Nell’esprimere la propria vicinanza e solidarietà alle persone con disabilità e alle loro famiglie vittime dell’ultimo episodio di maltrattamenti avvenuto presso il CEM (Centro di Educazione Motoria) della Croce Rossa di Roma e nel ricordare che «questo grave evento si aggiunge ad una lunga serie di abusi, violenze, vessazioni», la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) sottolinea in una nota «tutta la propria profonda preoccupazione per la mancanza di interventi concreti da parte delle Istituzioni nel rispondere a situazioni analoghe, che da anni penalizzano le persone con disabilità ospitate in strutture residenziali. Episodi come questo dimostrano che il modello assistenziale attuale è obsoleto e irrispettoso della dignità e dei diritti fondamentali delle persone».
«Occorre che la politica tutta si assuma le adeguate responsabilità – dichiara il presidente nazionale della FISH Vincenzo Falabella -, e per questo chiediamo da subito l’avvio di un dialogo per trasformare le strutture segreganti in soluzioni abitative basate sulla coabitazione e sul Progetto di vita, con un piano di transizione chiaro e scadenze definite. È fondamentale, infatti, sviluppare e implementare politiche inclusive che rispettino pienamente i diritti delle persone con disabilità, rendendo le strutture aperte, spalancate, facilmente visitabili, per evitare che si creino veri e propri “luoghi del terrore”».
«La nostra Federazione – conclude Falabella – continuerà a monitorare la situazione e a lottare per l’adozione di misure concrete che garantiscano il rispetto e la dignità delle persone con disabilità».
Sulla medesima vicenda e su toni analoghi si esprime anche la FISH Lazio, dichiarandosi a propria volta solidale e vicina alle vittime di questo ennesimo atto di sopruso. «Allo stesso tempo – si legge in una nota diffusa dalla Federazione Regionale -, esprimiamo sconcerto per l’immobilismo delle Istituzioni ad ogni livello nell’affrontare una problematica così diffusa riguardante la condizione di segregazione delle persone ricoverate all’interno degli istituti. I ripetuti casi di cronaca che si ripetono da decenni, segnalano infatti un modello assistenziale irrimediabilmente superato perché irrispettoso della stessa dignità della persona e dei suoi diritti».
«Invitiamo pertanto le Istituzioni locali e nazionali – conclude la FISH Lazio – ad aprire uno spazio di confronto pubblico finalizzato alla transizione, con scadenze precise, delle strutture segreganti, perché crediamo sia giunto il tempo in cui debba esserci un segnale immediato, al di là delle responsabilità penali di chi ha commesso i reati, per non dimostrarsi inermi e complici di fenomeni ormai ampiamente conosciuti». (S.B.)
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