Patrizia è una ragazza come tante. Allegra e spensierata, sta tornando in auto da una serata in compagnia di amici, una serata semplice, senza eccessi. È un attimo, la distrazione al cellulare e la vita cambia in maniera radicale. In una frazione di secondo da una condizione di “sana e robusta costituzione fisica”, come si diceva una volta, Patrizia si ritrova sdraiata in un letto d’ospedale, le gambe prive di sensibilità. Quando si alzerà dovrà utilizzare una sedia a rotelle per muoversi, lo dovrà fare per sempre.
È questa la trama di Oltre il buio, il cortometraggio presentato nei giorni scorsi a Borgomanero (Novara), promosso dal blog InVisibili del «Corriere della Sera.it», che si pone l’obiettivo di gettare una luce nuova sulla disabilità, per illuminare quel buio rappresentato dalle svolte imprevedibili e a volte drammatiche che l’esistenza ci riserva, svolte che impongono una reazione forte e tanta volontà.
Oltre il buio è nato da un’idea di Anna Maria Gioria, firma del «Corriere della Sera» e di «Superando.it», giornalista e scrittrice, interessata e da sempre impegnata nel sociale. Al suo fianco, un’équipe multidisciplinare composta dal carissimo amico d’infanzia di Anna Pietro Fortis, esperto di servizi tecnici editoriali, da Alessandro Chiello, che insieme a lei ha scritto e sceneggiato la pellicola, e dal regista Enrico Pietrobon. Insieme hanno incontrato l’interesse dell’Associazione Culturale CineAlpi che ha prodotto la pellicola, il supporto di numerosi sponsor, il sostegno dell’Associazione Sportiva Dilettantistica BaskinCiuff di Borgomanero, della CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà), del Ministero per le Disabilità, della Consulta delle Pari Opportunità della Regione Piemonte e della Provincia di Novara.
Conosco Anna da alcuni anni, e prima della conoscenza personale la seguivo, ne leggevo gli articoli. Con il tempo siamo diventate colleghe in InVisibili, collaborare con lei è un piacere, mi trasmette voglia di fare e fare bene, con il massimo impegno. Quando ho saputo della presentazione del cortometraggio, le ho chiesto la disponibilità per un’intervista; sapendo infatti l’intelligenza e la perizia che contraddistinguono il suo lavoro, ero certa che anche questo avrebbe meritato di essere visto e divulgato. Con lei, dunque, ripercorriamo la genesi di Oltre il buio, gli intenti che si prefigge e le tappe che lo aspettano: «Il cortometraggio è nato dalla mia volontà di persona con disabilità, per proseguire il mio impegno, iniziato da molti anni, finalizzato a comunicare la disabilità in modo propositivo, abbattendo pregiudizi e stigmi. Una nuova ottica dove la persona con disabilità viene messa al centro, considerata persona in quanto persona, e pertanto avente gli stessi diritti e doveri di tutte le altre».
Se dovessi sintetizzare lo scopo del vostro lavoro con una frase? «Porre l’accento sulla complessità della vita delle persone con disabilità per cambiare il paradigma, dandone una visione più partecipe, positiva e coinvolgente».
Ma a chi si rivolge questo cortometraggio? Pensi che possa trasmettere un messaggio anche alle persone con disabilità che stanno superando un momento difficile? «Oltre il buio ha la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica, e in particolare i giovani, facendo acquisire loro la consapevolezza che la disabilità non è qualcosa di estraneo a nessuno, ma, come succede alla protagonista, la condizione di disabilità può sopraggiungere improvvisamente a chiunque in qualsiasi momento della vita, stravolgendola repentinamente. Sintetizzando, il messaggio che si vuol far passare è che siamo tutti potenzialmente disabili. Occorre, pertanto, imparare a reagire alle eventuali avversità, cercando di riprendere in mano la propria vita, ritrovando una nuova dimensione e imparando a rispettarla, sia per se stessi, sia per chi ci è vicino».
