«Sulla continuità didattica per gli alunni/alunne e studenti/studentesse con disabilità si profilano novità: gli insegnanti di sostegno potrebbero restare sullo stesso posto per almeno tre anni se la famiglia lo dovesse richiedere»: è quanto si legge in «Orizzontescuola.it», che riporta le dichiarazioni rilasciate in tal senso dal ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara.
Su tale questione è in corso un acceso dibattito. Da una parte, infatti, c’è chi sostiene che questa proposta, prossima ad arrivare al Consiglio dei Ministri, come sottolineato dal ministro Valditara, sia lesiva del diritto dei docenti a scegliere se e quando vogliono chiedere un trasferimento. E tuttavia va detto che questo discorso di continuità riguarda qui i docenti supplenti il cui incarico dura un solo anno e un emendamento in tal senso al Decreto Legislativo 66/17 consentirebbe che tale incarico si protraesse fino a tre anni, su richiesta della famiglia dell’alunno. Altri sostengono che con questo provvedimento si vada a “privatizzare” il rapporto pubblico di impiego, ma in realtà la nuova norma sarebbe applicativa del principio dell’“accomodamento ragionevole” introdotto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e non ritengo quindi che si debba parlare di “privatizzazione” del rapporto di impiego: sarà infatti la famiglia a decidere se chiedere la continuità o meno, a seconda che l’alunno si sia trovato bene con quel docente. Ricordando infatti che ad oggi circa un terzo dei docenti di sostegno a tempo indeterminato non sono specializzati e che quindi quasi nessuno dei docenti supplenti lo è, un’eventuale richiesta della famiglia sembra essere pienamente corrispondente al citato principio di accomodamento ragionevole.
C’è poi un altro elemento sostanziale: questa norma, infatti, è attesa da tempo dalla nostra Federazione [FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, N.d.R.] la quale aveva elaborato una Proposta di Legge che la prevedeva. La nostra proposta, anzi, riguarda anche la continuità dei docenti a tempo indeterminato, non prevista da quella che verrà introdotta, riguardante, come detto, solo i docenti supplenti».
E ancora, sempre a proposito della nostra Proposta di Legge, in essa si parla di istituire apposite classi di concorso per il sostegno, in modo tale che vi sia una specifica scelta professionale sul sostegno, come avviene per tutte le altre discipline. Ad oggi, infatti, non esiste una cattedra di ruolo per il sostegno, ma i docenti con qualunque abilitazione possono essere nominati in ruolo, se specializzati pure nel sostegno. Attualmente, inoltre, la norma vigente obbliga i docenti entrati in ruolo su un posto di sostegno a permanervi per almeno cinque anni, talora ridotti a tre, essa, però, non assicura la continuità didattica con uno stesso alunno, ma solo sullo stesso posto, non impedendo quindi all’insegnante di chiedere il trasferimento in un’altra scuola anche dopo un anno dalla sua immissione in ruolo. Con la nostra proposta, invece, la continuità sarebbe assicurata, perché prevede che il docente di sostegno non possa abbandonare quella classe sino a quando l’alunno con disabilità non abbia completato il ciclo di due o tre anni, ad esempio della scuola secondaria inferiore o del primo biennio della scuola secondaria superiore.
Confidiamo pertanto che la nostra proposta venga presto presentata e approvata, in modo da completare adeguatamente l’attuazione del principio della continuità didattica.
Presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap); componente del Consiglio di Presidenza del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).
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