Quel Decreto sulla continuità didattica è necessario, ma va migliorato

«Dissentendo dalle critiche provenienti dalle Organizzazioni Sindacali – scrive Gianluca Rapisarda – giudico positivamente quello schema di Decreto Legge recentemente licenziato dal Governo, che intende garantire una maggiore continuità didattica agli alunni e alle alunne con disabilità. E tuttavia esso può e dev’essere migliorato: solo così, infatti, assicurando inoltre una serie di condizioni “strutturali” , sarà possibile garantire un’effettiva continuità didattica e realizzare a pieno l’inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità del nostro Paese»

Insegnante di sostegno con due allievi

Un’insegnante di sostegno con due allievi

Sono passati solo pochi giorni dall’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di Decreto Legge recante Disposizioni urgenti in materia di sport, sostegno didattico agli alunni con disabilità e per il regolare avvio dell’anno scolastico 2024-25 e in materia di Università e ricerca che, prima ancora della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ha suscitato forti critiche da parte del mondo sindacale che sembra non apprezzare affatto il progetto del Ministro dell’Istruzione e del Merito proprio sul tema specifico della continuità didattica agli studenti con disabilità.
Entrando immediatamente nel merito, il predetto Decreto Legge, infatti, recependo quanto già stabilito dal recente “Disegno di Legge Semplificazioni”, con riferimento alla continuità didattica per gli alunni e le alunne con disabilità, dispone che «al fine di garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posto di sostegno, si prevede la possibilità, su richiesta della famiglia dell’alunno con disabilità, di ottenere la conferma del docente in servizio nel precedente anno scolastico, previa valutazione del dirigente scolastico e nell’interesse del discente».
Ebbene, secondo le Organizzazioni Sindacali, se le famiglie potessero, senza alcun criterio di trasparenza, scegliere o individuare gli insegnanti per i propri figli, sarebbe davvero preoccupante, perché questo meccanismo “clientelare” farebbe degenerare il nostro sistema scolastico verso una deriva inaccettabile di privatizzazione e precarizzazione.

Pur nel rispetto dell’opinione di tutti, mi sento di dissentire con tali prese di posizione, dal momento che quanto previsto da quel Decreto Legge non fa altro che reiterare la previsione normativa già sancita dalla Legge 107/15, la cosiddetta “Legge sulla Buona Scuola” e soprattutto dall’articolo 14 del Decreto Legislativo 66/17, che così recita al comma 3: «Al fine di agevolare la continuità educativa e didattica di cui al comma 1 e valutati, da parte del dirigente scolastico, l’interesse della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente e l’eventuale richiesta della famiglia, per i posti di sostegno didattico possono essere proposti ai docenti con contratto a tempo determinato e con titolo di specializzazione per il sostegno didattico di cui all’articolo 12, ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo».
Vorrei dunque rassicurare le Organizzazioni Sindacali perché la conferma della supplenza del docente di sostegno non sarebbe assolutamente automatica, se richiesta dalla famiglia; infatti, come sancito dalla normativa vigente, da dirigente scolastico la subordinerei alla disponibilità del docente e, naturalmente, ad una mia attenta e ponderata valutazione di opportunità.
Inoltre, fatto non meno rilevante, come giustamente scritto su queste stesse pagine da Salvatore Nocera, questa decisione del Ministro, già prevista da ben due norme primarie, sembra finalmente tenere conto della delicatezza della personalità degli alunni con disabilità, che molto a fatica entrano in sintonia con il docente di sostegno, figuriamoci se poi, come spesso desolatamente avviene, sono costretti a cambiare molto frequentemente l’insegnante di sostegno di anno in anno.

Per tutte queste ragioni, dunque, ritengo certamente necessario e indifferibile il Decreto Legge licenziato dal Governo il 24 maggio scorso, anche alla luce dei numeri in nostro possesso davvero allarmanti: sulla base del recente rapporto dell’ISTAT sugli studenti con disabilità, infatti, rileviamo come la quota di studenti con disabilità che hanno cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente è pari al 59,6%, salendo al 62,1% nelle scuole secondarie di primo grado e raggiungendo addirittura il 75% nelle scuole dell’infanzia. Questa grave situazione determina di fatto l’impossibilità di assicurare agli allievi con disabilità quella continuità didattica che risulta essere un fattore determinante per favorirne il successo formativo.

