L’87^ sessione del Comitato che monitora la CEDAW (Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna), si è svolta a Ginevra dal 29 gennaio al 16 febbraio scorsi.
Nella giornata del 1° febbraio, vi è stato l’incontro di dialogo costruttivo tra il Comitato stesso e la delegazione del Governo italiano: il dialogo con i Comitati ONU, infatti, viene sempre descritto e visto come un “dialogo costruttivo” che intende favorire una sempre migliore applicazione dei Trattati.
Il FID (Forum Italiano sulla Disabilità) si è sempre occupato di monitorare l’attuazione dei trattati internazionali in Italia, con il supporto dell’IDA, l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità e dell’EDF, il Forum Europeo Sulla Disabilità. Negli ultimi quattro anni il FID ha inviato diversi contributi scritti: nel 2020 al Comitato della Convenzione contro la Tortura (CAT) e della Convenzione sui Diritti Economici Sociali e Culturali (CESCR); nel 2021 al Comitato CEDAW; nel 2022 sempre al Comitato CESCR; nel 2023 al Comitato degli Stati Parte della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul). Ha fatto inoltre pervenire, alla fine dello scorso anno, il Rapporto alternativo al Comitato CEDAW.
Per le sessioni di lavoro del Comitato CEDAW del 2024, abbiamo avuto anche il supporto dell’organizzazione IWRAW Asia Pacific, organizzazione non governativa (ONG) che supporta il Comitato CEDAW e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) nel facilitare la partecipazione di gruppi di donne/ONG al processo di revisione della CEDAW.
Esistono diversi modi in cui le organizzazioni non governative possono condividere le loro riflessioni sull’attuazione della CEDAW nei Paesi in esame, evidenziare le questioni che destano preoccupazione, suggerire domande alle delegazioni governative su questioni specifiche e influenzare le raccomandazioni formulate dallo stesso Comitato CEDAW. Si tratta di:
° Presentare un proprio rapporto alternativo al Comitato CEDAW.
° Presentare un rapporto pre-sessione, avendo così l’opportunità di inviare al Comitato CEDAW informazioni aggiornate, nonché di fornire informazioni alternative per costruire la lista di questioni e domande del Comitato stesso a cui lo Stato Parte deve rispondere.
° Impegnarsi direttamente con il Comitato CEDAW in occasione dell’esame dello Stato Parte, tramite incontri pubblici informali tra il Comitato e le ONG che hanno presentato un Rapporto, oppure con un briefing privato con il Comitato, prima dello svolgimento del Dialogo Costruttivo con lo Stato Parte.
È evidente, quindi, quanto sia utile e interessante il lavoro di preparazione, perché costituisce un percorso intenso di analisi di quanto ufficialmente il proprio Paese ha pubblicato e dichiarato rispetto all’applicazione di quella Convenzione per la quale è sotto esame. Successivamente a tale analisi, le organizzazioni della società civile lavorano alacremente con l’obiettivo di rendere consapevole il Comitato dei punti critici del Rapporto Governativo, ponendo le basi del dialogo costruttivo tra Comitato e Stato Parte.
Per quanto riguarda la presenza a Ginevra del FID e delle altre organizzazioni non governative che hanno sottoposto al Comitato CEDAW un rapporto, va sottolineato il grande lavoro di raccordo, agevolato da IWRAW e IDA, attraverso incontri formali e informali con il Comitato stesso, al fine di coordinare e rendere efficaci le osservazioni e le riflessioni presentate nei rapporti. Si sono in tal modo condivisi obiettivi strategici e metodologici, evitando così contrapposizioni e sovraesposizioni che avrebbero rischiato di generare confusione.
Gli incontri con il Comitato CEDAW si sono svolti in presenza il 29 gennaio, durante l’incontro pubblico con le organizzazioni della società civile (OSC) e il 31 gennaio, nel corso dell’incontro privato con le OSC. Nei tre minuti a sua disposizione durante l’incontro del 29 gennaio, il FID ha illustrato le proprie preoccupazioni prioritarie ovvero:
* L’assenza delle donne con disabilità nel Piano Strategico Nazionale sulla Violenza Maschile contro le Donne.
* Le barriere di accesso alla giustizia in particolare per le donne, specialmente quelle private di capacità giuridica.
* La mancanza di dati sulla presenza di ragazze e donne con disabilità migranti nella Rete SAI (Sistema Accoglienza Integrazione).
Molto più tempo si è avuto nell’incontro del 31 gennaio, dove tutte le organizzazioni della società civile hanno potuto dialogare direttamente con le componenti del Comitato e con la Relatrice per il Paese (Country Rapporteur).
Grazie al lavoro di condivisione e di coordinamento tra loro, le organizzazioni presenti hanno potuto rispondere, senza sovrapporsi, alle domande specifiche poste dal Comitato sui punti critici del Rapporto Governativo, al fine di preparare domande pertinenti alla delegazione governativa. Dal canto suo, il FID ha potuto riprendere e approfondire il discorso sul tema della violenza, sulla violazione dei diritti di salute sessuale e riproduttiva e sulla mancanza di accessibilità dei relativi servizi, sulle barriere all’accesso alla giustizia, sulle conseguenze a seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio in riferimento ai Fondi destinati alle persone con disabilità, sul lavoro e l’occupazione e sul rischio di povertà delle donne con disabilità lavoratrici e delle madri di persone con disabilità.
