Il 26 marzo, in Consiglio dei Ministri, è stato approvato il cosiddetto “Decreto Semplificazioni”, che avrà importanti ricadute anche sul sostegno agli alunni e alle alunne con disabilità e sulla loro continuità didattica. Tale Decreto, infatti, all’articolo 16, prevede la priorità per i docenti con specializzazione nell’attribuzione delle cattedre di sostegno. Mi verrebbe da dire: era ora!
I docenti in possesso del titolo di specializzazione per il sostegno che abbiano svolto una supplenza annuale o fino al 30 giugno, dunque, avranno la precedenza assoluta nella conferma sul medesimo posto l’anno successivo.
Inoltre, sempre il “Decreto Semplificazioni”, e sempre al fine di garantire la continuità didattica, dispone che, su richiesta delle famiglie, i docenti precari, anche senza specializzazione, che abbiano svolto almeno tre anni di servizio su posto di sostegno o che siano stati chiamati da GaE/GPS [Graduatorie a Esaurimento/Graduatorie Provinciali di Supplenza, N.d.R.], potranno essere confermati nelle supplenze al 30 giugno, potendo usufruire di un punteggio aggiuntivo.
Tale misura, in sostanza, rappresenta il primo passaggio che fa da “trampolino” all’imminente modifica ministeriale del Regolamento delle Supplenze, in modo da consentire la conferma dei docenti precari sui posti ricoperti per tutta la durata del ciclo scolastico frequentato dagli studenti con disabilità loro affidati, nel pieno accordo fra le famiglie e le istituzioni scolastiche.
E tuttavia, nonostante le suddette novità del “Decreto Semplificazioni” e le prossime modifiche del Regolamento delle Supplenze vadano finalmente nella “sacrosanta” direzione di assicurare una maggiore continuità didattica agli studenti e alle studentesse con disabilità, a mio modesto avviso, senza il definitivo passaggio dei docenti per il sostegno nell’organico di diritto e senza un piano “a lungo termine” di assunzione degli insegnanti specializzati soprattutto nelle Regioni del Sud, risulterà impossibile ottenerla pienamente.
Per non parlare dell’obbligo di permanenza dell’insegnante specializzato di ruolo per l’intero ciclo d’istruzione seguito dal suo alunno con disabilità (scuola dell’infanzia, scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado). Ma questa è un’altra triste storia che sta rischiando di far diventare una sorta di “sogno proibito” tale civilissimo obiettivo inclusivo, da sempre rivendicato dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Solo infatti realizzando concretamente le tre condizioni strutturali di cui sopra, pertanto, sarà possibile garantire un’effettiva continuità didattica e realizzare a pieno l’inclusione scolastica degli alunni/alunne e studenti/studentesse con disabilità del nostro Paese.