Perché la nutrizione dev’essere una priorità nella gestione del post-ictus

L’attenzione alla nutrizione dovrebbe essere una priorità nella gestione dei pazienti post-ictus, per migliorare i risultati terapeutici e favorire il ritorno a una vita indipendente: lo ha dimostrato anche un recente studio italiano, presentato al 44° Congresso Nazionale della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana), che ha evidenziato appunto una stretta relazione tra la malnutrizione e la funzionalità motoria e cognitiva in riabilitazione post-ictus, un campo ancora relativamente poco studiato in Europa

Premio Barba a Olivia Di Vincenzo

Ornella Russo, vedova Barba (a sinistra), consegna alla dottoressa Olivia Di Vincenzo il “Premio Gianvincenzo Barba” per la Ricerca Scientifica e l’Innovazione in Nutrizione Umana 2024, durante il 44° Congresso Nazionale della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana)

Terza causa di mortalità e una delle principali cause di disabilità a livello globale, l’ictus comporta spesso gravi conseguenze, tra cui la malnutrizione, detta appunto “malnutrizione post-ictus”, che colpisce fino al 60% dei pazienti e può essere causata da vari fattori, tra cui la difficoltà nel deglutire (disfagia), la perdita di appetito, la depressione e l’incapacità di alimentarsi autonomamente. Il tutto peggiorando dal ricovero ospedaliero alla riabilitazione.
Nel corso del recente 44° Congresso Nazionale della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana), è stato presentato uno studio che mostra una stretta relazione tra la malnutrizione e la funzionalità motoria e cognitiva in riabilitazione post-ictus, un campo ancora relativamente poco studiato in Europa.
Lo studio, sviluppato da ricercatori dell’Università Federico II di Napoli, presso il Santa Maria del Pozzo Hospital di Somma Vesuviana (Napoli), ha ricevuto il Premio Gianvincenzo Barba per la Ricerca Scientifica e l’Innovazione in Nutrizione Umana 2024.
Gli autori della ricerca sono stati Olivia Di Vincenzo e Luca Scalfi del Dipartimento di Sanità Pubblica e Fabrizio Pasanisi del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, insieme a Ermenegilda Pagano, Mariarosaria Cervone e Alessandra Esposito del Santa Maria del Pozzo Hospital di Somma Vesuviana. Hanno collaborato, inoltre, Raffaele Natale e Annadora Morena, anch’essi del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II.

«La malnutrizione nei pazienti con ictus – spiegano dalla SINU – rappresenta un fattore di rischio di mortalità e complicanze nel breve e lungo termine ed è associata a un più lento e meno efficace recupero funzionale e cognitivo. Nello specifico, le conseguenze della malnutrizione comprendono soprattutto la perdita di forza e massa muscolare (condizioni preesistenti nell’anziano) e l’aumento del rischio di infezioni. Questi effetti negativi possono compromettere ulteriormente la capacità del paziente di partecipare attivamente alla riabilitazione, prolungando il recupero e riducendo le possibilità di raggiungere un buono stato funzionale, cioè la capacità di svolgere le attività quotidiane in maniera indipendente. Per tali motivi, il recupero di un buono stato funzionale dopo un evento ischemico rappresenta uno degli obiettivi primari della riabilitazione, che può però essere fortemente ostacolato dalla malnutrizione».

«Dai risultati di questo studio – viene dunque sottolineato – emerge dunque che circa la metà dei pazienti era malnutrito all’inizio della riabilitazione successiva alla degenza ospedaliera, con una prevalenza ancora più marcata nei pazienti con più di 75 anni. Inoltre, i pazienti malnutriti totalizzavano punteggi peggiori nei test di valutazione funzionale utilizzati per valutare le attività della vita quotidiana (ad esempio la capacità di alimentarsi, vestirsi o gestire l’igiene personale autonomamente) e la mobilità (spostarsi dalla sedia al letto, camminare, scendere le scale), così come nella valutazione dello stato cognitivo, rispetto ai pazienti non malnutriti. Nello studio, poi, sono stati analizzati alcuni marcatori del sangue, indicatori di infiammazione, come la proteina C-reattiva e il fibrinogeno ed è emerso che i pazienti più malnutriti avevano più alti livelli di questi marcatori, evidenziando il legame tra malnutrizione e peggiori condizioni generali di salute. Tali evidenze, quindi, sottolineano che la malnutrizione è un fattore cruciale del processo riabilitativo, sia motorio, che cognitivo, dopo un evento ischemico».

«Prevenire pertanto la condizione di malnutrizione – concludono dalla SINU -, soprattutto nella popolazione anziana, potrebbe contribuire ad un miglior stato funzionale, oltre a ridurre la durata della degenza e il rischio di sviluppare complicanze, come le infezioni. In aggiunta, una tempestiva identificazione e gestione della malnutrizione potrebbe migliorare significativamente il recupero funzionale e la qualità della vita dei pazienti. Per questo l’attenzione alla nutrizione dovrebbe essere una priorità nella gestione dei pazienti post-ictus, per migliorare i risultati terapeutici e favorire il ritorno a una vita indipendente». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa SINU (press@brandmaker.it).

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo