Violenza di genere: strumenti fondamentali per donne con e senza disabilità

di Simona Lancioni*
Sono state di recente pubblicate le “Linee guida per la valutazione e l’autovalutazione del rischio di recidiva della violenza maschile contro le donne nelle relazioni di intimità”, nell’àmbito di “FuTuRE”, progetto europeo che punta a rimodulare gli strumenti di resilienza e di emersione della violenza di genere in prospettiva intersezionale. L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Differenza Donna, in partenariato con le Università della Tuscia di Viterbo e La Sapienza di Roma e la rimodulazione tiene in debito conto anche le specificità delle donne con disabilità vittime di violenza
Progetto europeo "FuTuRE"
Realizzazione grafica utilizzata per il progetto europeo “FuTuRE”

Sono state recentemente pubblicate le Linee guida per la valutazione e l’autovalutazione del rischio di recidiva della violenza maschile contro le donne nelle relazioni di intimità e sono liberamente scaricabili a questo link.
Il prezioso strumento è stato realizzato nell’àmbito di FuTuRE (Fostering Tools of Resiliance and Emersion of GBV with intersectional perspective, ovvero “Futuro – Rimodulare gli strumenti di resilienza e di emersione della violenza di genere in una prospettiva intersezionale”), un progetto europeo promosso dall’Associazione Differenza Donna (in qualità di capofila), in partenariato con le Università della Tuscia di Viterbo e La Sapienza di Roma, e finanziato con i fondi CERV (Citizen, Equality, Rights and Value, in italiano “Cittadini/e, Uguaglianza, Diritti e Valori”).

Si tratta di un’iniziativa della quale abbiamo già avuto modo di occuparci nel febbraio dello scorso anno su queste stesse pagine, quando il progetto era ancora nelle fasi iniziali. Scopo del progetto è quello di fornire un supporto integrato di strumenti e metodologie aggiornate di valutazione del rischio di recidiva e di autovalutazione del rischio della violenza nelle relazioni intime in prospettiva di genere, intersezionale, nonché inclusiva dei diritti delle bambine e dei bambini. Questo perché i due strumenti ancora impiegati a tale scopo, oltre ad essere datati (ad esempio non considerano le nuove forme di violenza attuate attraverso le nuove tecnologie, internet, i dispositivi digitali e i social media), non tengono in considerazione le specificità delle donne che subiscono discriminazioni basate su più fattori – discriminazioni multiple –, come le donne con disabilità, le donne migranti, le donne adolescenti/giovani e le donne anziane.

Ebbene, le Linee Guida, che rientrano tra le azioni specifiche di FuTuRE, contengono proprio la rimodulazione dei due strumenti di valutazione: il SARA (Spousal Assault Risk Assessment, in italiano “Valutazione del rischio di aggressione coniugale”) e l’ISA (Increasing Self Awareness, in italiano “Aumentare la consapevolezza di sé”).
Il primo strumento, ideato in Canada nel 1996 e applicato nel nostro Paese in una versione adattata a partire dal 2005, consente la valutazione del rischio di recidiva nei casi di violenza interpersonale fra partner ed è utilizzato dai diversi soggetti che operano nella rete antiviolenza. Mentre l’ISA, introdotto in Italia a partire dal 2008, è invece uno strumento di autovalutazione messo a disposizione delle donne vittime di violenza, per misurare in autonomia quale sia il rischio che la violenza che stanno subendo si intensifichi sino a metterne in pericolo l’incolumità e la stessa vita. Quest’ultimo ha un’impostazione finalizzata a far conseguire alle donne una maggiore consapevolezza della violenza subita e del rischio di esservi nuovamente esposte, ma anche a fornire loro indicazioni utili per intraprendere (o sostenere nel tempo) percorsi di uscita dalla stessa.

Le Linee Guida vogliono essere «uno strumento a supporto della rete antiviolenza, dai Centri antiviolenza alle Forze dell’ordine, dalla Magistratura ai Servizi sociali, al fine di definire metodologie e procedure sinergiche di valutazione del rischio, senza sottovalutare aspetti e campanelli di allarme importanti per riconoscere e prevenire il rischio di recidiva della violenza e scongiurare il femminicidio», è scritto nella parte introduttiva (pagina 5, grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni testuali).

