Prenotazioni uguali a tutti gli altri, con un click, per pre-ordinare e acquistare attraverso gli stessi canali riservati al resto del pubblico, non necessariamente prevedendo una gratuità, ma un costo commisurato alle condizioni di accesso e differenziato in base alla collocazione del posto, come per tutti gli altri; “numeri democratici”, per far sì che i posti accessibili alle persone con disabilità siano il massimo possibile, in congruità con la disponibilità complessiva; posti adeguati, per garantire visibilità e fruibilità piene affinché ogni spettatore possa godere dell’esperienza del live nella misura più estesa possibile, nel rispetto delle esigenze di sicurezza; basta segregazioni, per permettere alle persone con disabilità di godere degli eventi dal vivo con il proprio gruppo di amici e non in “aree dedicate”, separate e discriminatorie; nuovi parametri di progettazione delle infrastrutture, per agevolare i processi di ripensamento dei principi di progettazione delle strutture destinate ai live secondo i principi della progettazione universale, con le associazioni rappresentative delle persone con disabilità.
Sono questi i cinque obiettivi concreti di cui si compone il primo Manifesto per eventi dal vivo accessibili e alla pari (disponibile integralmente a questo link), ovvero il Manifesto Live for All, presentato pubblicamente qualche settimana fa a Milano, come avevamo segnalato anche sulle nostre pagine, dal Comitato per i Concerti Inclusivi, composto da Lisa Noja, avvocata e consigliera regionale della Lombardia, Valentina Tomirotti, giornalista e attivista per i diritti delle persone con disabilità, Riccardo Di Lella, candidato sindaco nel Comune di Fenegrò (Como), Serena Tummino, assistente social media per il Parlamento Europeo in Italia e Marina Cuollo, scrittrice e consulente su Diversity & Inclusion.
Pubblicato sotto forma di petizione su change.org, dove ad oggi ha già raggiunto quasi 7.000 sottoscrizioni, il Manifesto è tuttora aperto all’adesione privati cittadini e cittadine, associazioni di persone con disabilità e loro familiari, enti, cooperative sociali, istituzioni e soprattutto artisti sensibili a queste istanze, con l’obiettivo di attirare l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori e di uniformare l’esperienza degli eventi dal vivo.
Primi a rispondere alla chiamata dell’iniziativa sono stati Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura e Martina Riva, assessora allo Sport, al Turismo e alle Politiche Giovanili del Comune di Milano, che hanno espresso l’intenzione di aprire un tavolo di confronto con i gestori degli spazi aperti e chiusi, per rendere concerti e altri eventi di spettacolo dal vivo concretamente accessibili, trovando nuovi punti di coerenza tra norme di sicurezza e misure che consentano di attuare l’accessibilità secondo i principi di inclusione, anche in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.
«Da molti anni – commenta Lisa Noja – desideravo promuovere un documento concreto per migliorare l’esperienza dei concerti per tutte le persone con disabilità che come me desiderano vivere appieno, con gli amici, la loro passione per la musica, per lo sport o per il teatro. Sono felice del risultato di questo Manifesto, che non intende proporsi con intenti polemici o ostili, ma anzi con il desiderio di fare squadra insieme, in tanti, tra persone con disabilità, amici, associazioni, aziende, artisti e istituzioni affinché tutti possano godere al massimo della gioia immensa, liberatoria e collettiva degli eventi live».
«Ho aderito al Manifesto Live For All – dichiara dal canto suo Valentina Tomirotti – perché la musica non deve avere barriere di alcun tipo e deve essere un mezzo di comunicazione che può accomunare davvero tutti e tutte».
Sulla stessa linea anche Serena Tummino, che sottolinea come «la musica sia arte e cultura, che tutti hanno il diritto di vivere pienamente».
«Viviamo in una società che ha creato una scala di valori sui corpi – aggiunge Marina Cuollo –, che ha stabilito quali corpi e funzionamenti fossero più meritevoli di abitare gli spazi. Le persone con disabilità sono da sempre relegate in un mondo a parte, dove l’intrattenimento diventa un’esperienza segregante e piena di solitudine. Tutto questo non è più tollerabile».
«Per far sì che lo sport sia davvero uno strumento di inclusione e coesione sociale – conclude Riccardo Di Lella – è necessario garantire che tutti abbiano pari opportunità nella fruizione degli eventi sportivi e questo è fondamentale non solo per le persone con disabilità, ma per tutta la società». (S.B.)
Ricordiamo ancora il link cui accedere per aderire alla petizione legata al Manifesto per eventi dal vivo accessibili. Per ulteriori informazioni: Flora Casalinuovo (flora.casalinuovo@mateagency.it).
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