Sono trascorsi quasi due mesi, ciò di cui avevamo riferito anche sulle nostre pagine, dal primo appello con cui la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), la FAND Lombardia (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e numerose altre Associazioni lombarde impegnate nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, avevano lanciato il primo appello sull’applicazione del Piano Regionale per la Non Autosufficienza, in attuazione di quanto previsto dal Piano Nazionale. Un provvedimento che, a partire dal 1° giugno prossimo, prevede un decurtamento del contributo per l’assistenza ai caregiver familiari per almeno 7.000 persone con gravissima disabilità.
«Sono seguiti due mesi di intenso confronto – riferiscono dalla LEDHA -, di sollecitazioni e di dialogo con le Istituzioni Nazionali e Regionali, ma sebbene tutti si mostrino concordi sulla necessità di sostenere le persone e i loro familiari, nessun risultato concreto è stato raggiunto».
Per questo motivo, dunque, la stessa LEDHA, la FAND Lombardia e le altre Associazioni lombarde si sono rivolte alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alle ministre del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone e per le Disabilità Alessandra Locatelli, oltreché alla propria assessora regionale alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari opportunità Elena Lucchini, per chiedere di modificare il Piano Nazionale per la Non Autosufficienza. «In caso contrario – si legge nella nota diffusa congiuntamente -, ossia se non verranno scongiurati i tagli ai contributi per i caregiver familiari, saremo costretti a scendere in piazza per difendere il diritto a scegliere da chi e come essere assistiti e sostenuti, per poter partecipare alla vita sociale. Senza adeguati correttivi al Piano per la Non Autosufficienza, infatti, le conseguenze saranno drammatiche, non solo in Lombardia, ma in tutto il Paese. La Lombardia, infatti, è stata la prima Regione ad applicare le indicazioni del nuovo Piano Nazionale per la Non autosufficienza 2022-2024 che alla sua entrata in vigore, comporterà un taglio di 250 euro agli assegni di cura (da 650 a 400 euro mensili), rendendo la posizione dei caregiver familiari, spesso costretti a rinunciare al lavoro e alla vita sociale per assistere i propri cari con disabilità, ancor più precaria».
Un tema, quello sollevato dalla LEDHA e dalle altre organizzazioni lombarde, rispetto al quale anche la FISH Nazionale aveva sottolineato il rischio che altre Regioni potessero muoversi secondo la medesima procedura.
«I fondi “risparmiati” – proseguono le organizzazioni lombarde – dovrebbero finanziare servizi di supporto diretto. Ma il Piano in attuazione, benché concepito con buone intenzioni, risulta incompatibile con la situazione dei servizi disponibili. Molti Comuni lombardi, infatti, hanno pubblicamente dichiarato di non essere in grado di fornire i servizi previsti dal Piano per mancanza di risorse umane e professionali, come assistenti sociali, educatori, operatori socio sanitari e assistenti alla persona. Queste risorse richiedono formazione e preparazione, e non possono essere improvvisate, nemmeno se tutte le risorse necessarie fossero disponibili».
«Sono passati quasi due mesi da quando abbiamo segnalato per la prima volta questi problemi – commentano a una voce il presidente della LEDHA Alessandro Manfredi e quello della FAND Lombardia Angelo Achilli -, ma le nostre richieste sono fino ad oggi rimaste senza risposta. Abbiamo nel frattempo compreso che le Regioni, compresa la Lombardia, potranno solo impegnarsi per attutire il danno, limitando le ricadute sulle persone con disabilità. Noi invece vogliamo essere certi che le persone con disabilità continuino a ricevere il contributo di cui hanno diritto e avere la certezza che anche le persone che presenteranno la richiesta nel corso di quest’anno possano contare su questo aiuto». (S.B.)
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