Da dove nasce un volume importante come Il soggiorno obbligato. La disabilità fra dispositivi di incapacitazione e strategie di emancipazione, uscito in questi giorni per i tipi del Mulino? Lo spiega bene, nel testo introduttivo, il curatore Ciro Tarantino, docente di Sociologia dei Codici Culturali all’Università della Calabria e di Sociologia della disabilità all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, responsabile scientifico di Atypicalab for Cultural Disability Studies, oltreché condirettore del Robert Castel Centre for Governmentality and Disability Studies della stessa Università Suor Orsola Benincasa e della rivista «Minority Reports. Cultural Disability Studies».
«Questo volume – scrive infatti – nasce da una ricerca collettiva finalizzata a elaborare strumenti analitici e operativi per la prevenzione e il contrasto dei processi di istituzionalizzazione che coinvolgono le persone con disabilità in Italia, soprattutto con l’incedere dell’età. L’Italia, infatti, nonostante si sia contraddistinta in epoca repubblicana per la critica pragmatica delle logiche di apartheid e relegazione (con l’abolizione delle classi differenziali, la soppressione del manicomio civile e la dismissione dell’ospedale psichiatrico-giudiziario), presenta ancora solidi grumi di resistenza nel superare definitivamente la cultura della segregazione. Ciò in controtendenza con la cultura giuridica che, all’inizio del XXI secolo, si è cristallizzata nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, resa possibile dalle teorie e dalle pratiche critiche elaborate negli anni dal Disability Rights Movement. Cardini di questi nuovi codici culturali e di questo nuovo ordine normativo sono il principio per cui in nessun caso la condizione di disabilità può giustificare la privazione della libertà personale e il correlato riconoscimento del diritto di vivere nella società con libertà di scelta, inclusa la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere, senza l’obbligo di vivere in una sistemazione particolare».
«In un momento di fermento legislativo – conclude Tarantino -, questa ricerca, condotta da studiosi e professionisti provenienti da diversi campi del sapere (sociologia, social work, diritto, psichiatria, pedagogia, filosofia, antropologia), propone pertanto un quadro dei modi di persistenza dei dispositivi di incapacitazione delle persone con disabilità e dello strumentario disponibile per la loro emancipazione».
L’opera, che è di libero accesso nel web (a questo link) è divisa in cinque parti (Geometrie esistenziali e crisi della presenza; Cartometrie e cartografie della residenzialità in Italia; Codici culturali e quadri normativi; Dispositivi di incapacitazione; Strategie di emancipazione) e contiene contributi di Matteo Schianchi, Massimiliano Verga, Natascia Curto, Cecilia Maria Marchisio, Virginia De Silva, Lavinia D’Errico, Giovanni Pizza, Ciro Pizzo, Nicola Vanacore, Daniele Piccione, Emilio Santoro, Orsetta Giolo, Daniele Amoroso, Benedetto Saraceno, Christian Loda, Maria Giulia Bernardini, Diana Genovese, Paolo Addis, Fabrizio Magani, Giovanni Merlo, Luca Fazzi, Ranieri Zuttion, Fabrizio Starace, Alceste Santuari, Filippo Venturi, Gilda Losito e Vincenzo Falabella, curatore, quest’ultimo, della postfazione. (S.B.)
Ciro Tarantino (a cura di), Il soggiorno obbligato. La disabilità fra dispositivi di incapacitazione e strategie di emancipazione, Bologna, il Mulino, 2024.