il tema della violenza nei confronti delle donne con disabilità ed evidenziando, tra le altre cose, come esso sia trascurato dal nostro sistema legislativo.
Questa la conclusione della giornalista: «Uno spot avrebbe potuto risolvere tutto questo? Ovviamente no, ma avrebbe aiutato a non far passare messaggi fuorvianti e lontani dalla realtà». E come darle torto?
Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo di riflessione è già apparso. Viene qui ripreso per gentile concessione.
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