Donne, anziane e con disabilità: una tripla invisibilità

Varie testate hanno riportato la vicenda, accaduta in provincia di Bologna, di quattro donne anziane interessate da decadimento cognitivo che avrebbero subito violenze sessuali da parte di un operatore della casa di riposo di cui sono ospiti. «Riflettendo su tale vicenda e su come ne hanno parlato gli organi d’informazione – scrive Simona Lancioni -viene da pensare che se in generale le donne con disabilità hanno un problema di visibilità, giacché la loro identità di persone con disabilità tende a sovrastare e occultare quella di genere, l’essere anziana prevale sulle altre due»

Donna anziana con le mani sul visoNei giorni scorsi varie testate hanno riportato la vicenda, accaduta in provincia di Bologna, di quattro donne anziane interessate da decadimento cognitivo che avrebbero subito violenze sessuali da parte di un operatore della casa di riposo di cui sono ospiti. Quelle che seguono sono alcune considerazioni sul modo in cui la vicenda è stata trattata nelle testate in questione e anche sulle (mancate) prese di posizione riguardo ad essa.

Queste le fonti: Bologna, stupra quattro anziane tra 80 e 96 anni nella casa di riposo dove lavora e filma le violenze, questo il titolo dell’articolo a cura di Biagio Chiariello pubblicato da «Fanpage.it» il 25 marzo. Stupra 4 anziane tra 80 e 96 anni nella casa di riposo, arrestato operatore socio-sanitario di 44 anni, titola invece «Il Messaggero» lo stesso giorno. È a firma di Noemi di Leonardo il testo pubblicato «BolognaToday» dal titolo Abusa di 4 anziane in casa di cura e filma le violenze (anche qui, stessa data). Risulta invece datato 26 marzo l’articolo pubblicato nella cronaca di Bologna del «Resto del Carlino» dal titolo Choc in una casa di riposo. Violenza su quattro ospiti. Operatore arrestato. Terrificante: stupra anziane e manda i video a un’altra donna, questo, infine, il titolo scelto da «News Mondo» per l’articolo del 25 marzo di Carmen Pennisi.

Dunque, un uomo italiano di 44 anni, secondo alcune fonti, o di 46, secondo altre, avrebbe agito violenza sessuale nei confronti di quattro ospiti di una casa di riposo della provincia di Bologna.
Le vittime sono donne anziane fra gli 80 e i 96 anni, tutte interessate da un decadimento cognitivo più o meno accentuato e incapaci di reagire. L’uomo le avrebbe palpeggiate, anche nelle parti intime, avrebbe filmato le violenze e avrebbe inviato i video ad un’altra donna, una signora di Imola di 53 anni, che ha sporto querela presso la Polizia di Imola facendo emergere il caso.
Anche quest’ultima, inizialmente amica dell’uomo, è poi divenuta vittima di atti persecutori, con telefonate insistenti, messaggi audio minacciosi e, appunto, due filmati che mostravano le violenze ai danni di due delle ospiti della casa di riposo.
A seguito delle risultanze delle indagini effettuate dalla Polizia di Imola, la Procura ha ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari che l’uomo venisse arrestato e condotto in carcere a Bologna. Costui deve rispondere di violenza sessuale nei confronti delle quattro ospiti della casa di riposo, di atti persecutori nei confronti della signora di Imola e di illecita diffusione di immagini sessualmente esplicite.
Secondo alcune fonti l’aggressore sarebbe formalmente incensurato, ma con procedimenti penali pendenti per lesioni, percosse e maltrattamenti in famiglia. Alcune fonti riportano che sia un “soggetto psichiatrico”. Le violenze sessuali ci sarebbero stato quando l’uomo era impiegato nella casa di riposo, prima come operatore socio-sanitario e successivamente come addetto alle pulizie, e dunque nel periodo antecedente a luglio 2023, quando è stato licenziato. Al momento non è chiaro se il licenziamento sia connesso agli episodi di violenza.

Le vittime di violenza sessuale sono donne, hanno una disabilità, sono anziane, ma in nessun articolo si parla di discriminazione multipla risultante da tre fattori: genere, disabilità ed età avanzata. Inoltre, nessun articolo evidenzia il tema dell’istituzionalizzazione delle persone con disabilità (anziane o meno), né mette in connessione le violenze con essa, un aspetto che invece è ben chiaro nelle Linee Guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza pubblicate dal Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità nel settembre 2022 (e disponibili a questo link). La circostanza, poi, che alcune testate abbiano riportato che l’uomo sarebbe un “soggetto psichiatrico” va ad alimentare lo stigma nei confronti delle persone con disabilità psichiatrica, suggerendo che esse siano violente, mentre più frequentemente sono loro ad essere vittime di violenze agite da persone senza alcuna disabilità. Questo riferimento, inoltre, rafforza anche il pregiudizio che attribuisce i comportamenti violenti a soggetti distinti dalle persone comuni – stranieri, persone con disabilità psichiatrica, appartenenti a particolari gruppi (come le persone indigenti e poco istruite, ecc.) –, mentre tutti i dati in tema di violenza mostrano chiaramente la trasversalità del fenomeno rispetto a qualsiasi tipo di appartenenza.

II 26 marzo vari soggetti impegnati nel settore della disabilità, e anche la presente testata, hanno opportunamente preso posizione riguardo ad un’altra vicenda, quella accaduta ad Imperia, nella quale otto operatori sociosanitari impiegati in una residenza protetta per persone con disabilità sono stati indagati per aver picchiato alcuni degenti (a questo link l’articolo dell’«ANSA»), ma non sembra che questi soggetti abbiano fatto altrettanto per le donne con disabilità di Bologna, sebbene anch’esse abbiano subito violenza all’interno di una struttura residenziale. Viene quindi da pensare che se in generale le donne con disabilità hanno un problema di visibilità, giacché la loro identità di persone con disabilità tende a sovrastare e occultare quella di genere, l’essere anziana prevale sulle altre due.
La donna anziana con disabilità non è considerata donna e neppure una persona con disabilità, abita cioè un altro spazio di invisibilità, quello più trasparente di tutti. Questo fenomeno ha un nome, si chiama ageismo, e sarebbe nostro interesse occuparcene prima di “cascarci dentro”.

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo di riflessione è già apparso. Viene qui ripreso, con minime modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.

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