Il documento è articolato in tre capitoli il primo dei quali tratta il tema della violenza di genere e della violenza maschile contro le donne nelle relazioni di intimità dal punto di vista giuridico (con riferimenti alla normativa nazionale e internazionale); ma in esso si trova anche la descrizione delle diverse forme di violenza e delle dinamiche relazionali che si possono riscontrare in presenza di discriminazioni multiple e intersezionali.
Il secondo capitolo è dedicato a illustrare l’aggiornamento della metodologia e dello strumento SARA.
L’ultimo capitolo, infine, affronta il tema dell’autovalutazione del rischio di recidiva della violenza contro le donne nelle relazioni di intimità attraverso il Manuale e il Questionario ISA 2023. Gli strumenti veri e propri – vale a dire la versione aggiornata al 2023 della Scheda SARA, nonché il Manuale e il Questionario ISA 2023 – sono invece contenuti negli Allegati 1 e 2.
Essendo quello presente un testo divulgativo, non proponiamo una descrizione dettagliata dei contenuti dei singoli capitoli delle Linee Guida, ma metteremo in rilievo solo alcuni elementi di carattere generale e altri legati alla disabilità.

È certamente importante riconoscere le diverse forme di violenza nelle relazioni di intimità e distinguerle dal conflitto: «Il conflitto indica un’azione, o una situazione prodotta da azioni, in cui vi è un contrasto o un’incompatibilità tra le intenzioni, le aspettative, i bisogni degli agenti. Nel conflitto le parti in causa sono coinvolte allo stesso livello: la loro relazione è simmetrica, entrambe sono in grado di gestire lo stesso potere e non esiste quindi fra di esse una posizione di disparità. Nella violenza, invece, le parti non sono coinvolte allo stesso livello: la relazione fra le parti è asimmetrica, in quanto una delle due è in grado di agire potere e controllo ai danni dell’altra, che viene quindi deliberatamente costretta in una condizione di soggezione» (pagina 14).

Intimidazione, isolamento, svalorizzazione, segregazione, violenze fisiche e sessuali, false riappacificazioni e ricatto dei figli sono invece le fasi della spirale della violenza. Essa «individua forme e dinamiche della violenza messe in atto in maniera sistematica e graduale in una relazione di intimità allo scopo di sottomettere la partner. Le fasi della spirale della violenza possono presentarsi in un crescendo e poi “mescolarsi”: tale oscillazione, che si perpetua nel tempo, può confondere la donna, la quale può sottovalutare il rischio perché magari non si è ancora arrivati ad una vera e propria aggressione fisica, oppure essere portata a credere che la situazione sia “sotto controllo”, visto l’alternarsi di fasi di maggior tensione ad altre di “pace apparente”» (pagina 18).
Nel testo vengono inoltre definite le diverse forme di discriminazione; in questa sede ricordiamo solo che quella “intersezionale” scaturisce da «più fattori che interagiscono tra loro in modo da non poter più essere distinti e separati» (pagina 19).

