Diffondere le parole per promuovere i fatti: parola di Antonio Giuseppe Malafarina

di Alessandro Cannavò*
«Diffondere le parole per promuovere i fatti»: era una delle frasi predilette da Antonio Giuseppe Malafarina, il nostro direttore responsabile scomparso all’inizio di febbraio. E ora, come ben racconta Alessandro Cannavò, le parole di Antonio, o meglio, i suoi aforismi, sono applicati o incisi sulle sedute che davanti alla Chiesa dell’Incoronata di Milano costituiscono una vera e propria “oasi dell’inclusione”, allestita dalla Società DIWERGO

«Una delle voci più autentiche di InVisibili», scrive Alessandro Cannavò, responsabile di quello stesso blog (InVisibili) del «Corriere della Sera.it», riferendosi ad Antonio Giuseppe Malafarina. Ma Antonio è stato anche una delle voci più autentiche del nostro giornale «Superando.it», di cui è stato direttore responsabile, fino alla sua recente scomparsa nel febbraio scorso.
Ben volentieri, dunque, ospitiamo questa bella testimonianza di Cannavò, dedicata ad Antonio e a una delle sue tante iniziative.

Oasi dell'inclusione, Milano, 2024 e aforismi di Antonio Giuseppe Malafarina
Le sedute dell'”oasi di inclusione” allestita davanti alla Chiesa dell’Incoronata di Milano, disposte in modo circolare, integrate da oggetti di uso domestico e pannelli da parete, con gli aforismi di Antonio applicati o incisi

Nei giorni frizzanti e affollatissimi che Milano sta vivendo con la Design Week, il pensiero di Antonio Giuseppe Malafarina, il nostro caro amico scrittore e giornalista, una delle voci più autentiche di InVisibili, scomparso l’11 febbraio, aleggia nel centro della scena, davanti alla Chiesa dell’Incoronata in Corso Garibaldi, uno dei passaggi più frequentati del quartiere di Brera.
Sono particolarmente affezionato a quella strana chiesa in tardo gotico, doppia facciata, doppia navata, che racchiude una storia di amore e fedeltà coniugale: il tempio era stato dedicato al signore di Milano Francesco Sforza, la moglie Bianca Maria Visconti ne volle fare costruire a lato un altro identico e collegato all’interno in modo da costituire un ‘unica chiesa. Qui si sono sposati i miei genitori, qui è stata battezzata una mia nipote.

Nella piazza antistante DIWERGO, la società di progettazione benefit creata da Antonio con l’architetto Giulio Ceppi, propone uno spazio di riposo che è un’oasi dell’inclusione: cinque sedute disposte in modo circolare, integrate da oggetti di uso domestico e pannelli da parete, con gli aforismi di Antonio applicati o incisi. Come diceva lui: diffondere le parole per promuovere i fatti.
I fatti sono questi arredi e complementi che vedono la partecipazione di alcune importanti aziende: Kindof, Alessi, Tahuma. Le sedute, molto comode nella loro flessibilità, sono realizzate in tondino di acciaio, materiale che è l’anima nascosta delle costruzioni in cemento armato.
Ecco dunque una sorprendente e inaspettata analogia con il blog InVisibili, che con la sua testimonianza ha contribuito nell’ultimo decennio a rendere visibile il mondo della disabilità e la sua miniera di capacità e di talento. Gli aforismi di Antonio sono un concentrato di intelligenza, arguzia, ironia: «Inclusione è una parola magica: quando esiste, svanisce»; «Il vassoio è democratico: porta tutto sullo stesso piano»; «Un barattolo non chiude, protegge»; «Cosa farei senza di me…»; «Includere è tenere insieme»; «Vorrei ma mi sposso»; «Non vinco. Trionfo».

È con questa piccola, grande eredità che ora DIWERGO cerca aiuti e idee per andare avanti.
Giulio Ceppi, che lavora con Andrea Tosi e Chiara Rodriquez, confortato dal sostegno della famiglia di Malafarina (rappresentata dall’infaticabile padre Bruno), può già contare sulla collaborazione della Fondazione Mantovani Castorina, di cui Antonio era presidente onorario, del Festival delle Abilità, ideato con Antonio da Simone Fanti, che ne è il motore creativo e organizzativo e di Design for all, rappresentata da Francesco Rodighiero.
DIWERGO ha già nel nome, la sua missione: dare concretezza alla sensibilità e alla creatività delle persone per diversi motivi escluse o emarginate: da chi ha una disabilità, ai carcerati, dai senzatetto alle persone trans o con disforia di genere. Un’umanità ancora vittima di pregiudizi o relegata a un’idea di bisogni esclusivamente primari o assistenzialistici. Il design è progettazione. Può aiutare a progettare anche una nuova vita.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “L’oasi dell’inclusione ricorda Malafarina alla Design Week”, e viene titolo qui ripreso per gentile concessione.

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