Sono una donna con disabilità e faccio l’attivista. Negli ultimi anni ho sentito crescere dentro di me una necessità impellente, una voce che reclamava attenzione: la mia storia, il mio vissuto di artista e di donna con disabilità dovevano essere raccontati. Non trovavo però il modo, né il contesto giusto.
Ho frequentato circoli femministi solo per scoprire che la doppia discriminazione delle donne con disabilità era una questione sconosciuta; mi sono unita a diverse Associazioni di genitori di persone con disabilità, dove però la voce di queste persone era spesso soffocata.
Così, mi sono detta: «Se uno spazio non esiste, lo creerò io». Volevo abbattere le barriere fisiche e culturali che mi tenevano lontana dai palcoscenici dei musical e delle grandi produzioni, dove il corpo standard domina e chi non vi rientra è relegato ai margini. Desideravo portare la mia esperienza fuori dai luoghi in cui già si parla di disabilità, diffondendola là dove non viene mai menzionata. È così che è nato I Was Born This Way [letteralmente “Sono nata così”, N.d.R.].
Ho deciso infatti di scrivere uno spettacolo che mettesse in scena la mia storia personale, nella quale musica e attivismo si sono sempre intrecciate, perché più mi sono scontrata con le discriminazioni, più il mio rapporto con la musica è cambiato evolvendosi.
In questo spettacolo, unisco le parole alle canzoni che hanno segnato la mia crescita musicale, perché credo che la mia storia, per quanto semplice, rispecchi quella di tante persone con disabilità.
Attraverso un dialogo con il pubblico, fatto di battute, riflessioni e interazioni, lo accompagno in un viaggio musicale che esplora concetti come l’abilismo e l’inspiration porn. Le canzoni che hanno segnato la mia vita vengono suonate dal vivo da musicisti professionisti con nuovi arrangiamenti.
I Was Born This Way è una celebrazione dell’unicità di ciascuno, che acquista senso solo se inserita in un collettivo che si muove insieme per migliorare le cose.
Il mio spettacolo è anche caratterizzato da un format standard accessibile a tutti e tutte: a partire dalla scelta dei luoghi in cui viene messo in scena, oltre che dal fatto che sul palco c’è un’interprete LIS (Lingua dei Segni Italiana), che traduce le parti recitate e interpreta i testi delle canzoni, che sono tradotte, e i video sottotitolati. Infine, sono distribuiti palloncini per far sentire le vibrazioni della musica e tappi per le orecchie per chi è sensibile ai rumori forti.
I Was Born This Way è andato in scena per la prima volta questa primavera in provincia di Varese (Lombardia) e, grazie alla collaborazione dell’interprete LIS Chiara Giroldi e dell’Associazione APMARR, ha avuto un grande successo di pubblico. Spero quindi di poterlo riportare sui palchi in autunno: non è semplice, però, trovare produttori e sovvenzioni per uno spettacolo che tratta di disabilità e discriminazioni, perché purtroppo viene spesso dato per scontato che questo tipo di produzioni venga messo in scena per beneficenza, senza quindi considerare il lavoro dei professionisti che vi partecipano.
A chi sostiene che rendere un evento accessibile sia troppo difficile o costoso, rispondo che è invece possibile, infatti I Was Born This Way ne è la prova. Queste non devono più essere scuse per lavarsene le mani. C’è bisogno però che tutti facciano la loro parte. Se vedrete la locandina nella vostra città, vi invito quindi a venire a vederlo! (potete trovare ulteriori informazioni sulla pagina Instagram @_incantiamoci).