La vita non mi ha dato la fortuna di avere figli, ma in realtà ne ho molti, la mia felicità è di conoscere bimbi e bimbe dei miei amici che mi considerano “Zio Leo”. La maggior parte di loro vivono un’esperienza di disabilità, ma nel loro cuore e nella loro anima sono più umani di molte persone che li considerano “diversi”. In realtà il non saper ascoltare, non saper vedere, non saper camminare, ha la potenza della vita, la voglia di esserci e di esistere. Se guardi negli occhi questi bimbi ti innamori subito e si dissolve la differenza.
Ricordo bene la prima volta che venni chiamato zio da un bambino autistico di 4 anni. Lui mi abbracciava e intonava una cantilena “Zio Leo, Zio Leo”. Ho vissuto quel momento come un dono. Sì, perché anche a me è capitato di non essere considerato nella vita, visto la mia “piccola disabilità”.
Essere diverso e nella mia condizione essere continuamente “protetto” mi stava stretto. Eppure, talvolta la protezione è necessaria, per esempio quando un bimbo, un anziano non è autonomo e necessita assolutamente di una persona che se ne prenda cura. La fragilità dell’altro diventa amore e sacrificio per un genitore. Donare la propria vita e i propri sogni, cadere nel vuoto eppure rialzarsi con la forza dell’amore, sì, ci si riprende con forza e maggior vigore.
Un genitore deve sempre stare attento, guardingo e porgere durante la notte un orecchio al figlio perché al minimo movimento deve riuscire a capire se è grave oppure se rientra nella normalità quel tipo di respiro, quel gesto.
Quanta gente egoista non sa come si pone un papà e una mamma in questi casi che darebbe la propria vita per donare al proprio figlio un minimo di vitalità e un minimo di confronto. Molta gente senza umanità si fa vedere accanto alle persone con disabilità, come se fossero “un trofeo”, per dire io ci sono! Quante volte ho riconosciuto questa gente attraverso sensazioni ed emozioni forti, e poi ho sentito dentro di me la considerazione falsa e ipocrita e il trattamento da elemento da esposizione e in tal senso loro possono dire «noi ci siamo, siamo accanto a te», ma non è vero… pochi fanno e aiutano. Dove stanno con la mente? Alla loro realtà di niente con loro presi dal loro ego e presunzione non sentono cosa proviamo né quanto amore doniamo.
I potenti lo hanno sempre fatto, esibire i propri trofei come risultato della loro vita, forse è meglio amare i cosiddetti trofei, ma con quel lato di umanità che ci rende tutti persone e trovare il valore nell’unicità.
Quello che mi dà forza con i miei “figli di cuore” o “nipoti”, è l’assoluta presenza del sorriso, di guardare i loro occhi. Non c’è nulla di più bello di vedere un bimbo oppure una bimba che ogni giorno fa un gesto per prendere “qualcosa” o per indicarti “un oggetto colorato”; tu hai la speranza che ci sia quel giorno in cui appaia l’arcobaleno.
Ma cosa succede, “poverino”, il giocattolo si sta rompendo, e allora cosa facciamo, «gli diamo un servizio per alleggerire la funzione dei genitori»; ma dov’è il servizio? Non esiste!
Qual è la più grande medicina per i propri cari? La presenza! Per i miei Leo, David, Noemi, Giada, Roberta non voglio che siano trattati come “malati incurabili”, ma desidero ardentemente che vengano considerate persone. Persone che hanno bisogno del sostegno familiare.
Mi rivolgo proprio a voi, quante persone siete andati a trovare, solo per obbligo istituzionale ma non per amore? Io l’ho vissuto per 60 anni questo essere considerato “speciale” ed essere trattato in modo diverso, è una delle non emozioni che ti rendono infelice. Quando cambierete ruolo, fatevi una domanda… ma non penso! Perché le cose che vi rattristano e che non fanno parte della vostra vita, saranno dimenticate, così come gli ordini dall’alto, sempre che ne siate rattristati.
Non voglio essere polemico ma conosco il percorso, ne ho incontrati tanti come voi. Le vostre esperienze con i disabili, le scelte susseguenti saranno vissute come situazioni dettate dai vostri superiori, quindi non io e come Ponzio Pilato non ne ho colpa…
Voglio dirvi ancora una cosa, quando giudicate provate a mettervi nei panni dell’altro, probabilmente vi saranno stretti. Mentre a noi i vostri abiti, staranno larghi, ma con quello che abbiamo vissuto e viviamo li possiamo adattare.
La vita dei miei figli e nipoti sono la mia felicità, mi sono battuto per loro e continuerò a battermi per la loro serenità e per la loro felicità.
Quando c’erano i trattori che protestavano, avete subito abdicato, quasi avete esaudito i loro desideri, ma noi non abbiamo mezzi per farvi “paura”, abbiamo la nostra unicità e consapevolezza nell’accudire i nostri figli. Faremo di tutto per proteggerli, è finito il tempo delle “vite indegne di essere vissute”.
Noi abbiamo dei diritti e piano piano li state togliendo, non mi e non ci fermeremo… «Dobbiamo risolvere i problemi commessi negli anni precedenti, e quindi dove li prendiamo i soldi»? Dal Fon do Nazionale Non Autosufficienza, per darci poi dei servizi inesistenti e costosi?
Volete “alleggerire i caregiver”, la maggior parte dei genitori che dedicano la vita ai miei figli e ai miei nipoti, dovete e dico dovete ritornare come prima, anzi con l’aggiunta della variabile ISTAT. Io sarò vicino in difesa, come fanno gli animali con i propri cuccioli.
Non siamo soli e non abbiamo paura a rivolgerci all’ONU, al TAR, al “Mediatore Europeo della Disabilità”, al Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, facendovi fare una figura oltremodo spiacevole. Ve la prendete sempre con i più piccoli: per me è una base di scherzo, per voi sarà la vostra umiliazione.
Non si può essere Assessori o Ministri della Disabilità senza avere le competenze, e appoggiarvi sul Governo per chiedere cosa fare: il Governo dirà che non ci sono fondi perché li destineremo ad altri errori commessi in passato…
Avete promesso il cambio della Legge Fornero: peggiorata! Ci sono strade e ponti che crollano, e volete fare un ponte costruito sulle idee…
Io non ho un partito di riferimento, ho i miei ragazzi e non li abbandono, anzi non li abbandoniamo, ma ricordatevi: se un fiore sta morendo di sete, non lo porto sotto il sole lontano dalla sua ombra.
Qualcuno di voi è laureato, mi viene in mente Rita Levi Montalcini, se non rimpiangesse il fatto di non aver avuto figli. Sua risposta impeccabile: io ne ho avuti moltissimi di figli. Tutti quelli che grazie ai miei lavori e alle mie ricerche, si sono appassionati alla vita del prossimo.
Il 19 marzo è stata anche la mia Festa del Papà!