A Giulio Nardone, scomparso il 17 marzo, come riferiamo in altra parte del giornale, è dedicato questo bel ricordo di Maurizio Zerilli, cui ben volentieri diamo spazio.
Nel corso della nostra vita, abbiamo avuto modo di incontrare molte persone. Il più delle volte sono incontri che non creano particolare interesse. A volte, però, abbiamo la fortuna di fare conoscenza con persone che in un modo o nell’altro avranno conseguenze positive nel proseguimento della nostra esistenza.
Uno di questi incontri, per così dire fortunati, e sicuramente formativi a me è capitato di farlo nel mio percorso scolastico. Avevo 16 anni quando conobbi il mio professore di Diritto e Scienze delle Finanze, che ebbi dalla terza superiore fino al conseguimento del diploma di ragioneria. Un uomo ancora in giovane età, dal portamento elegante, ma si capiva che era anche uno sportivo. E che sportivo!
Man mano che il tempo scolastico passava ho cominciato a capire del perché il mio professore godeva di una stima che oltrepassava le mure del mio istituto scolastico e oltrepassava anche la sua giusta determinazione nei metodi di insegnamento.
Era il 1971 e il professor Nardone diede alla mia classe un compito nuovo diverso, sicuramente accattivante per dei giovani studenti. Non c’era da studiare come al solito sul libro di testo i capitoli, che con grande capacità comunicativa ci spiegava. Questa volta era un compito un po’ speciale, probabilmente innovativo, come si diceva allora e forse anche adesso “moderno” come lo era lui. Sempre con lo sguardo in avanti.
Mi ricordo che il compito speciale che ci diede era di fare una ricerca, un approfondimento su una materia che sicuramente riguardava la materia del Diritto e delle Scienze delle Finanze, ma dovevamo dare noi alunni un nostro contributo. Gli alunni che diventavano soggetti attivi, propositivi guidati dal loro docente. Che bello. Che novità coinvolgente.
Ne è venuto fuori un libro ricerca, di circa 200 pagine, che dopo 53 anni ancora conservo. Nella copertina c’è scritto il nome della scuola dove andavo, il nome della mia classe, la III A, anno scolastico 1971-1972 e il titolo della ricerca era I Sindacati e lo Sciopero.
Alla fine del libro c’era una pagina con la scritta “hanno partecipato a questa ricerca”, accompagnata dai i nomi di tutti i componenti della classe. C’era anche un capitolo intitolato Le nostre idee sullo sciopero e io e quasi tutti i miei compagni di classe scrivemmo il nostro punto di vista.
Nel corso della lavorazione della ricerca avevamo la possibilità di incontrare il nostro professore per condividere i nostri pensieri, i nostri scritti anche al di fuori dell’orario scolastico e questo oggi si direbbe che era sicuramente un valore aggiunto.
Inutile dire che tutto questo andava oltre l’attività scolastica, ma quanto era bello e coinvolgente poter lavorare ad una nostra ricerca!
E tuttavia il rapporto con il nostro professore non era solo studio. Con Giulio Nardone ho anche partecipato alla mia prima Settimana Bianca organizzata dalla scuola. Eh si, Giulio era uno sciatore provetto ed io ho fatto i miei primi passi sulla neve cominciando a sciare a spazzaneve proprio in quelle occasioni.
Una volta terminato il mio percorso scolastico, rimanemmo in contatto e lo invitai anche al mio matrimonio. Conservo ancora con grande cura il suo regalo di nozze. Ricordo che in più di un’occasione andai a trovarlo per chiedergli dei consigli.
Ho sentito Giulio Nardone fino a poche settimane fa, questa volta nella sua veste di Presidente dell’ADV, l’Associazione Disabili Visivi, per una mia richiesta di concessione di patrocinio.
Col tempo abbiamo scoperto di avere una comune amicizia con Salvatore Nocera, per gli amici “Tillo”, e non molto tempo fa io e Tillo siamo andati a trovarlo a casa.
Ciao Giulio. Grazie per tutto quello che mi hai insegnato e non solo a scuola.
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