Nel tessuto sociale di ogni comunità risiede un gruppo di individui il cui lavoro resta spesso nell’ombra, ma che riveste un’importanza fondamentale per il benessere di molti: le caregiver familiari. In particolare, le donne sono spesso le protagoniste di questo ruolo, affrontando sfide e responsabilità che influenzano non solo la loro vita quotidiana, ma anche il tessuto stesso della società in cui vivono.
Le donne, per tradizione associate alla sfera della cura e dell’affetto, si trovano spesso a svolgere il ruolo di caregiver familiari, dedicando tempo, energia e risorse per assistere i propri cari. Questo impegno, seppure nobile e imprescindibile, porta con sé un peso invisibile: quello di sacrificare spesso le proprie ambizioni personali e professionali per garantire il benessere degli altri.
Oggi, 8 marzo, nella Giornata Internazionale della Donna, è importante riflettere sul ruolo fondamentale svolto dalle donne caregiver in Italia, una categoria sempre trascurata nei dibattiti sui diritti femminili e nel panorama dei movimenti di difesa delle donne.
Le statistiche dimostrano che la maggior parte dei caregiver in Italia sono donne, le quali sovente devono conciliare questa responsabilità con il lavoro e con la gestione della propria famiglia. Questa doppia o tripla giornata lavorativa mette a dura prova la salute fisica e mentale di molte donne caregiver, che si trovano ad affrontare una situazione di stress e isolamento.
Nonostante il loro ruolo cruciale nella società, le donne caregiver spesso non ricevono riconoscimenti e supporti adeguati. Sono inoltre escluse dai movimenti in difesa dei diritti delle donne, che tendono a concentrarsi su questioni come la parità di genere sul luogo di lavoro o la rappresentanza politica, trascurando le sfide incomparabili affrontate dalle donne caregiver.
In occasione di questa Giornata, quindi, è importante ricordare e celebrare proprio le donne caregiver, che con il loro impegno e dedizione contribuiscono in modo significativo al benessere e all’equilibrio delle nostre famiglie e della nostra società: occorre riconoscere il loro valore e garantire il rispetto e il supporto che meritano.
Per queste ragioni, decisioni come quelle assunte dalla Giunta della Regione Lombardia, con la recente Delibera n. 1669 del 28 dicembre 2023 [se ne legga a questo link, N.d.R.] impattano sulla condizione di queste donne, dato il ruolo significativo che rivestono, coinvolte in attività di cura non retribuite all’interno della famiglia, come principali sostenitrici nei casi di disabilità o non autosufficienza.
Lo scenario che si delinea con l’attuazione della Delibera citata e dell’annunciato ulteriore provvedimento (con insufficienti variazioni) dall’assessora regionale Lucchini, rischia di aumentare il carico di lavoro e la responsabilità delle donne, dando loro meno risorse.
La mancanza di un finanziamento stabile, il travaso di fondi da una parte all’altra e la transitorietà della soluzione proposta, che non affronta i problemi strutturali, sono le criticità evidenti del Piano per il 2024. Inoltre, l’assenza di previsioni concrete per il futuro (2025 e oltre) e la sospensione delle nuove iscrizioni alla Misura B1 sollevano seri dubbi sulla capacità dell’Istituzione di garantire adeguati servizi di supporto a coloro che si occupano quotidianamente di un familiare non autosufficiente.
Di qui la nostra campagna partita il 5 marzo scorso su tutti i social con l’hashtag #B1B2affondate e con un visual che si rifà alla battaglia navale [se ne legga a questo link, N.d.R.].
È imperativo, dunque, riconoscere il valore del lavoro di cura e garantire ogni sostegno necessario per conciliare i ruoli di caregiver familiari con altre dimensioni della vita. Investire nelle risorse e nei servizi di assistenza adeguati è cruciale per assicurare equità, dignità e libertà di scelta a tutte le donne che si trovano ad affrontare le sfide legate alla cura dei propri cari.
È essenziale rimarcare il ruolo delle donne come principali attori nel contesto della cura e della famiglia al fine di sollecitare politiche e interventi mirati a riconoscere, sostenere e valorizzare questo prezioso lavoro, a volte volontario, a volte obbligato.
Occorre promuovere la parità di genere non solo sul fronte dell’occupazione e della partecipazione sociale, ma anche nel contesto delle cure familiari. Solo attraverso un reale impegno trasversale sarà possibile creare una società più equa, solidale e inclusiva per tutte e per tutti.