Dare ascolto alle voci invisibili delle donne con disabilità

“Se la tua voce non viene ascoltata qualcuno sta calpestando i tuoi diritti”: è il messaggio che la Federazione lombarda LEDHA ha lanciato attraverso la sua nuova campagna di sensibilizzazione “Voci invisibili”, che ha preso il via con la diffusione di uno spot radiofonico. Con tale iniziativa la LEDHA intende denunciare la condizione di discriminazione multipla di cui sono vittime quotidianamente le donne con disabilità

Campagna "Voci invisibili" della LEDHA, luglio 2024“Se la tua voce non viene ascoltata qualcuno sta calpestando i tuoi diritti”: è il messaggio che la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha lanciato attraverso la sua nuova campagna di sensibilizzazione, denominata Voci invisibili, che ha preso il via ieri con la diffusione di uno spot radiofonico sulle frequenze di Radio Marconi e Radio Lombardia, spot che verrà trasmesso fino al 2 agosto (si può ascoltarlo a questo link).
Con questa iniziativa la LEDHA intende denunciare la condizione di doppia discriminazione di cui sono vittime quotidianamente le donne con disabilità, in quanto donne e in quanto persone con disabilità. «Un “effetto moltiplicatore” – sottolineano dalla Federazione lombarda – a supporto del quale non esistono oggi politiche o interventi dedicati e che le espone a situazioni di esclusione, ma anche di abusi e violenza. Si tratta infatti di una doppia discriminazione che non è semplicemente la somma di più fattori separati, ma che ne crea una nuova e ulteriore. Le donne con disabilità necessitano quindi di strumenti accessibili e supporti efficaci che permettano loro di essere ascoltate, credute nella vita di tutti i giorni, così come nelle situazioni non ordinarie».

«Una donna che denuncia una molestia – aggiungono dalla LEDHA -, nel mondo virtuale come in quello reale, o un abuso sessuale spesso non viene creduta. La sua parola viene messa in discussione. E per una donna con disabilità cognitiva questo avviene ancora più di frequente, per la difficoltà a ricordare oppure a comunicare la violenza o in alcuni casi per la mancanza di consapevolezza di essere vittima. Condizioni a cui si somma il timore di essere ancora più escluse dalla società che può portare a non denunciare. Né la situazione è migliore nel vivere quotidiano. Si pensi ad esempio che se prenotare una mammografia può richiedere per tutte tempi anche molto lunghi, per una donna con disabilità motoria, che non può alzarsi in piedi, la difficoltà si trasforma spesso in impossibilità. Sono pochi, infatti, i centri diagnostici dotati di macchinari che permettono di effettuare l’esame in posizione seduta».

In questi anni le legali del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA – che riceve ogni anno almeno mille richieste di supporto da parte di persone con disabilità e dei loro familiari – hanno accolto numerose segnalazioni da parte di donne con disabilità che necessitano di un accompagnamento per far valere i propri diritti in ambito lavorativo, sanitario, familiare e sociale. «Ma quando si parla di discriminazioni e violenze – spiega Laura Abet, responsabile del Centro – ci sono tante, troppe donne che rimangono inascoltate. Sono diversi i motivi per cui questo avviene. Ad esempio, il timore di non essere credute. O ancora la difficoltà da parte di familiari, amici, operatori e volontari di cogliere quei segnali che possono essere spia di un malessere o di un’ingiustizia subita. Con questa nostra campagna, dunque, vogliamo dare visibilità alle voci invisibili di donne con disabilità, per superare l’indifferenza e per questo motivo invitiamo le donne con disabilità che pensano di aver subito una discriminazione a contattarci (antidiscriminazione@ledha.it), per chiedere aiuto». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@ledha.it.

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