«Se ci fosse stata una classe politica fatta di persone come lui, oggi è probabile che avrei fatto tenerezza, mi avrebbero dato qualche carezza sulla testa, ma non avrei potuto certo essere autonomo, artefice della mia vita»: lo ha dichiarato nei giorni scorsi a «la Repubblica» (cronaca di Torino), Angelo Catanzaro, consigliere comunale di Torino, persona con disabilità che ha fondato e presiede l’AIPS (Associazione Italiana Paralisi Spastica), commentando le dichiarazioni sugli alunni e le alunne con disabilità delle quali abbiamo già avuto modo di occuparci, dichiarazioni rilasciate a «La Stampa» da Roberto Vannacci, il generale candidato quale indipendente alle prossime elezioni europee per la Lega, che sul tema aveva detto: «Classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare».
«Sono nato a Castelvetrano in Sicilia – ha raccontato Catanzaro –, a scuola mi separavano dagli altri compagni e a nove anni ancora non sapevo né leggere né scrivere. Mi sono salvato dopo essere venuto a vivere con i miei genitori in Piemonte. Qui ho trovato una maestra straordinaria, si chiama Carla. E alle superiori un bravo insegnante come Marco. Ho potuto quindi studiare, diplomarmi, mi sono impegnato in politica e nel sindacato facendo la gavetta e oggi sono il presidente della Commissione Servizi Pubblici a Palazzo Civico [nel Comune di Torino, N.d.R.]. Tutte possibilità che mi sarebbero state precluse se non fossi stato integrato in una classe. Invece studiare mi ha permesso di crescere: a trent’anni raccoglievo firme per l’abbattimento delle barriere architettoniche sotto la Mole. In Sala Rossa mi sono battuto per il finanziamento del PEBA, il piano per rendere la città a misura di chi ha una disabilità».
A proposito poi dell’attuale situazione della scuola, secondo Catanzaro «essa andrebbe riformata perché ancora non abbastanza attenta all’inclusione. Servirebbero maggiori investimenti nella formazione degli insegnanti perché possano interfacciarsi con le diverse disabilità. Ancora oggi, infatti, il futuro di molti ragazzi è segnato dalla mancanza di attenzioni». (S.B.)
Ringraziamo Daniela Trunfio per la segnalazione.
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