Un altro rapporto ISTAT che ignora la violenza sulle donne con disabilità

«Ancora una volta l’ISTAT non fornisce dati utili a descrivere la violenza che colpisce le donne con disabilità in misura maggiore rispetto alle altre donne, né a definire le politiche necessarie affinché il Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza diventi accessibile e inclusivo anche per loro»: lo scrive Simona Lancioni nel sito del Centro Informare un’h, in un approfondimento di cui suggeriamo senz’altro la consultazione, dedicato al rapporto di ricerca “Le Case rifugio e le strutture residenziali non specializzate per le vittime di violenza – Anno 2022”, pubblicato dall’ISTAT

Fotografia di una donna nell'oscurità«Anche in questo rapporto ISTAT le donne con disabilità sono state quasi completamente ignorate, se è vero che l’unico riferimento esplicito, per altro relativo alle sole donne con disagio psichiatrico, si trova nelle due tabelle sui criteri di esclusione dall’accoglienza delle ospiti»: lo scrive Simona Lancioni nel sito del Centro Informareun’h, di cui è responsabile, a conclusione di un’ampia e approfondita analisi del recente rapporto di ricerca Le Case rifugio e le strutture residenziali non specializzate per le vittime di violenza – Anno 2022, pubblicato dall’ISTAT.

«Si tratta – prosegue Lancioni – di una pratica discriminatoria in contrasto con la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011, ratificata dall’Italia con la Legge 77/13), che non è citata, né evidenziata come tale nel testo del rapporto di ricerca. Giova ricordare che, proprio per promuovere l’eliminazione dei criteri di esclusione delle ospiti dalle Case rifugio, il Centro Informare un’h, nell’ottobre del 2023, ha proposto la campagna di sensibilizzazione Non c’è posto per te! [se ne può leggere anche su queste pagine, N.d.R.]. Deve essere chiaro che le donne escluse dalle Case rifugio – pur trovandosi in una situazione di marginalità sociale, ed essendo esposte a discriminazione multipla – vengono abbandonate a loro stesse. Inoltre, se teniamo presente che il 92,2% delle Case rifugio ha adottato criteri di esclusione delle ospiti, e che il 97,1% delle stesse Case rifugio percepisce fondi pubblici, è importante comprendere come sia possibile che vengano erogati fondi pubblici anche in presenza di pratiche discriminatorie».

«Mancano inoltre i dati disaggregati per la disabilità della vittima – conclude Lancioni – e anche nelle descrizioni fornite nel Glossario manca completamente l’approccio intersezionale riferito alla disabilità. Né è dato di comprendere in quali strutture sarebbero ospitate le donne con disabilità vittime di violenza, né se, qualora vengano ospitate in strutture per persone con disabilità, ricevano servizi adeguati anche per affrontare la violenza subita. Ancora una volta, dunque, l’ISTAT non fornisce dati utili a descrivere la violenza che colpisce le donne con disabilità in misura maggiore rispetto alle altre donne, né a definire le politiche necessarie affinché il Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza diventi accessibile e inclusivo anche per loro». (S.B.)

A questo link è disponibile l’approfondimento pubblicato da Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa), del quale suggeriamo senz’altro la consultazione.

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo