Una lettura culturale del concetto di accessibilità

«È sicuramente l’accessibilità – scrive Simona Lancioni – il tema portante di “Lo spazio non è neutro. Accessibilità, disabilità, abilismo”, saggio di Ilaria Crippi, proponendone una lettura culturale che ne delinea dapprima il concetto in termini storici, sociologici e giuridici, spostando poi la riflessione sulle strategie discorsive comunemente utilizzate per giustificare l’inaccessibilità, focalizzandosi infine sui delicati (e spesso impliciti) equilibri di potere che insorgono nell’àmbito delle relazioni di aiuto e dell’assistenza personale, e sul cosiddetto “abilismo psicoemotivo”»

Dommario di Ilaria Crippi, "Lo spazio non è neutro"

Il sommario del libro di Ilaria Crippi “Lo spazio non è neutro”

È sicuramente l’accessibilità il tema portante di Lo spazio non è neutro. Accessibilità, disabilità, abilismo (Tamu, 2024), saggio dell’attivista con disabilità Ilaria Crippi [se ne legga già una nostra presentazione a questo link, N.d.R.], ma, lungi dall’essere considerata come una questione meramente tecnica, quella che ne viene proposta è una lettura culturale attraversata dall’intreccio di femminilità, orientamento sessuale e disabilità.
Nello specifico, il concetto di accessibilità viene dapprima delineato in termini storici, sociologici e giuridici. Dunque la riflessione si sposta sulle strategie discorsive comunemente utilizzate per giustificare l’inaccessibilità, per poi focalizzarsi sui delicati (e spesso impliciti) equilibri di potere che insorgono nell’àmbito delle relazioni di aiuto e dell’assistenza personale, e sul cosiddetto “abilismo psicoemotivo” (che indaga le conseguenze psicologiche ed emotive che la presenza di barriere suscita nelle persone con disabilità).
L’ultima parte dell’opera si sofferma sulla relativamente recente integrazione della tematica antiabilista nella retorica e nelle pratiche dei movimenti transfemministi e in quelli LGBTQ+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer).

Il risultato di questa impostazione è una pubblicazione che si presta ad essere letta in modo differente da pubblici diversi. Chi cioè si occupa di accessibilità per professione (ingegnerз*, architettз, progettistз, ecc.) può trovare in essa uno sguardo interessato e compente capace di individuare quali rapporti di potere esprimono i servizi e gli ambienti costruiti. Le persone con disabilità vi troveranno uno scambio alla pari. Chi invece è impegnatə nel settore della giustizia sociale vi troverà diversi spunti critici utili per scorgere i privilegi attualmente accordati ai “corpi abili”, nonché una nuova percezione degli spazi.

Infine, se vogliamo soffermaci sugli aspetti del genere, possiamo osservare che esiste ormai un’ampia letteratura che documenta come le donne con disabilità siano esposte a una discriminazione multipla dovuta all’essere simultaneamente donne e persone con disabilità, e come questo “intreccio identitario” finisca con l’avere un effetto esponenziale sulle disuguaglianze. Solitamente, però, non viene evidenziato con eguale enfasi come, per un altro verso, proprio tale “intreccio identitario” possa configurarsi anche come un punto di osservazione privilegiato per rilevare i tratti marginalizzanti di una data società e riuscire a elaborare politiche che sappiano cogliere simultaneamente e contemperare più punti di vista.
Certo, perché da questo “intreccio” scaturisca un simile esito non basta la mera presenza di esso, ci vuole studio, capacità d’ascolto e confronto, ma anche il bisogno di veder riconosciuta, rispettata e accolta ciascuna delle parti che concorrono a formare un’identità composita ma unitaria.
Nell’interpretazione dell’accessibilità proposta da Crippi l’approccio antiabilista appare preminente, e tuttavia anche gli aspetti legati al genere e all’orientamento sessuale sono sapientemente integrati.

*In questo testo si fa uso dello schwa (ə) per il singolare e dello schwa lungo (з) per il plurale in luogo delle desinenze femminili e maschili comunemente utilizzate quando ci si riferisce alle persone. Si tratta di un tentativo sperimentale finalizzato a promuovere l’impiego di un linguaggio inclusivo dei generi femminile, maschile e non binario (per approfondire si veda il testo presente nel sito del Centro Informare un’h: Un linguaggio accessibile e inclusivo delle differenze tra i generi).

Responsabile di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo di riflessione è già apparso. Viene qui ripreso, con minime modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.

Ilaria Crippi, Lo spazio non è neutro. Accessibilità, disabilità, abilismo, Napoli, Tamu, 2024, 180 pagine, 15 euro.
Ilaria Crippi è nata a Ferrara nel 1988. Attivista con disabilità e lesbica, ha vissuto tra l’Emilia e il Nord Europa collaborando con diverse organizzazioni per la promozione dei diritti delle persone con disabilità. Ha studiato come disability manager e progettista sociale, appassionandosi ai Disability Studies e alla ricerca emancipatoria. Si interessa in particolare di accessibilità e vita indipendente, che esplora intrecciando prospettive sociologiche e giuridiche. Quando può, attraversa, e talvolta facilita, gruppi di confronto transfemministi e antiabilisti.

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