A rischiare l’asfissia questa volta è proprio quel reparto di Terapia Respiratoria!

«La riorganizzazione imposta al servizio di day hospital dello STIRS (Servizio Terapia Subintensiva Respiratoria Scompensata) dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, rischia di affossare una rara e preziosa esperienza di buona sanità in base ad una miope politica di tagli finanziari che colpisce quanto c’è di meglio nella Sanità Pubblica e che provocherà iniziative di ferma opposizione, in primis degli utenti del Servizio e della pubblica opinione»; lo denunciano alcuni pazienti di tale struttura, che chiedono con forza di «ripristinare le precedenti condizioni organizzative del reparto»

Dito puntato di un uomo«La riorganizzazione imposta al servizio di day hospital dello STIRS (Servizio Terapia Subintensiva Respiratoria Scompensata) dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, con disposizione della Direzione Sanitaria del 31 maggio scorso, ha stabilito che i medici, assegnati negli anni al day hospital stesso, a partire dal 3 giugno sono stati sollevati dall’incarico ambulatoriale e collocati a tempo pieno presso il Servizio di Terapia Subintensiva Respiratoria. Un solo medico, dunque, sarà assegnato al day hospital, provando così i pazienti in assistenza del loro medico di fiducia, senza alcuna comunicazione formale o passaggio di presa in carico condivisa»: a denunciarlo sono alcuni pazienti di tale struttura, che ritenendo tane intervento come «autolesionista», sottolineano il rischio concreto «di affossare una rara e preziosa esperienza di buona sanità in base ad una miope politica di tagli finanziari che colpisce quanto c’è di meglio nella Sanità Pubblica e che provocherà inevitabilmente iniziative di ferma opposizione, in primis degli utenti del Servizio e della pubblica opinione».

Come viene infatti evidenziato, quel reparto «presenta un approccio alla cura caratterizzato da una serie di elementi di qualità, ossia: la presa in carico del paziente che consente un progetto personale e globale e pertanto programma e coordina visite, esami clinici e interventi di vario genere con una visione complessiva e interdisciplinare della persona; assicura agli utenti la tempestività degli interventi, sottraendoli alle lungaggini insostenibili, soprattutto in presenza di gravi patologie, delle liste di attesa che rappresentano uno dei principali vulnus dell’attuale sistema sanitario; consente un monitoraggio attento e puntuale delle condizioni del paziente che si traduce in un’azione di prevenzione di grande efficacia; assicura la continuità della relazione medico-paziente, favorendo lo sviluppo di un rapporto di fiducia e di conoscenza: in tal modo, infatti, il servizio e il medico diventano un punto di riferimento che rafforza la motivazione alla cura, l’equilibrio e la serenità emotiva che tanta parte hanno nella qualità di vita e nell’efficacia delle cure; rappresenta, infine, una valida esperienza di prossimità dei servizi sanitari in direzione dello sviluppo della medicina del territorio, quella che dovrebbe essere la nuova frontiera del sistema sanitario».

Producendo dunque anche la testimonianza di una paziente di “lungo corso” (disponibile a questo link), «a dimostrazione che le considerazioni esposte non sono parole, ma “schegge di vita”», le istanze espresse a gran forza sono di «ripristinare le condizioni organizzative del day hospital dello STIRS precedenti al 3 giugno; attuare una deroga dalla nuova disposizione che consenta ai pazienti più vulnerabili e con situazioni ad alta complessità clinica di mantenere nell’immediato l’assistenza medica, favorendo la prosecuzione della relazione medico paziente costruita nel tempo».

Ringraziamo Silvia Cutrera per la segnalazione.

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