La disabilità non è sinonimo di patologia, riguarda ogni essere umano e non soltanto una parte dell’umanità come molti pensano. Patrizia, interpretata da Sabrina Borsotti (nel cast anche Paola Campini, Sara Caprera, Daniele Primonato e Andrea La Valle) deve reinventarsi dopo l’incidente stradale, cercare una nuova autonomia. Lo fa attraversando comprensibili momenti di rabbia e tristezza, indispensabili per raggiungere una consapevolezza del presente e la speranza nel futuro. Non si scoraggia, il mondo certo è tutto diverso, o meglio è cambiata la sua prospettiva, è cambiato lo sguardo degli altri su di lei. L’ambiente non è costruito per le persone con disabilità, bisogna affrontare barriere fisiche, tangibili come quelle architettoniche, e altre culturali ancor più difficili da abbattere, la diffusa disattenzione verso determinate problematiche. «Alla base di ogni ostacolo – continua Anna -, nella nuova condizione di persona con disabilità, Patrizia deve fare i conti con un prima e un dopo. Le difficoltà più evidenti cui deve far fronte sono le barriere architettoniche, ma le più ardue da superare sono quelle psicologiche; soprattutto, come si può notare in alcuni passaggi della pellicola, è l’indifferenza delle altre persone, come se la ragazza fosse invisibile ai loro occhi. In altre situazioni, invece, deve andare oltre i pregiudizi e gli stigmi che il pensiero comune ha nei confronti delle persone con disabilità. Patrizia riesce a superare tutti questi ostacoli, accettando la situazione, che non significa certamente rassegnazione, ma, al contrario, affrontare in modo positivo e determinato la sua nuova condizione, trovando continuamente soluzioni per avere la meglio in ogni situazione. Scrivendo la sceneggiatura, Alessandro Chiello ed io abbiamo fatto in modo che le vicissitudini di Patrizia rappresentassero quelle comuni a tutte le persone con disabilità; pertanto, gli ostacoli che lei deve affrontare, sono gli stessi che incontrano tutte le persone con disabilità».
Oltre il buio è una pellicola muta, ventotto minuti dove la narrazione non è affidata alle parole dei protagonisti o ad una voce fuori campo, è un viaggio accompagnato unicamente dalla colonna sonora con musiche e canzoni originali del Gruppo Pentagrami. Perché questa scelta inusuale? «La pellicola è stata realizzata volutamente priva di dialoghi, per lasciare maggior spazio alle emozioni, e soprattutto alla libera interpretazione dei molti messaggi che offre. Le musiche inedite scritte appositamente accompagnano le immagini, alquanto suggestive ed eloquenti, per favorire la comprensione e la riflessione del valore comunicativo del cortometraggio».
Ci si può rivedere in Patrizia, ognuno a modo suo, davanti allo schermo sono proiettate anche le nostre paure in modo intenso, il messaggio è chiaro e comprensibile, nello stesso tempo declinato secondo la sensibilità dei singoli spettatori. La protagonista è una donna, per volere di Anna: «La scelta di una protagonista femminile non è causale, l’ho voluta in particolare io, perché le donne con disabilità, in ogni ambito della vita, sono molto più penalizzate degli uomini con disabilità. Sono, infatti, vittime di una doppia discriminazione, quella di genere e quella di persone con disabilità. Conseguentemente a tale discriminazione, le donne con disabilità non vengono considerate vere donne, e pertanto non vengono loro riconosciuti i ruoli di madre, partner, lavoratrici, professioniste».
Oltre il buio è un progetto che comprende un’intensa campagna di promozione e divulgazione consistente, oltreché nella proiezione della pellicola stessa, nell’organizzazione di eventi, incontri e tavole rotonde, in primo luogo nelle scuole dove sono previsti momenti di dibattito specifici per i ragazzi e le ragazze.
Dopo il debutto a Borgomanero, dunque, i promotori sono attesi a Verbania, Domodossola (Verbano-Cusio-Ossola), Cameri (Novara) e Busto Arsizio (Varese), città che hanno contribuito alla realizzazione del cortometraggio. «Nei prossimi mesi – racconta Anna – siamo già stati invitati a presentarlo in alcune località come Torino, Savona, Milano. Pensiamo, e soprattutto speriamo, che a queste se ne aggiungano molte altre. Nel contempo, Oltre il buio concorrerà nei vari cinema festival».
Una più consapevole comprensione della disabilità è quanto insegna la visione del cortometraggio, è un inno alla speranza, il lieto fine può arrivare, nonostante tutto, se si guarda la vita con occhi e cuore nuovi.
Giornalista, scrittrice, ora anche sceneggiatrice, salutiamo Anna Gioria chiedendole cosa le ha lasciato questa esperienza: «Ho voluto occuparmi, per la prima volta in modo approfondito, di una disabilità sopraggiunta nel corso della vita. Scrivendo la sceneggiatura, immedesimandomi in Patrizia, ho avuto la possibilità di riflettere sulla differenza dell’accettazione della condizione di disabilità tra chi ce l’ha dalla nascita, come la sottoscritta, e chi, invece, l’acquisisce, come nel corto. Dovendo raccontare la vita quotidiana post incidente della protagonista, ho immaginato la sua grande difficoltà ad accettare la nuova condizione, perché sussiste continuamente un confronto rispetto a un prima. Ritengo, pertanto, che per le persone con una disabilità fin dalla nascita sia più facile accettarla, perché non c’è un confronto tra un prima e un dopo, ma è sempre stato così, fa parte di sé. Convinzione che, per altro, ho sempre avuto».
Per ogni informazione accedere a questo link, ove è disponibile anche il trailer di Oltre il buio. Relazioni Pubbliche e Ufficio Stampa: Engarda Giordani Comunicazione (press1@engardagiordani.com, tel. 335 6959223, Engarda; tel. 389 648539, Antonella).
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