«Secondo un dato diffuso da Unioncamere, gli stabilimenti balneari in Italia risultano essere 7.173. Considerando quindi che le coste italiane misurano circa 7.500 chilometri, si parla praticamente di uno per ogni chilometro. Ebbene, sempre secondo Unioncamere, di quei 7.173 stabilimenti balneari, a dichiararsi accessibili alle persone con disabilità sono stati 650, fermo restando che si tratta di autodichiarazioni e quindi da prendere con tutte le riserve del caso»: lo ha detto tra l’altro Giampiero Griffo, già coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, uno dei componenti della delegazione italiana alle Nazioni Unite, che definì la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, nel corso di un’intervista a Bandiera Lilla, disponibile a questo link. E proprio all’articolo 9 (Accessibilità) della Convenzione ONU – che ormai dal 2009 è la Legge dello Stato Italiano 18/09 – ha fatto direttamente riferimento Griffo, nel ricordare che vi si parla di obbligo, da parte degli Stati che l’hanno ratificata, «di sviluppare ed emanare norme nazionali minime e linee guida per l’accessibilità alle strutture ed ai servizi aperti o forniti al pubblico e verificarne l’applicazione». Quindi, tenendo conto che secondo l’ISTAT sono circa 75 milioni, tra nostri connazionali e persone provenienti dall’estero, che accedono ai nostri stabilimenti balneari, e che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la “popolazione con disabilità” è di circa il 16%, ossia 12 milioni di persone nel nostro Paese, «si capisce – ha sottolineato Griffo – di quale portata sia la discriminazione che abbiamo di fronte».
Cosa si dovrebbe dunque fare, è stato chiesto a Griffo, per invertire la rotta? «Innanzitutto – ha dichiarato – bisogna tenere conto che di conseguenza a un recente Decreto Attuativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, dal 1° gennaio 2025 diventerà concretamente operativa la struttura del Garante Nazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, con poteri tra i più elevati in Europa. Il Garante, infatti, potrà agire rispetto a ogni tipo di barriera, architettonica, sensopercettiva e nei confronti di ogni altro ostacolo che impedisca alle persone con disabilità di accedere agli edifici pubblici e aperti al pubblico o di fruire dei relativi spazi e servizi su base di uguaglianza con gli altri. In casi del genere, inoltre, il Garante potrà proporre all’Amministrazione competente un cronoprogramma per rimuovere le eventuali barriere, vigilando sui relativi stati di avanzamento. Tutti e tutte, quindi, potranno ricorrervi – gratuitamente – per chiedere “accomodamenti ragionevoli” e non all’insegna della disponibilità o del “buon cuore”, ma per fare applicare precise Leggi dello Stato».
«Più in generale – ha proseguito Griffo – bisognerebbe anche, previamente, specificare, tramite una norma contenente regole chiare, in cosa consistano esattamente l’accessibilità e la visitabilità di uno stabilimento balneare, se è vero che le norme vigenti si fondano sull’accessibilità e sulla visitabilità degli edifici».
C’è tuttavia un dato ritenuto particolarmente sconfortante da Griffo. Com’è noto, infatti, vi è una nota Direttiva Europea (la cosiddetta “Direttiva Bolkenstein”), secondo la quale entro il 31 dicembre 2023 si sarebbe dovuto procedere a riassegnare le concessioni balneari tramite bandi ad evidenza pubblica. Una scadenza rinviata dall’attuale Governo al 31 dicembre 2024, tramite il “Decreto Milleproproghe”, al fine di procedere a una mappatura delle spiagge libere e occupate. «Ho pertanto interpellato la società privata incaricata di tale mappatura – ha affermato Griffo – avendo la conferma che in essa il dato riguardante l’accessibilità non è stato affatto considerato. E questo è un fatto grave, oltreché sconcertante, che va tra l’altro in conflitto con quanto stabilito da un Decreto Ministeriale approvato due anni fa (Direttiva alle amministrazioni titolari di progetti, riforme e misure in materia di disabilità) e riferito al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), secondo il quale, come si legge nella Premessa, “il Governo aveva attribuito all’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità un ruolo essenziale nella fase attuativa del Piano stesso, vale a dire il ruolo di organo di monitoraggio, per dare impulso, attraverso un approccio massimamente orientato al mainstreaming della disabilità [inserimento della disabilità in ogni politica e azione, N.d.R.], all’attuazione della Convenzione ONU, promuovendo, proteggendo ed assicurando alle persone con disabilità il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà fondamentali. Il presente atto di indirizzo, quindi, è stato prodotto al fine di favorire la condivisione di principi e procedure che, nella fase attuativa del Piano, consentiranno alle amministrazioni competenti di verificare ex ante, in fieri ed ex post il carattere inclusivo e non discriminatorio di ogni riforma o categoria di investimento”. Siamo quindi di fronte a un quadro in cui norme dello Stato continuano a non essere rispettate».
Nella parte finale del proprio intervento, Griffo si è soffermato anche su un altro grande problema, da affiancare a quello della mancata applicazione delle Leggi ed è una questione prettamente culturale: «Si continua infatti a pensare alle persone con disabilità – ha sottolineato -, ciò che fanno anche gli imprenditori del settore balneare, in senso sanitario/assistenziale, perdendo quindi di vista il senso di cittadinanza di queste persone e il loro essere a propria volta utenti. Questo è il frutto, purtroppo, di uno stigma secolare, e di un’arretratezza culturale nient’affatto superata, che vede la persona ridotta a una sua caratteristica. Vorrei portare due esempi celebri ai limiti del paradosso: Ludwig van Beethoven, che nella parte finale della propria vita perse l’udito, non era certo un “povero sordo”, ma rimase quel genio della musica che era. Ancor meglio parlando di Stephen Hawking, genio dell’astrofisica che parlava della sua disabilità, causata da una malattia neurologica, come di “un modo di funzionare”. Una domanda provocatoria: se avesse agito in Italia e fosse stato esaminato da una commissione di valutazione, Hawking sarebbe stato rinchiuso in un istituto? Forse sì. Quel che è certo è che grazie alle giuste tecnologie assistive, egli poté continuare ad essere il grande astrofisico che ha fatto progredire la scienza».
«Teniamo anche conto di un altro elemento – ha concluso Griffo –, ritornando a parlare di cifre: se prima si diceva di una popolazione con disabilità del 16%, bisogna anche ricordare la fascia crescente di popolazione anziana in un Paese come il nostro che, insieme al Giappone, è quello che sta invecchiando di più al mondo. Di fronte quindi a un numero di persone così ampio, che viene sostanzialmente discriminato, oltre ad applicare le leggi, bisogna anche agire sulla consapevolezza degli imprenditori del settore balneare, facendo loro capire che uno stabilimento realmente accessibile cresce anche in qualità, come dimostrano una serie di buone prassi effettivamente attuate, che possono e devono servire di orientamento agli altri». (S.B.)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile la registrazione dell’intervista di Bandiera Lilla a Giampiero Griffo.