Ora tocchi agli assistenti all’autonomia e alla comunicazione e ai tiflologi!

«Da pedagogista – scrive Gianluca Rapisarda -, saluto con favore l’approvazione al Senato del Disegno di Legge che istituisce l’Ordine delle Professioni Pedagogiche ed Educative, riconoscimento atteso da decenni. Sull’onda lunga di tale conquista legislativa ed educativa, quel Disegno di Legge può rappresentare l’occasione “buona e giusta” per procedere speditamente e senza più indugi con il riconoscimento anche del profilo delle altrettanto indispensabili e strategiche figure educative dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione e, per gli alunni con disabilità visiva, del tiflologo»

Assistente all'autonomia e alla comunicazione al lavoro con un bimbo con disabilità

Un’assistente all’autonomia e alla comunicazione al lavoro con un bimbo con disabilità

Da pedagogista, saluto con grande favore la recente approvazione da parte del Senato del Disegno di Legge n. 788 (Disposizioni in materia di professioni pedagogiche ed educative) che, regolamentando quanto già disposto dalla Legge 205/17, istituisce l’Ordine delle Professioni Pedagogiche ed Educative. Si tratta di un riconoscimento atteso da decenni, che sancisce il ruolo fondamentale di pedagogisti ed educatori socio-pedagogici nella società.
Sull’onda lunga di tale conquista legislativa ed educativa, chi scrive è convinto più che mai che il predetto Disegno di Legge possa rappresentare l’occasione “buona e giusta” per procedere speditamente e senza più indugi con il sacrosanto e civilissimo riconoscimento anche del profilo delle altrettanto indispensabili e strategiche figure educative dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, come tra l’altro previsto dall’articolo 3 del Decreto Legislativo 66/17 e, per gli alunni con disabilità visiva, del tiflologo.
Infatti, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione e i tiflologi, nell’attuale congiuntura caratterizzata dalla diffusa fragilità ed emergenza educativa e in virtù della loro mission specialistica, non possono più permettersi il lusso di essere ignari delle nozioni più attuali di Pedagogia e Didattica Speciale e la loro formazione non può restare affidata al caso o all’autoformazione rapportata a un’offerta sporadica e spesso d’incerta matrice, che li fa permanere in uno stato di perenne “limbo” e precarietà occupazionale ed economica.

Proprio per tale motivo, lo scrivente, quale a suo tempo già direttore scientifico nazionale dell’IRIFOR (l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI), su proposta del suo predecessore, il compianto Luciano Paschetta, aveva ipotizzato la sottoscrizione di convenzioni tra esso e le Università italiane eventualmente interessate, per sortire lo storico traguardo dell’attivazione di Master Universitari di Primo Livello per Educatori all’Autonomia e alla Comunicazione per persone con disabilità sensoriale e di Secondo Livello per Pedagogisti esperti in Scienze Tiflologiche. Il mio auspicio è che quella “lungimirante” proposta formativa possa rappresentare un modello nazionale da esportare all’intero mondo scientifico e a tutti i principali Atenei del nostro Paese. Ma per avere una loro “credibilità e spendibilità” in termini occupazionali, occorre che tali due figure siano riconosciute dal sistema.
In tal senso, non bisogna “confondere” i nostri interlocutori politici e del mondo scientifico, proponendo denominazioni che siano “aleatorie” o poco organiche al presente sistema educativo e formativo italiano. Ecco perché è fondamentale che la proposta del riconoscimento delle due figure educative dell’Educatore alla Comunicazione e del Pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche, anche e soprattutto dal punto di vista “nominale”, oltreché naturalmente dal punto di vista formativo, sia compatibile e omogenea con quella della Legge 205/17 e, in special modo, con quella del Disegno di Legge n.788 appena approvato definitivamente dal Senato, dovendosi incardinare perfettamente al proprio interno e con la sua previsione di istituire le figure dell’Educatore Socio-Pedagogico e del Pedagogista. Forse chissà, in siffatto modo, potremmo ritrovare quell’autorevolezza scientifica che in questi decenni ci è mancata, facendo entrare la Tiflologia a pieno titolo all’interno delle aule universitarie e ottenendo un’apposita laurea specialistica in Scienze Tiflologiche.

Al riguardo, rivolgo un ulteriore accorato appello al presidente della Federazione FISH Vincenzo Falabella e al mondo della politica, affinché recepiscano tale mia proposta, facendo sì che l’obiettivo ambizioso da sempre inseguito e mai raggiunto di un’inclusione davvero di qualità, garantita dall’intero contesto e non solo dal docente per il sostegno, possa diventare finalmente realtà.
Solo facendo squadra e mettendo in comune e armonizzando le nostre proposte normative e formative con quelle degli altri (se didatticamente valide ed efficaci), potremo vincere la difficile sfida di un’inclusione migliore per i ragazzi e le ragazze con disabilità del nostro Paese.
Sottolineare oggi l’importanza dell’Educatore alla Comunicazione e del Pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche, significa infatti riaffermare e riproporre finalmente la necessità della specificità tiflologica per un proficuo processo di inclusione degli allievi con minorazione della vista del Terzo Millennio.

Dirigente scolastico del Convitto Nazionale G. Piazzi di Sondrio (dirigente.gpiazzi@cnpiazzisondrio.edu.it).

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