Attività di vita sociale e luoghi di lavoro, ovvero dove si discrimina di più

Nel corso di un recente convegno, l’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) ha presentato tra l’altro la pubblicazione “Le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità”, curata dal proprio Dipartimento Nazionale contro le Discriminazioni e per le Pari Opportunità, da cui emerge che negli ultimi anni sono state le attività di vita sociale e i luoghi di lavoro i settori che hanno visto le persone con disabilità subire il maggior numero di discriminazioni

Realizzazione grafica con un crepaccio che divide una persona con disabilità da tutte le altreNel corso di un convegno promosso nei giorni scorsi a Roma (se ne legga anche la nostra presentazione), l’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) ha presentato tra l’altro la pubblicazione Le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità, curata dal proprio Dipartimento Nazionale contro le Discriminazioni e per le Pari Opportunità, per offrire una visione completa delle varie forme di discriminazione e delle loro implicazioni sulla vita quotidiana delle persone con disabilità, con l’obiettivo anche di sfidare stereotipi e pregiudizi comuni, incoraggiando una riflessione critica sulla percezione della disabilità nella società.

Nel 2023, dunque, ultimo anno di rilevazione dei dati presenti nel report, la tematica per la quale lo Sportello Antidiscriminazione dell’ANMIC ha ricevuto un maggior numero di contatti è stata quella relativa alle attività di “vita sociale” (27% del totale) e all’interno di essa, nei tre anni presi come “campione” (2019, 2020 e 2023), la disabilità che ha subìto un maggior numero di discriminazioni è stata quella motoria (41%), mentre quella sensoriale è stata pari al 24% delle segnalazioni.
Sempre soffermandosi poi sul 2023, le discriminazioni sul posto di lavoro hanno registrato un’alta percentuale di segnalazioni (23%), la maggior parte delle quali provenienti da persone con una percentuale di invalidità civile tra il 75% e il 99%, in un’età anagrafica riferita prevalentemente alla fascia tra i 40 e i 60 anni.
Altro dato degno di nota, sui tre anni presi a campione, quello relativo alla tematica “Servizi pubblici e privati”, rispetto alla quale si è registrata una criticità trasversale su tutto il territorio nazionale (48% di segnalazioni dalle Regioni del Sud Italia, 27% da quelle del Centro, 25% da quelle del Nord).

La pubblicazione dell’ANMIC è corredata anche da un’analisi della definizione di discriminazione e delle varie tipologie di essa, oltreché di un breve excursus del quadro normativo nazionale e internazionale a tutela delle pari opportunità per le persone con disabilità e degli strumenti di tutela giudiziaria, con particolare attenzione per la Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni).
Sono presenti, infine, anche una serie di contributi provenienti da autorevoli studiosi del diritto antidiscriminatorio e delle politiche di inclusione in favore delle persone con disabilità, nonché varie esperienze concrete di persone con disabilità, impegnate per l’eliminazione delle discriminazioni, «nella consapevolezza – sottolineano dall’ANMIC – che l’attività di tutela e sostegno svolta dalle Associazioni deve trovare punti di contatto e confronto con il mondo scientifico ed accademico da una parte e dare voce ai portatori di interessi dall’altra». (S.B.)

A questo link è disponibile un testo di ulteriore approfondimento. Per altre informazioni: Ufficio Stampa ANMIC (Bernadette Golisano), tempinuovi.bg@tiscali.it.

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