Alla Violenza nelle relazioni di intimità e donne con disabilità è dedicato un apposito box (pagine 21-25) nel quale viene sottolineata la maggiore esposizione di queste donne alle diverse forme di violenza di genere (sia in termini percentuali, sia in termini temporali, poiché frequentemente le donne con disabilità vi sono esposte per tempi più lunghi, cosa che le porta a conseguire lesioni più gravi rispetto alle donne senza disabilità). «L’esperienza delle donne con disabilità è caratterizzata da una complessa interazione di processi sociali, di genere ed economici associati allo stigma e alla discriminazione nei confronti delle persone disabili che esacerbano le loro vulnerabilità e limitano le loro opzioni di autoprotezione»: è uno dei passaggi più significativi del testo (pagina 21).
Vengono quindi descritte le diverse forme di disabilità, e le forme della violenza nelle relazioni d’intimità a cui sono soggette donne con disabilità, mostrando anche come ci possano essere forme e dinamiche specificatamente legate alla disabilità.
Queste invece sono alcune delle barriere che possono ostacolare i percorsi di fuoriuscita dalla violenza delle donne con disabilità: «La carenza di servizi di supporto specializzati sulla violenza di genere accessibili; la difficoltà di entrare in contatto con i Centri antiviolenza o altri servizi di intervento; la mancanza di accesso alle informazioni sui servizi disponibili; le difficoltà di accesso ai trasporti; la paura di perdere la sicurezza finanziaria, l’alloggio o le prestazioni sociali; la paura di allontanarsi dal partner che agisce violenza a causa della dipendenza emotiva, finanziaria o fisica; la paura di perdere la custodia di eventuali figli; la paura di essere istituzionalizzate; la paura di non essere credute o di essere percepite come non credibili; la mancanza di strumenti e competenze adeguate ad accogliere e ascoltare donne con disabilità da parte delle autorità competenti; la presenza di stereotipi e pregiudizi che negano o minimizzano il fenomeno, o che tendono a considerare la violenza nei confronti di una donna con disabilità come un problema che necessita di essere affrontato, quando riconosciuto, dal punto di vista del sistema dei Servizi sociali e alla persona, piuttosto che dalle Forze dell’ordine o dalle Autorità giudiziarie competenti» (pagina 24).

Infine, sotto lo specifico aspetto di valutazione del rischio di recidiva della violenza nelle relazioni di intimità, è evidenziato che «gli elementi associati alla salute mentale sono tra quelli che hanno maggiori probabilità di essere omessi o classificati come assenti, un risultato attribuito alla limitata capacità degli agenti di Polizia di identificare i disturbi mentali e valutarne la gravità» (pagina 25).

In merito agli strumenti di valutazione del rischio di recidiva, in questo spazio ci limitiamo a segnalare che essi si basano sull’assunto che la violenza all’interno delle relazioni intime è una scelta intenzionale, alla quale possono essere associati vari fattori di tipo sociale, culturale, individuale, riguardanti sia l’autore della violenza sia la donna che la subisce, e che lo scopo di tali strumenti è appunto quello di produrre una valutazione finale e conclusiva sul rischio (basso, medio, elevato o letale), che scaturisca da elementi oggettivi, e sia tale da consentire di predisporre una strategia di intervento protettiva appropriata.
L’aggiornamento della metodologia e dello strumento SARA (che soppesa quindici fattori che possono incidere sul rischio di recidiva della violenza), nonché del Manuale e del Questionario ISA 2023, sono stati operati tenendo conto anche dell’eventuale disabilità della donna vittima di violenza.

Sempre nell’àmbito del progetto FuTuRE, il Manuale e il questionario ISA sono stati resi disponibili, oltre che nelle Linee Guida digitali (alle quali stiamo facendo riferimento), anche nelle versioni consultabili/compilabili online in italiano comune e in linguaggio facile da leggere, nonché in altre quindici lingue (albanese, arabo, bengalese, cinese, francese, hindi, inglese, polacco, portoghese-brasiliano, romeno, singalese, spagnolo, tagalog, ucraino, urdu). Tutte queste versioni sono pubblicate a questo link. A queste vanno aggiunte la versione in formato cartaceo e quella in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa).

In conclusione è essenziale sottolineare l’importanza del lavoro svolto. Un’importanza che appare in tutta la sua evidenza se si riflette sul fatto che l’uso di strumenti costruiti senza considerare le caratteristiche delle donne con disabilità ha esposto queste ultime a una sistematica sottovalutazione e sottostima del rischio che la violenza nei loro confronti potesse ripetersi, arrecando anche, nei casi più gravi, danni irreversibili o letali.
Va per altro evidenziato che quelle prodotte nell’àmbito del progetto FuTuRE, vanno ad aggiungersi ad altre due Linee guida finalizzate ad accogliere donne con disabilità vittime di violenza (di cui si può leggere al seguente repertorio). Auspichiamo pertanto che questi strumenti fondamentali siano conosciuti e adottati da tutti i soggetti impegnati nel contrasto alla violenza di genere.

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente approfondimento è già apparso. Viene qui ripreso, con minime modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.

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