In questi ultimi tempi, purtroppo, abbiamo dovuto assistere a situazioni di crescente rifiuto dell’inclusione degli studenti e delle studentesse con disabilità nelle scuole italiane.
Un esempio emblematico si è avuto recentemente a Foligno, in Umbria, dove una studentessa con disabilità “non grave” è stata esclusa da una visita di istruzione in Spagna. Nonostante infatti l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Umbria fosse aperto ad accettare “accomodamenti ragionevoli”, la scuola ha categoricamente respinto questa possibilità, dimostrando la propria mancanza di volontà di adattarsi alle necessità della studentessa.
In altre situazioni, invece, le scuole hanno modificato i loro programmi per includere gli studenti con disabilità, dimostrando quindi una maggiore sensibilità e attenzione. La scuola in oggetto, invece, ha rifiutato qualsiasi accomodamento, sollevando varie obiezioni e sostenendo che l’alunna avrebbe avuto difficoltà a causa della sua mancanza di autonomia. Un’obiezione, questa, del tutto superabile, data anche l’offerta della famiglia di accompagnarla. Un fatto grave, insomma, a conferma che quella la scuola sostanzialmente non pratica l’inclusione.
In particolare, il diniego ripetuto degli “accomodamenti ragionevoli” è gravissimo. Le soluzioni proposte dalla famiglia, infatti, come l’accompagnamento e l’assistenza durante le varie attività, erano pienamente valide. Concordo pertanto con il Garante Regionale per la Tutela delle Persone con Disabilità in Umbria, il quale ha giustamente evidenziato che la distinzione tra “viaggio di istruzione” e “viaggio di studio” nella normativa non è presente e che a “inventarla” è stata quella scuola allo scopo di non permettere alla ragazza di viaggiare con i propri compagni di classe.
Concordo altresì con quanto scritto su queste stesse pagine il 2 febbraio scorso da Salvatore Nocera, presidente del Comitato dei Garanti della nostra Federazione FISH, che ha richiamato proprio gli “accomodamenti ragionevoli” previsti dall’articolo 3 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09.
Come FISH torniamo quindi a condannare pubblicamente questo comportamento discriminatorio e dire che questa battaglia contro la discriminazione è non solo la battaglia di questa studentessa e della sua famiglia, ma è la battaglia di tutti gli studenti/studentesse, di tutte le persone con disabilità e delle nostre famiglie.
È essenziale intervenire per condannare pubblicamente questo atteggiamento discriminatorio e sostenere la famiglia coinvolta in tutte le sedi opportune.