Il tema è già ben noto anche ai Lettori e alle Lettrici di «Superando.it»: «Ci sono due elementi – avevano scritto nei giorni scorsi sulle nostre pagine dalla LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – che continuano a destare la nostra grave preoccupazione, il primo dei quali riguarda l’impostazione di fondo del Piano Operativo Regionale sulla Non Autosufficienza (Delibera della Giunta Regionale n. 1669 del 2023), che deriva dal Piano Nazionale per la Non Autosufficienza. Se questo infatti non sarà modificato, il prossimo anno le persone con disabilità della Lombardia si ritroveranno nella stessa situazione di questi ultimi mesi».
«Ma la seconda e più grave criticità – avevano aggiunto dalla LEDHA –concerne i contributi previsti dal Piano per la Non Autosufficienza erogati attraverso la cosiddetta Misura B1, finalizzata a garantire la permanenza a domicilio e nel proprio contesto di vita delle persone con disabilità gravissima. Tale misura prevede l’erogazione di un buono concesso a titolo di riconoscimento per l’assistenza fornita dal caregiver familiare o da personale di assistenza impiegato con regolare contratto. Ebbene fino ad oggi la Regione Lombardia è sempre riuscita a garantire a quanti ne facevano richiesta l’erogazione di questo contributo e attualmente le persone con gravissima disabilità che beneficiano della Misura B1 sono circa 11.000. A partire da quest’anno, però, non sarà possibile accogliere nuove domande. A causa infatti della carenza di risorse disponibili, molti di quanti presenteranno domanda quest’anno rischiano di non trovare risposta. E questo per noi non è accettabile».
Sulle medesime questioni si pronunciano ora altre organizzazioni, come l’ENIL Lombardia (Rete per la Vita Indipendente in Lombardia) che ha diffuso una nota (disponibile integralmente a questo link) ove si scrive tra l’altro: «Convocati da Elena Lucchini, assessora alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari Opportunità della Regione Lombardia, per ridiscutere i tagli effettuati dal Governo e dalla Regione a discapito dell’assistenza indiretta, ossia dei contributi economici (già insufficienti) destinati ai cosiddetti caregiver familiari, ci è stato detto che verranno praticati alcuni tagli all’assistenza indiretta, aggiungendo alla stessa risorse che il Governo ha dato il suo via libera ad usare. È stato aggiunto, quindi, che già da quest’anno non sarà possibile per nuovi richiedenti accedere alle misure di assistenza indiretta, che tecnicamente prendono il nome di B1 e B2, a meno che qualcuno degli attuali fruitori ne esca (sappiamo bene che l’unica via per non aver più bisogno di quel tipo di assistenza è la morte)».
«Occorre ricordare – sottolineano da ENIL Lombardia – che questo “gioco delle 3 carte” elude la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che sancisce il diritto di scelta su dove vivere, con chi vivere e come vivere, grazie all’assistenza adeguata finalizzata all’inclusione sociale. Regione e Governo, quindi, sottraggono risorse all’assistenza indiretta per favorire e incrementare l’assistenza diretta che, quando è presentata come un obbligo, comporta disagi esistenziali agli assistiti e alle loro famiglie oltre a spreco di denaro pubblico. L’assistenza indiretta, proprio per ragioni umanitarie oltre che economiche, va promossa e non può essere tagliata a favore dell’assistenza diretta (anche quando quest’ultima necessita di maggiori risorse)».
Dal canto suo, il Comitato Uniti per l’Autismo, insieme a tante altre Associazioni, ha lanciato la campagna social B1 e B2: colpite e affondate (hashtag ufficiale #b1b2affondate; a questo link il testo integrale con cui è stata lanciata la campagna), con la quale, a proposito dei tagli in Lombardia alle Misure B1 e B2, si parla di «una scelta che colpisce un sostegno essenziale per tutti i caregiver familiari, persone che da sole, ogni giorno, assistono familiari con una disabilità grave o gravissima. Passare da un sistema di sostegno che preveda contributi ai caregiver a uno fondato su servizi offerti in forma diretta richiede non solo un passaggio graduale, ma la certezza che questi servizi vengano erogati in modo efficace, professionale, continuativo. Ad oggi l’unica certezza è che i contributi verranno ridotti».
E ancora: «Si tratta di una mossa che resta dirompente anche dopo gli ultimi incontri che hanno portato a evitare il taglio solo in parte e solo per alcuni casi. In caso poi di nuove domande è altamente probabile che queste finiranno in lista d’attesa, perché di soldi non ce ne sono. Peccato che chi vive la disabilità non la possa mettere in lista d’attesa, ma ci conviva ogni giorno».
«Insomma – concludono dal Comitato -, il quotidiano navigare dei caregiver nel tentativo di arrivare ogni sera sani e salvi in porto con la Persona di cui si prendono cura – purtroppo non divertente come il gioco della battaglia navale cui ci siamo ispirati con questa campagna – continua a essere una navigazione particolarmente difficile e osteggiata. Servono risorse, certamente, ma anche un cambio di mentalità. Adesso». (S.B.)
Ricordiamo ancora i link (questo e questo) ai quali sono disponibili i testi integrali diffusi rispettivamente da ENIL Lombardia e dal Comitato Uniti per l’Autismo. Per ulteriori informazioni: vitaindiplombardia@gmail.com; unitiperlautismo@gmail.com.