L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato lo scorso anno che le persone con Long Covid in Europa siano 36 milioni, compresi anche malati pediatrici. Il Long Covid è una condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un’infezione acuta da SARS-CoV-2. Si manifesta con astenia (il sintomo documentato con maggiore frequenza), anoressia, debolezza muscolare, febbre recidivante, dolori diffusi, mialgie, artralgie e generale peggioramento della qualità della vita.
L’11 aprile sarà in un certo senso una giornata “storica”, se è vero, infatti, che per la prima volta lo Stato italiano dialogherà con i pazienti Long Covid, la prima da quando iniziò la pandemia quattro anni fa e proprio l’Italia fu il Paese che per primo in Europa dovette affrontare la complessità del Covid-19.
La Rete Long Covid presenzierà la plenaria a Palazzo Madama a Roma, con una rappresentanza di pazienti, le loro famiglie e amici con cartelloni e t-shirts realizzate da Berlin Buyers Club. Parteciperanno anche altre Associazioni di malati cronici, disabilità e autismo, tra le quali BisTer.it (Cannabis Terapeutica Catania), Comitato Pazienti Cannabis e Disability Travel Blogger.
A guidare la delegazione sarà Francesca Lo Castro, portavoce della Rete Long Covid Italia e membro fondatore dell’Associazione Long Covid Support nel Regno Unito, insieme ad una rappresentanza dei membri fondatori.
La Rete Long Covid è nata un anno fa e da tempo, con grandi sforzi, i fondatori di essa cercano di portare alla luce i gravi disagi di chi soffre di Long Covid.
«Superando» è in contatto con Francesca Lo Castro e presto su queste stesse pagine ne verrà pubblicata un’ampia intervista ove ci racconterà cosa significhi convivere con questa patologia nuova e ancora poco conosciuta anche dei medici.
In Italia non si è svolto alcun monitoraggio nazionale, né raccolta dati, mancano evidenze sul supporto medico-sanitario presente sul territorio e l’efficacia del “Centri Long Covid”. Non esiste neanche un codice che permetta ai medici di codificare appunto il paziente con questa sindrome secondo l’ICD (International Classification of Diseases). «Il Covid-19 – dicono dalla Rete – ci ha molto debilitati e tanti sono diventati disabili e malati cronici. Il Long Covid ha un impatto devastante sulla vita personale, sociale ed economica dei pazienti, i caregiver e le loro famiglie. Tanti di noi hanno perso il lavoro, la casa, i familiari e gli amici. La salute ci è stata rubata dal virus, e ci sentiamo abbandonati dalle Istituzioni», spiegano gli aderenti alla Rete Long Covid Italia». «Quello che chiediamo – aggiungono – è di essere ascoltati, supportati e coinvolti attivamente nelle decisioni politiche, sanitarie e lavorative. Siamo stanchi di essere considerati malati immaginari e invisibili e chiediamo riconoscimento».
La Rete Long Covid Italia chiede dunque che lo Stato riconosca il Long Covid come sindrome cronica e debilitante; che investa nella ricerca, nelle collaborazioni internazionali e negli studi clinici sul territorio; che offra supporto per i pazienti e le loro famiglie in àmbito sociale, lavorativo e scolastico; che dia accesso equo a test diagnostici e terapie di supporto; che coinvolga i pazienti nella ricerca e nei tavoli di lavoro istituzionali.
Ericka Olaya Andrade, co-fondatrice della Rete e affetta da Long Covid da quattro anni in seguito a un infortunio sul lavoro causa Covid, è attiva sui media italiani e internazionali, dando testimonianza e lottando per fare riconoscere i diritti e le tutele essenziali, come il diritto alla vita e alla salute. «Abbiamo contattato vari Enti italiani – spiega lei stessa – tra cui l’Istituto Superiore di Sanità, ospedali, ricercatori e cosiddetti “Centri Long Covid”. Ad oggi non esiste una stima del numero di pazienti con sindromi Long Covid in Italia, non sappiamo quanti hanno sviluppato disabilità e malattie croniche, né sappiamo l’efficacia delle terapie offerte dai “Centri Long Covid”».
«Troppo spesso – sottolinea dal canto suo Francesca Lo Castro – i sintomi del Long Covid vengono minimizzati e sminuiti a “problemi psicosomatici, di ansia o depressione”. L’abilismo e il gaslighting medico (termine anglosassone che descrive il condizionamento e lo sminuire dei sintomi e della condizione fisica e psicologica del paziente, spesso riducendo lo stato di salute a problemi di ansia o depressione) di cui sono preda i pazienti e le loro famiglie devono essere abbattuti come fossero barriere architettoniche. Denunciamo chi nega il diritto alla vita, a terapie antidolorifiche quali la cannabis medica e a chi specula sui più fragili e disperati. Denunciamo il totale abbandono delle Istituzioni, dei media e della società civile».
Sostenuta e fondata da pazienti, la Rete Long Covid Italia ha lanciato la propria comunità online il 5 aprile scorso e combatte affinché il Long Covid venga riconosciuto come sindrome invalidante con andamento cronico e debilitante. Per iscriversi e seguire la diretta della plenaria a Palazzo Madama dell’11 aprile (ore 16.30), accedere a questo link.
Contatti: sito www.retelongcovid.it; Press: retelongcovid.press@gmail.com; Testimonianze: https://linktr.ee/rlcit; Alleati: Long Covid Support, Berlin Buyers Club, Associazione BisTer, Associazione Cannabis Medica; Ufficio Stampa del Senato: luisa.delprete@senato.it.
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