Prosegue il proprio viaggio la quarta stagione di AD MAIORA – Storie di Resilienza, progetto da noi presentato ampiamente a suo tempo, di cui abbiamo il piacere di essere media partner, un’iniziativa, lo ricordiamo, nata nel 2020, in piena pandemia, da un’idea della giornalista Deborah Annolino, un’opera di cinematografia sociale e una digital serie del genere docufiction, già vincitrice di premi sia a livello nazionale che internazionale, con la regia di Stefano Foglia e la sceneggiatura di Federico Feliziani.
«Vivere storie di resilienza, per compiere un viaggio attraverso le emozioni e le storie più autentiche»: questo il messaggio comune ad ogni stagione di AD Maiora, il tutto traendo costantemente ispirazione da alcuni tra gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.
«La quarta stagione – aveva spiegato in sede di presentazione Deborah Annolino – sarà un viaggio nei volti e nei luoghi più nascosti che sarà centrato sul racconto di otto storie di coraggio, ambientate in Emilia Romagna. La parola chiave sarà la bellezza, declinata in momenti e significati diversi, dal sorriso o l’abbraccio tra nuovi amici, alla scoperta di luoghi che resistono al tempo, dalla forza dell’amore a supporto delle fragilità, fino al valore dello sport e del teatro come strumenti di inclusione e di superamento delle barriere culturali. Al centro, per altro, come nelle precedenti stagioni, vi saranno sempre Persone che aiutano altre Persone».
Qualche settimana fa avevamo dato spazio ai primi tre episodi della serie (Più che vicini, disponibile a questo link, storia di rinascita e di riscatto sociale; La meraviglia, disponibile a questo link, viaggio alla scoperta di splendidi luoghi artistici e monumentali; Un attimo di noi, disponibile a questo link, centrato sulla disabilità e sull’importanza dell’accessibile).
Nel frattempo altri tre episodi sono ora disponibili, storie che definiremmo di emancipazione e legalità, del valore dello sport oltre ogni barriera e di nutrimento dell’anima. Vediamoli uno per uno.
Il quarto episodio si chiama dunque C’era una volta Lei (lo si può vedere a questo link) ed è ambientato a Maranello, la celebre località del Modenese dove è nata la Ferrari, ma anche «un luogo – come è stato detto – dove il coraggio si trasforma in bellezza», vale a dire LEI, una villa divenuta un Room and Breakfast che sorge all’interno di un bene confiscato alla mafia, ristrutturato dal Comune locale. A gestirlo è l’Associazione MondoDonna di Bologna Bologna che vi accoglie e sostiene persone in situazione di fragilità, con particolare attenzione per chi è straniero ed è alla ricerca di un’integrazione.
Le stanze della struttura, va ricordato, sono dedicate a quattro donne che hanno avuto il coraggio di sfidare l’ingiustizia e la violenza fisica e verbale, Margherita Hack, Franca Viola, Angela Davis e Malala Yousafzai, con i loro volti raffigurati su tele dai colori vivaci, sul portachiavi delle stanze e persino sulle cassette delle chiavi poste all’ingresso della villa.
Una realtà molto positiva, quindi, che accoglie donne che vivono situazioni di difficoltà come Ester, che ha potuto realizzare il proprio sogno di diventare una donna libera, oltreché una madre e una moglie felice, dopo un percorso migratorio difficile.
Al centro del quinto episodio, poi, intitolato Tutti giù per terra (disponibile a questo link) vi è ancora la disabilità, o più precisamente il mondo del sitting volley, disciplina praticata da numerosi ragazzi/ragazze e adulti all’interno del Centro Sportivo di Villanova di Castenaso, punto di riferimento in tale àmbito per la Regione Emilia-Romagna.
«L’esperienza del sitting volley – è la presentazione di questo episodio – mette tutti allo stesso livello, “tutti giù per terra”, appunto, adattando il gioco della pallavolo. Con alcune variazioni rispetto al volley tradizionale, infatti, il sitting volley è una disciplina di squadra che si gioca seduti, consentendo a tutti e tutte di poter partecipare, vivere la passione sportiva e le relazioni che si innescano fra giocatori e giocatrici. Riconosciuto ufficialmente dalla Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV) nel 2013, il sitting volley crea momenti di socializzazione attraverso il valore della disciplina e nello specifico, tutto ciò diventa possibile grazie alla preparazione del coach Fernando Morganelli, che dal 2009 cura la disciplina inclusiva nel Centro Sportivo di Villanova di Castenaso, con passione e dedizione».
Non solo esercizio fisico e agonismo, dunque, ma un approccio alla vita che fa dell’inclusione e della parità i princìpi basilari.
Da pochi giorni, infine, è disponibile il sesto episodio, Nutrire l’anima (a questo link), che ci porta nel cuore di una struttura “storica”, l’Antoniano di Bologna, per parlare di una rete di persone, di volontari che si mettono a disposizione di altre persone, offrendo cibo, accoglienza e ascolto nella convinzione di come, oltre il corpo, sia necessario appunto nutrire l’anima.
Si parla di una grande “macchina” solidale nata da un’idea di Padre Ernesto e oggi portata avanti da Fra Gianpaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano, che con tutti i collaboratori si prende cura degli “ultimi”, facendoli sentire parte di una comunità accogliente. E tutto parte dalla mensa, «non un punto d’arrivo, ma di approdo – come è stato scritto – perché il pasto è solo il primo dei servizi offerti dall’Antoniano alle persone fragili della città, stranieri e italiani, che qui possono trovare mani tese pronte ad accoglierle». (S.B.)
Per ogni informazione e approfondimento: d.annolino@adcommunications.it (Deborah Annolino).