Grazie al supporto dell’IDA, il FID ha ottenuto due incontri personali con altrettante componenti del Comitato, con le quali ha potuto approfondire ancora di più gli argomenti sollevati.
L’impressione finale e generale delle OSC è stata quella che, nonostante la grande mole di materiale ricevuto, le componenti del Comitato abbiano dimostrato di averlo letto e interiorizzato.
Il dialogo costruttivo tenutosi il 1° febbraio si è protratto per sei ore complessive di serrato confronto tra il Comitato e la delegazione del Governo italiano, costituita da 35 componenti più 2 interpreti e guidata dal Presidente del CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti Umani). Impressionante il fuoco di domande, articolo per articolo, che sono state poste alla Delegazione.
Da sottolineare che le componenti del Comitato CEDAW hanno dimostrato di avere un’adeguata conoscenza sia del Rapporto Governativo che dei Rapporti delle Organizzazioni, come il FID, di cui hanno tenuto conto nel produrre le domande. Domande molto concrete che avrebbero richiesto risposte altrettanto concrete. Purtroppo, su molti passaggi è stata notata la fatica nel rispondere adeguatamente, in particolare nel descrivere non solo le azioni e le misure adottate negli specifici àmbiti di applicazione della CEDAW, ma, soprattutto, nell’esibire i risultati degli eventuali monitoraggi di efficacia delle politiche, dei programmi, delle azioni e delle misure descritte. Alla delegazione governativa, su tali passaggi, è stato concesso di rispondere per iscritto entro le 24 ore, per permettere al Comitato CEDAW di redigere le Osservazioni Conclusive all’Italia.
La fatica della delegazione governativa nel dimostrare la più volte dichiarata applicazione della Convenzione CEDAW in Italia può essere rinvenuta leggendo appunto le Osservazioni Conclusive, e in particolare alcune considerazioni che riteniamo allarmanti, quale il Passaggio 11: «Tuttavia, il Comitato rimane preoccupato per la generale mancanza di conoscenza della Convenzione, del Protocollo Opzionale, delle Raccomandazioni Generali del Comitato e delle opinioni del Comitato sulle comunicazioni individuali e sulle inchieste nello Stato Parte».
E ancora: «È particolarmente preoccupante che i gruppi di donne in condizione di svantaggio, tra cui le donne rurali, le donne con disabilità, le donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate, le donne Rom, Sinti e Caminanti e le donne LBTI, non siano a conoscenza dei loro diritti ai sensi della Convenzione e dei rimedi disponibili per rivendicarli».
Lapidario il Passaggio 13c): «Il comitato rileva con preoccupazione: […] La mancanza di dati sull’efficacia delle leggi e delle politiche per la promozione dell’uguaglianza di genere e dell’emancipazione femminile e la mancanza di meccanismi di monitoraggio e valutazione».
E ancora la raccomandazione al Passaggio 16 b): «Rafforzare i programmi di formazione [capacity building] di giudici, pubblici ministeri, avvocati e altri professionisti del settore legale sulla Convenzione, il Protocollo Opzionale, le Raccomandazioni Generali del Comitato e le sue opinioni sulle comunicazioni individuali e sui rapporti di inchiesta ai sensi del Protocollo Opzionale, nonché affrontare i pregiudizi giudiziari di genere e prevenire la vittimizzazione secondaria delle donne».
Per la prima volta in una Convenzione generalista, ovvero dedicata a tutte le donne, le Osservazioni Conclusive hanno riportato un passaggio dedicato alle donne con disabilità, ricordando che solo nelle Osservazioni Conclusive del Comitato che monitora la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità era stata riservata una Raccomandazione specifica.
Oltre a questo passaggio dedicato alle donne con disabilità, le stesse sono state citate in altri 27 passaggi. Per il FID è stato questo un risultato gratificante, per l’intenso lavoro svolto nella redazione del proprio Rapporto e nella collaborazione alla scrittura del Rapporto del Gruppo delle Associazioni di donne coordinato da D.i.Re (Donne in Rete contro la Violenza). Un lavoro di analisi e di rilevazione della difficile situazione di violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne con disabilità in Italia, riletta nella prospettiva delle stesse donne con disabilità.
Le indicazioni su come accedere a tutta la documentazione, compresi i resoconti sintetici del dialogo costruttivo, possono essere reperite nel relativo comunicato pubblicato dal FID (disponibile a questo link), ove vi sono anche le indicazioni su come accedere alle versioni italiane del Rapporto FID e delle Osservazioni Conclusive del Comitato CEDAW all’Italia, documenti che affido a Lettori e Lettrici, così come il documento interno di lavoro del FID che ha tradotto la Lista delle Questioni e le risposte scritte del Governo italiano, utile a quanti o quante vogliano conoscere come il nostro Paese ha relazionato al Comitato il livello di applicazione della CEDAW.
Buona lettura e riflessione.