Donne caregiver in ombra, sottostimate e non riconosciute

«Le donne caregiver – scrivono dall’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica -, e in particolare quelle che assistono persone con patologie rare come la SLA, sono pilastri irrinunciabili non solo all’interno delle loro famiglie, ma per l’intera società. Dobbiamo conferire il giusto riconoscimento al loro contributo fondamentale e trovare soluzioni efficaci per alleggerirne il fardello. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte in questo cambiamento culturale che celebri e sostenga le donne caregiving, e non solo nel “giorno delle donne”»

Davide La Paglia e famiglia

Davide La Paglia, persona con la SLA, e la sua famiglia

La Giornata Internazionale della Donna è un’opportunità significativa per riconoscere l’importante ruolo delle donne caregiver, in particolare quelle che assistono persone con patologie rare come la SLA (sclerosi laterale amiotrofica). Queste donne svolgono un ruolo chiave nel fornire cura e supporto ai loro cari, dedicando molte ore alla settimana per terapie, visite mediche e compiti burocratici legati alla malattia.

Di fronte a queste responsabilità, molte donne devono conciliare il loro ruolo di caregiver con gli impegni lavorativi, una situazione particolarmente difficile e impegnativa. Nonostante gli sforzi per l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro, notevoli disparità persistono nell’àmbito lavorativo italiano. Le donne tendono ad assumersi la maggior parte delle responsabilità nell’assistenza familiare, che spesso le costringe a ridurre o abbandonare il loro lavoro. In Italia, solo il 49,4% delle donne lavora, rispetto al 62,3% degli uomini. Oltretutto, le donne sono più probabilmente impiegate in lavori a tempo parziale e ricevono stipendi inferiori rispetto ai colleghi maschi.

Numerose iniziative attualmente in corso mirano a promuovere l’occupazione femminile e a incentivare l’uguaglianza di genere nel posto di lavoro, come il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), che prevede sovvenzioni per strategie che aiutino a bilanciare carriera e vita personale. Tuttavia, le difficoltà affrontate dalle donne caregiver non riguardano solo la sfera lavorativa. Il ritmo frenetico e gli impegni pressanti possono causare stress e una riduzione del benessere fisico e mentale. Questo può portare a una perdita della loro identità e a un profondo dolore interiore. Per questo, è fondamentale che le donne caregiver si ricordino di prendersi cura di se stesse, così come fanno con i loro familiari.
Un’indagine di IPSOS ha rivelato che l’82% delle donne intervistate non ha nemmeno un’ora al giorno per se stesse, con la metà delle caregiver che non ha il tempo per controlli medici preventivi. Questo può aumentare il rischio che anch’esse diventino bisognose di assistenza.

L’elemento finanziario risulta essere un’altra questione fondamentale da prendere in considerazione. Spesso, queste donne affermano che l’aiuto economico che ricevono è insufficiente a coprire le spese quotidiane. Di conseguenza, l’arrivo a fine mese risulta spesso una sfida, costringendole talvolta ad indebitarsi per far fronte alle spese correnti.

Mentre queste coraggiose donne si battono strenuamente per riscrivere il proprio destino, molte delle loro priorità vengono sacrificate in modo eclatante. Nonostante il ruolo cruciale che svolgono nell’assistenza ai loro cari, queste donne rimangono spesso in ombra, sottostimate e non riconosciute. Queste donne meravigliose non devono più essere considerate invisibili: sono pilastri irrinunciabili non solo all’interno delle loro famiglie, ma per l’intera società. Dovrebbe essere un imperativo comune e non più procrastinabile.
Dobbiamo valorizzare la donna caregiver non solo come semplice “assistente”, ma come autentica fonte di ispirazione e guida. Dobbiamo conferire il giusto riconoscimento al loro contributo fondamentale e trovare soluzioni efficaci per alleggerire il loro fardello. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte in questo cambiamento culturale e che celebri e sostenga le donne caregiving, e non solo nel “giorno delle donne”.

Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (ufficiostampa@aisla.it).

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo