«E poi finalmente tu / Tirar tardi sotto casa / E di corsa sulle scale insieme a te / Un minuto ancora e poi / Uno sguardo tra di noi / Voglio guardare addormentarsi / Gli occhi tuoi».
Chi non ha mai portato a un karaoke Finalmente tu, famosissimo brano di Fiorello, composto da Max Pezzali nel 1995? Credo tutte e tutti, almeno una volta nella vita!
Anche perché Fiorello con il suo codino fluente (senza dimenticare quello di Roberto Baggio!) e la sua trasmissione televisiva Karaoke – andata in onda dal 1992 al 1995 su Italia Uno – sono stati veri e propri “manifesto” degli Anni Novanta. E numerose sono state le piazze italiane che hanno cantato a quei karaoke, diventando quasi trampolini di lancio per giovanissimi/e artisti/e, ancora sconosciuti/e, persino del calibro di Tiziano Ferro ed Elisa!
Mentre ricordo tutto questo con tanta dolcezza, mi piacerebbe soffermarmi insieme a voi su quella che è stata la funzione sociale del karaoke in quel periodo: mi vengono in mente parole come “festa”, “libertà”, “condivisione”, “leggerezza”… Tutti valori e aspetti fondamentali ai fini della socialità, delle relazioni e della conoscenza.
E in virtù di quanto appena detto, quale potrebbe essere la nuova evoluzione del karaoke, che oltre a diffondere gioia e spensieratezza, si fa promotrice di una cultura accessibile e inclusiva?
Un esempio emblematico in tal senso è stato portato al festival Eufonica, che si è svolto dal 6 all’11 maggio presso il quartiere fieristico di Bologna. Come si legge dal sito, si tratta di «un ampio spazio di aggiornamento per i docenti, espositivo per i produttori e distributori di strumenti musicali, per l’editoria specializzata, i software e i sussidi innovativi per l’apprendimento musicale, per la costruzione delle abilità e conoscenze musicali e gli strumenti più avanzati per l’attività didattica e per la progettazione di arredi e spazi accoglienti».
All’interno di questa edizione, la Cooperativa Accaparlante di Bologna ci ha messo nuovamente lo zampino, proponendo un interessantissimo workshop che ha offerto a tutti e a tutte l’opportunità di conoscere la musica attraverso i simboli della CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa).
Con il laboratorio Se ne dicon di parole, svoltosi nel pomeriggio del 9 maggio, i/le partecipanti hanno potuto sperimentare un nuovo tipo di linguaggio attraverso giochi, attività creative e inclusive come – pensate un po’!- quella del karaoke, con le canzoni modificate di Fabrizio De André e dal mondo del rap.
I brani sono stati tradotti ad hoc da alcuni animatori con disabilità del gruppo educativo Progetto Calamaio, che ormai da diversi anni partecipano attivamente al laboratorio Librarsi di traduzione in simboli di libri per bambini e ragazzi, coordinato da Luca Cenci, educatore e formatore del suddetto gruppo.
Alcuni di questi libri sono stati pubblicati da “Parimenti. Proprio perché cresco” di Edizioni la meridiana, una collana editoriale di Inbook, dedicata ai ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, che contiene testi inediti e classici semplificati con il metodo di scrittura Easy to Read (“facile da leggere e da comprendere”), e tradotti con il metodo della CAA.
Attraverso questo piccolo spazio laboratoriale, Luca Cenci e alcuni animatori con disabilità del Progetto Calamaio hanno offerto a esperti, appassionati nel campo musicale e curiosi la possibilità di conoscere la musica da un’altra prospettiva, quella del karaoke, che non solo ha la capacità di divertire e fare comunità, un po’ come avveniva negli Anni Novanta con la “tradizione” portata avanti da Fiorello, ma anche quella di diffondere una cultura accogliente, di interiorizzare nuove strategie inclusive, trasmettendo a tutte e tutti la passione per la musica.
Come direbbe il cantautore Giuliano Palma, “Se ne dicon di parole…” ed è vero, se pensiamo che molti/e parlano e pochi/e comunicano, ma se alle parole si attribuisce un valore aggiunto come quello dei gesti, dei simboli e della musica, possiamo riuscirci tutte e tutti.
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.
Pensiero Imprudente
Dalla fine del 2022 Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa suo spazio fisso che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale sta impreziosendo le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.
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