Sorridono, nella foto qui a fianco pubblicata, le donne e gli uomini della delegazione dell’Associazione Diritti alla Follia, mentre mostrano le bandiere blu e gialle dell’Associazione stessa, nel giorno in cui hanno depositato presso la Cancelleria della Corte Suprema di Cassazione una Proposta di Legge di iniziativa popolare per l’abolizione dell’interdizione, dell’inabilitazione, e per la riforma dell’amministrazione di sostegno (il cui testo è disponibile a questo link).
In questi anni Diritti alla Follia ha promosso campagne di informazione e denuncia (memorabile è tuttora Se la tutela diventa ragnatela, lanciata nell’aprile 2021). Hanno organizzato convegni, seminari, presìdi di protesta in ogni parte d’Italia. Hanno dedicato agli abusi commessi nell’applicazione degli istituti di tutela giuridica, e in particolare di quello dell’amministrazione di sostegno, tante puntate della rubrica online Il Diritto Fragile (tutti i video sono disponibili sul loro canale YouTube a questo link). Hanno ospitato le testimonianze di persone comuni, hanno coinvolto tante figure professionali dell’area giuridica, sociale, sanitaria, politica, religiosa, della comunicazione ecc. Hanno assunto come paradigma di riferimento quello delineato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. È una Legge del nostro Stato – la Legge 18/09 –, ribadiscono in ogni occasione, ma non la stiamo rispettando. Nel 2016 ci ha richiamato anche il Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, l’organo preposto a monitorare l’attuazione della Convenzione. L’interdizione e l’inabilitazione vanno aboliti perché in contrasto con la Convenzione, l’amministrazione di sostegno va riformata perché non è più ammissibile sostituirsi alle persone con disabilità: erano le raccomandazioni del Comitato ancora disattese.
La pratica sostitutiva attuata nell’àmbito dell’amministrazione di sostegno, disciplinato dalla Legge 6/04, concretizza situazioni terrificanti. «Internamenti forzati in strutture sanitarie; impossibilità di avvalersi di una difesa legale; separazione brutale da familiari, congiunti di fatto, amici; cinica sordità di fronte alle più svariate esigenze esistenziali; coercizione farmacologica con aggiramento delle garanzie stabilite dalla disciplina del Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO): le denunce di fatti di questo genere si contano a migliaia. Ed è solo la punta dell’iceberg: moltissimi – familiari o diretti interessati – subiscono in silenzio, per paura di rappresaglie, per il timore di trovarsi coinvolti in lunghe e costose vicende giudiziarie o solo per vergogna», si legge nel comunicato diramato dall’Associazione per annunciare il deposito della Proposta di Legge.
«Comincia oggi, con il deposito di questa Proposta di Legge, un percorso in adempimento di una mozione approvata a conclusione dell’ultimo Congresso della nostra Associazione, che si è tenuto a Roma nel dicembre 2023 – ha argomentato Michele Capano, avvocato e presidente di Diritti alla Follia, davanti al palazzo della Corte di Cassazione, nella diretta trasmessa sulla pagina Facebook dell’Ente –. Ci auguriamo che possa portarci a raccogliere 50.000 firme di Cittadini e Cittadine in calce a questa Proposta di Legge di iniziativa popolare, per consentirci di depositarla in Parlamento, e quindi di ottemperare a ciò che le Istituzioni, a cui ci siamo rivolti in questi anni di mobilitazione e di sensibilizzazione, non hanno ritenuto di fare. Vale a dire: adeguare l’Italia ai princìpi giuridici internazionali, e fare in modo che i destini di decine di migliaia di Cittadini e Cittadine italiani, che oggi subiscono le tante aporie espresse nelle testimonianze che abbiamo raccontato attraverso i nostri canali, non debbano più essere costretti a sottostare a questi soprusi. Ci rendiamo conto che è un percorso difficile, anche perché c’è una congiura del silenzio intorno a questi temi dei quali è molto difficile parlare nei mezzi di comunicazione. Avevamo segnalato ai media l’appuntamento di oggi nel tentativo di avere l’attenzione dei giornalisti. Ma abbiamo avuto “solo” quella “consueta” del programma Le iene, che ha mandato una troupe a riprendere questi momenti. Lo stesso programma che ha trattato anche diversi casi emblematici, come quello di Carlo Gilardi, l’anziano scomparso nell’ottobre 2023, che per disposizione dell’amministratore di sostegno è stato costretto a passare gli ultimi anni della sua vita, non a casa propria, dove voleva continuare a vivere, ma in una residenza sanitaria assistita [se ne legga anche su queste pagine, N.d.R.]; o di Yaska, la giovane donna di Firenze interdetta e costretta ad interrompere una gravidanza contro la sua volontà, di cui anche Le iene, con Nina Palmiari, si sono occupate, e che mostra quanto sia profonda l’aggressione della collettività nei confronti dell’individuo quando si autorizzano terzi a sostituirsi a lui nelle decisioni [sulla vicenda di Yaska si veda lo specifico nostro dossier, N.d.R.]. Si tratta di casi che evidenziano gli elementi di autodeterminazione, di signoria dell’individuo su se stesso che con questa Proposta di Legge, con questo percorso, con il cammino che faremo nei prossimi mesi – e speriamo anche con il deposito in Parlamento – vorremmo tutelare».
In occasione del deposito della Proposta di Legge sono intervenuti anche lo psichiatra Giuseppe Galdi, Alberto Brugnettini, vicepresidente del CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani), Gioacchino Di Palma dell’Associazione Telefono Viola, Silvio D’Angerio, Edoardo Dal Bello e Cinzia Bacigalupo dell’Associazione Spazio Disponibile, Antonio Bertinelli, una persona perseguita penalmente per avere cercato di difendere la sorella dall’applicazione distorta dell’amministrazione di sostegno, il giornalista Fabio Nestola, la giornalista Barbara Pavarotti, anch’ella danneggiata negli affetti dall’applicazione distorta dell’amministrazione di sostegno, Giuliana Attili, una commercialista romana che, da amministratrice di sostegno, ha constatato come l’istituto venga spesso applicato con modalità disumanizzanti, Ludovica e sua madre, due Cittadine impressionate dai meccanismi che spogliano le persone esposte a marginalità del diritto di autodeterminazione e della libertà scelta, Maria Rosaria d’Oronzo, referente del Centro di Relazioni Umane, e l’avvocato Giuseppe Alterio.
La raccolta firme inizierà a breve, dopo l’espletamento delle ultime formalità, e avverrà sia attraverso le modalità consuete (con i banchetti), sia presso i Comuni (dove saranno disponibili appositi moduli), sia in forma digitale, attraverso una piattaforma adibita a tale scopo. Dal canto suo, Diritti alla Follia comunicherà maggiori dettagli su questo importantissimo aspetto, ma già da ora invita tutti e tutte a sostenere questa battaglia di civiltà. (Simona Lancioni)
Per ulteriori informazioni: diritti allafollia@gmail.com.
Il presente contributo e anche l’immagine utilizzata sono già apparsi nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e vengono qui ripresi – con minimi riadattamenti dovuti al diverso contenitore – per gentile concessione.