È sempre difficile trovare le parole giuste per un amico, ma ci voglio provare! Lo faccio quindi con alcuni versi di una delle più famose canzoni di Antonello Venditti, dal titolo Roma capoccia: «[…] Na carrozzella va co du stranieri/ Un robivecchi te chiede un po’ de stracci/ Li passeracci so’ usignoli […]».
In poche parole, il brano dipinge un bel quadretto romano, dove l’immagine della carrozzella è, a mio parere, ben diversa da quella solitamente affibbiata alla “carrozzina” per le persone con disabilità.
Mi porto dentro questo concetto grazie all’amico a cui ho dedicato questa canzone: lui si chiamava Antonio Giuseppe Malafarina, uno dei più importanti giornalisti con disabilità contemporanei – scomparso lo scorso 11 febbraio – da sempre impegnato ad affrontare tutti quei temi legati alla diversità e all’inclusione in maniera sagace e brillante, senza alcuna forma di pietismo.
Antonio, inoltre, era noto per essere stato blogger della rubrica InVisibili del «Corriere della Sera.it», e direttore responsabile della presente testata d’informazione online «Superando.it».
Malafarina aveva persino un soprannome degno della sua “carrozzella”: tutti lo chiamavano “Conte”, e come ogni conte che si rispetti non usava la carrozzina, bensì una carrozzella trainata da cavalli bianchi! E qui c’è una bella differenza!
Usare le parole e le immagini appropriate, infatti, cambia la prospettiva nell’immaginario collettivo, e modifica la cultura dominante.
Una sua carta vincente era sicuramente il suo stile, sia nel vestire, sia nello scrivere, che lo rendeva bello e affascinante.
Ma da cosa nasce la sua bellezza? Per spiegarlo vorrei usare una metafora: credo che questo concetto sia come un tavolino, uno di quelli un po’ instabili con tre gambe, che non stanno bene in equilibrio! E se la bellezza nell’operato di Antonio è il tavolino, ad ogni gamba corrispondono le basi su cui poggia questa immagine: la prima è l’ironia, la seconda è la provocazione, la terza è la relazione.
Ironia: perché il suo modo di scrivere, di parlare della diversità era sempre molto diretto e divertente. Antonio aveva la tendenza a prendersi in giro per la sua condizione e, così facendo, metteva tutte e tutti, persone con e senza disabilità, a proprio agio.
Provocazione: l’ironia di per sé è un modo provocatorio di portare a una riflessione su temi che generalmente vengono considerati “difficili”, “pesanti” ed è al contempo un modo di avvinarsi, di mettersi appunto in relazione.
Perché il mio caro amico “Conte” avrebbe potuto ripiegarsi su se stesso, e invece ha scelto di impegnarsi per cambiare tutti quei contesti che una persona con disabilità vive e attraversa quotidianamente.
Lo ha fatto impegnandosi in innumerevoli progetti: il Festival delle Abilità nel parco della Chiesa Rossa a Milano, la mostra per il decennale della scomparsa di Franco Bomprezzi – un altro grandissimo giornalista con disabilità dei nostri tempi – il Premio Giornalistico Cernuschi, il progetto DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance), nato a Milano, presso l’Ospedale San Paolo, al fine di – come si legge sul sito – definire percorsi nuovi «di accoglienza medica ospedaliera a favore delle persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria»; infine, non possiamo dimenticare la sua immensa passione per gli avatar, e tutto ciò che riguarda le tecnologie inclusive.
Mi sono sempre nutrito di tutta questa bellezza, mi ha permesso di formarmi continuamente. Anche se, in diverse occasioni Antonio mi ha confidato di essere stato un po’ il suo “maestro”: questa reciprocità nel modo di vivere il nostro lavoro, il nostro rapporto di amicizia, per me è vita, un bagaglio culturale destinato a durare in eterno.
Come un sorriso,
Ciao Antonio.
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.
Pensiero Imprudente
Dalla fine del 2022 Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale sta impreziosendo le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.