D’altra parte, sono altrettanto convinto che il Decreto Legge di cui si parla possa e debba essere migliorato. Al riguardo, mi appello al presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Vincenzo Falabella affinché si adoperi con la consueta sollecitudine, determinazione e competenza nel presentare una proposta emendativa che vada nella direzione della previsione, all’interno del predetto Decreto Legge, dell’obbligo di permanenza dell’insegnante specializzato di ruolo e a tempo indeterminato per l’intero ciclo d’istruzione seguito dal suo alunno con disabilità (infanzia, primaria e secondaria di primo e di secondo grado). Questa sarebbe veramente e finalmente la “madre” di tutte le riforme del sostegno.
Trovo inoltre ormai improrogabile e urgente anche la modifica dei criteri di costituzione degli organici dei docenti specializzati a livello nazionale. In proposito, mi sento di proporre al mondo della politica l’approvazione di un emendamento, nell’ambito del citato Decreto Legge, per sancire una volta per tutte il passaggio nell’organico di diritto dei posti in deroga sul sostegno, al fine di garantire continuità didattica e stabilizzare da subito 100.000 insegnanti di sostegno.

Infine, per far fronte alla cronica carenza di docenti specializzati sul sostegno, il Decreto stesso introduce, in aggiunta all’offerta delle università, pure una offerta formativa di specializzazione sul sostegno erogata dall’INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa), rivolta ai circa 85.000 docenti “precari” che da anni già svolgono questo ruolo, per quanto privi di specializzazione. E si interviene anche al fine di favorire la risoluzione del contenzioso collegato al mancato riconoscimento dei titoli di specializzazione sul sostegno conseguiti all’estero, con circa 11.000 beneficiari che potranno accedere a percorsi di specializzazione ad hoc, sempre erogati dall’INDIRE.
Qui, pur valutando positivamente il tentativo del Ministero di superare in tal modo l’annoso problema dell’“imbuto formativo” provocato dal numero chiuso delle Università, che anche per l’ultimo 9° ciclo ha impedito a circa l’80% dei docenti di sostegno precari non specializzati l’accesso ai TFA (Tirocini di Formazione Attivo), non posso d’altro canto non evidenziare che una simile disposizione di legge finirebbe per rendere sempre più scadente e insufficiente la preparazione e la specializzazione degli insegnanti per il sostegno che già dal 1986, da quando cioè si è passati dai corsi “monovalenti” a quelli “polivalenti”, è sempre più indistinta, “general-generica” e incurante delle specificità delle singole disabilità sensoriali, intellettive e del neurosviluppo. Senza trascurare che la specializzazione di tutti questi docenti di sostegno non sarebbe più di competenza degli Atenei, ma di un Ente come l’INDIRE che, ad onor del vero, con la formazione e la specializzazione sul sostegno didattico agli allievi con disabilità ha poco o nulla a che vedere.

Per ovviare quindi a tali criticità, a mio avviso, in sede di discussione parlamentare del Decreto Legge, sarebbe opportuno che la FISH riprendesse con forza la propria “battaglia di civiltà”, già lanciata nel 2021 con una lungimirante Proposta di Legge per l’istituzione di apposite classi di concorso per il sostegno, consistenti in una laurea quinquennale in cui siano già presenti aspetti di pedagogia e didattica, completati da un sesto anno abilitante con approfondimenti specifici sulle didattiche speciali. Ovviamente questa proposta dovrebbe integrarsi con l’aumento del numero di Crediti Formativi per i docenti disciplinari. Solo modificando in tal senso il recente Decreto Legge e assicurando concretamente le condizioni “strutturali” di cui sopra, sarà possibile garantire un’effettiva continuità didattica e realizzare a pieno l’inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità del nostro Paese.

Dirigente scolastico del Convitto Nazionale G. Piazzi di Sondrio (dirigente.gpiazzi@cnpiazzisondrio.edu.it).

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