Chi scrive ha partecipato ad un incontro online sulla “cattedra mista” (o “cattedra inclusiva”) sostitutiva delle ore di sostegno, frutto di una recente Proposta di Legge nella quale si prevede che tutti i docenti in servizio e futuri debbano dividere la propria cattedra, nella quale sono abilitati in due, destinandone una metà all’insegnamento della propria disciplina e l’altra metà al sostegno didattico agli alunni con disabilità.
Al citato incontro (di cui è disponibile la registrazione a questo link) abbiamo partecipato in quattro: il dottor Massimo Nutini, che ha illustrato la sudetta Proposta di Legge, il sottoscritto, che ha formulato delle osservazioni sull’ipotesi di tale cattedra, l’ispettore scolastico Raffaele Iosa, che ha controdedotto le mie osservazioni difendendo la Proposta di Legge, sostenendo (giustamente) l’importanza del valore pedagogico-educativo del sostegno didattico contro una recente deriva burocratica dell’inclusione e il giornalista Renzo Giannantonio, che ha coordinato l’incontro.
Ora, dopo avere riflettuto sui contenuti del webinar, svoltosi con la massima libertà e correttezza tramite la radio dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), vorrei qui aggiungere qualche altra osservazione.
Durante l’incontro avevo accennato all’impossibilità di realizzazione pratica della “cattedra mista”, per l’impossibilità di specializzare tutti i circa 800.000 docenti italiani, per l’alto costo di tale operazione, nonché per l’impossibilità delle università di organizzare una seria specializzazione di tanti docenti, sia pure in un lungo periodo di tempo. Qui di seguito, dunque, propongo una serie di altre mie perplessità.
° Dovendo tutti i docenti destinare mezza cattedra al sostegno, sarà necessario che si riesca ad incastrare l’orario di tutti: infatti gli insegnanti hanno orari diversi per le singole discipline e molti svolgono il loro lavoro su più classi e talora su più scuole.
° Le ore di sostegno assegnate a ciascun alunno si debbono calcolare tenendo conto che esse devono essere effettuate da almeno due docenti per ogni classe; infatti, l’ipotesi che vi siano nella stessa classe due docenti che hanno la cattedra disciplinare per diciotto ore ciascuno, di cui 9 ore di ciascuno destinate al sostegno, è rara; molto più spesso le ore di sostegno assegnate a ciascun alunno dovranno essere svolte da più docenti, tenendo conto che molti docenti hanno poche ore in ogni classe. Di conseguenza ogni alunno con disabilità avrà più docenti che svolgono l’attività di sostegno, il che potrebbe determinare un po’ di confusione nella mente degli alunni e forse anche di disorientamento. Il disorientamento, inoltre, potrebbe ulteriormente crescere se, come purtroppo succederà, vi saranno docenti che chiederanno il trasferimento o che andranno in quiescenza, facendo quindi venir meno la loro continuità didattica.
° La Proposta di Legge sulla “cattedra mista” prevede che l’attività di sostegno per tutti i docenti sia obbligatoria; ciò collide con la libertà di insegnamento: infatti non è detto che a tutti i docenti disciplinari piaccia svolgere l’attività di sostegno didattico, mentre tutti i docenti disciplinari sono tenuti nelle nostre scuole a prendersi in carico del progetto inclusivo, “sostenuti” dai colleghi di sostegno.
Quello della scelta della propria professione è un problema serio. Infatti la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha predisposto una Proposta di Legge sulla continuità didattica dei docenti di sostegno, che prevede l’istituzione di apposite classi di concorso per ciascun grado di istruzione, proprio per evitare che l’attività di sostegno venga scelta solo per opportunità, quale ad esempio una maggiore facilità ad entrare in ruolo o l’avvicinamento al proprio domicilio. In tale Proposta di Legge, mentre si prevede l’ingresso in questa nuova cattedra per tutti i docenti in servizio al momento dell’entrata in vigore della norma, si consente altresì a tutti quelli che svolgono attività di sostegno di optare per la cattedra nella quale sono abilitati, garantendo così la libertà di scelta professionale.
° Sempre la citata Proposta di Legge della FISH prevede che per accedere alle cattedre di sostegno i docenti debbano avere una specializzazione biennale per una formazione più profonda di quella attuale (annuale) che non soddisfa moltissime famiglie, data la complessità di molte disabilità, specie quelle intellettive e legate all’autismo. Oggi viviamo infatti un paradosso: quando le specializzazioni erano “monovalenti”, cioè ciascuna per singole disabilità (ciechi, sordi ecc.), esse avevano un percorso formativo di due anni ciascuna; oggi che sono “polivalenti”, cioè destinate ognuna a preparare per l’inclusione di tutti gli alunni con disabilità, esse hanno un percorso formativo annuale. Ovviamente questa necessità di maggiore approfondimento dovrebbe essere presa in considerazione anche dai sostenitori della “cattedra mista” e qualora ciò non fosse previsto, le mie perplessità aumenterebbero ulteriormente.
° Ancora la Proposta di Legge della FISH prevede pure una formazione iniziale (non specializzazione) sulla Pedagogia e le Didattiche Speciali per tutti i docenti disciplinari, in attuazione della Legge 79/22, sull’anno abilitante successivo alla laurea per i docenti delle scuole secondarie. Sino ad oggi nessuna norma prevedeva l’obbligo di formazione dei docenti su come si debba insegnare. Ciò ha reso molto problematica l’inclusione in tali ordini di scuola e conseguentemente tali docenti hanno sempre più delegato il progetto inclusivo ai soli insegnanti di sostegno. La FISH ha notato però che dei 60 Crediti Formativi Universitari di tale abilitazione, solo alcune unità sono riservate alla Pedagogia e alla Didattica Generali e Speciali. Per questo ne ha chiesto l’aumento tramite la propria Proposta di Legge.
° Personalmente condivido invece della Proposta di Legge sulla “cattedra mista”, oggetto delle mie riserve, la previsione di gruppi di docenti specializzati presso i CTS (Centri Territoriali di Supporto all’Inclusione), per consulenze anche itineranti a livello di àmbito territoriale. E condivisibile è pure la previsione nella medesima Proposta di Legge di gruppi pedagogici territoriali per un coordinamento territoriale dei progetti inclusivi.
A questo punto mi auguro che queste mie osservazioni possano trovare delle risposte durante la giornata di studio e confronto denominata Esperienze di cattedra inclusiva, che i promotori della Proposta di Legge sulla “cattedra mista” terranno nel pomeriggio del 9 aprile a Roma presso il Teatro Aurelio, con la presentazione di esperienze di “cattedre miste” realizzate in alcune scuole. Le mie obiezioni e quelle di altri troveranno risposte in quell’interessante evento? [sull’incontro del 9 aprile a Roma si legga anche a questo link, N.d.R.].
E per concludere vorrei dire che questi miei interventi critici sono simili a quelli che vengono mossi – secondo il Diritto Canonico – dall’“avvocato del diavolo”, cioè il contraddittore al “Promotore” delle cause di beatificazione dei santi. Il Promotore, infatti, illustra tutte le virtù del beatificando, mentre l’avvocato del diavolo lo incalza con l’elenco dei presunti peccati. Egli svolge, in sostanza, un ruolo simile a quello che nei nostri processi è affidato al Pubblico Ministero.
Il contraddittorio è il sale della democrazia e a chi scrive è stato sempre utile per migliorare le proprie proposte. Se fosse utile nello stesso modo anche per la Proposta di Legge sulla “cattedra mista”, spero che gli amici promotori non me ne vogliano per queste mie “osservazioni diaboliche”.